Ginkgofite

sf. pl. [dal nome del genere Ginkgo]. Gruppo (Ginkgophyta) di piante Gimnosperme apparse all'inizio del Permiano e attualmente rappresentato dalla sola specie Ginkgo biloba (=Salisburya adiantifolia), della famiglia Ginkgoacee. Durante il Giurassico le Ginkgofite erano ampiamente diffuse e probabilmente comprendevano tre famiglie. Oltre al genere Ginkgo sono stati descritti altri generi estinti quali Ginkgoites, Baiera e Trichopitys. La specie Ginkgo biloba, originaria della Cina e ora probabilmente estinta allo stato selvatico, è stata coltivata per secoli in Asia orientale come pianta ornamentale per il bel fogliame e probabilmente da lì esportata in tutto il mondo. Ginkgo biloba è una pianta arborea dioica e deciduache può superare i 30 m di altezza, con gli individui maschili ben riconoscibili per essere dotati di chioma conica più allungata di quelli femminili. I rami tendono ad assumere una struttura di tipo verticillato, a bracci più o meno regolari; le foglie sono laminari, flabelliformi, intaccate all'apice (foglia bilobata) oppure intere, caduche e di colore giallo brillante in autunno, a nervatura dicotomica. I microsporofilli sono riuniti in spighe amentiformi, i macrosporofilli sono formati da un lungo peduncolo rigonfio all'estremità, dove si inseriscono trasversalmente due ovuli. Di questi, uno di solito regredisce mentre l'altro dà origine a un seme a forma di drupa, a maturità di color giallo dorato o rosato, che emana un odore aromatico piuttosto sgradevole. Il legno è duro, compatto, pregiato e viene usato in falegnameria.

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