Greco, El-

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nome con cui è noto il pittore spagnolo di origine cretese Domìnikos Theotokòpulos (Candia 1541-Toledo 1614). I primi insegnamenti li ricevette probabilmente a Candia dove, nonostante il dominio veneziano, la cultura figurativa era ancora strettamente legata alla tradizione bidimensionale bizantina. A Venezia la sua presenza è documentata tra la fine del 1566 e l'agosto del 1568, periodo in cui lavora con Tiziano e Tintoretto: le prime opere mostrano il suo lento affrancarsi dalla figurazione bizantina, attraverso la lezione tizianesca e influenze di Bassano e soprattutto di Tintoretto (Cristo in casa di Marta, Worchester, Massachusetts, Art Museum; Miracolo del cieco, Parma, Galleria Nazionale, opera che risale al secondo soggiorno veneziano del 1572). Le forme allungate, le luci e i colori lividi, che sono fra le caratteristiche portanti della sua arte, cominciano appena a delinearsi. Nel 1570 El Greco (come dovevano chiamarlo più tardi gli Spagnoli), dopo un soggiorno a Parma in cui approfondì la conoscenza dei moduli linearistici del Parmigianino, si recò a Roma. Il soggiorno romano, che gli permise di conoscere gli affreschi di Michelangelo, nei confronti dei quali espresse una critica totalmente negativa, lasciò poca traccia nelle sue opere, se si eccettuano certe suggestioni “classiche” nelle architetture e nei panneggi (Cacciata dei mercanti dal tempio, Minneapolis, Institute of Arts). Nel 1576 si stabilì definitivamente in Spagna; non a Madrid, dove l'ambiente della corte era dominato dal manierismo italianizzante ispirato a Tiziano e a Michelangelo, ma a Toledo, il vero centro culturale del Paese . Qui lo stretto contatto con gli ambienti letterari e religiosi portò rapidamente El Greco a maturare stilisticamente una pittura passionale e tormentata, , che doveva essere, a distanza di secoli, esemplare per cubisti e surrealisti. Colori dissonanti, figure deformate in linearismi “spirituali”, luci livide e accecanti, spazi stravolti e lontanissimi da qualsiasi prospettiva traducono in pittura il carattere allucinato della mistica spagnola del tempo. Sono di questi anni i vari San Francesco che riceve le stimmate, le Maddalene, i San Pietro in penitenza, che preludono al Sogno di Filippo II (ca. 1579) e al Martirio della legione tebana (1580-82), entrambi all'Escorial, e al celeberrimo Entierro del conde d'Orgaz (Seppellimento del conte di Orgaz, 1586-88, Toledo, S. Tomé). In quest'opera, considerata il capolavoro in assoluto della pittura manierista, la divisione fra scena celeste e scena terrena è netta: visione sovrannaturale e trascendente opposta all'intenso realismo psicologico con cui è trattata la serie dei volti. Sono due mondi la cui coesistenza è rappresentabile solo dall'arte , che “mette in risalto il sottile spartiacque fra realtà e immaginazione, poesia e verità, vita e sogno, che è il regno del manierismo” (Hauser). Con il Battesimo del Cristo (Madrid, Prado) ha inizio una serie di pale d'altare eseguite fra il 1596 e il 1600 (Resurrezione, Madrid, Prado; Annunciazione, Lugano-Castagnola, collezione Thyssen-Bornemisza; Immacolata Concezione, Toledo, Museo di S. Cruz) in cui El Greco portò all'estremo il verticalismo esasperato delle figure. La rappresentazione tutta spirituale del volto e della figura umana caratterizza anche i ritratti del decennio successivo, come quello del Grande Inquisitore Cardinale Niño de Guevara (ca. 1601, New York, Metropolitan Museum) e quello del poeta e teologo Felix Hortensio Paravicino (1609, Boston, Museum of Fine Arts). Intorno al 1610 si data una serie di opere che nulla più hanno di reale: le figure sono ormai fiamme spasmodiche che si stagliano contro fondi e paesaggi metafisici (Veduta di Toledo e L'apertura del quinto sigillo, New York, Metropolitan Museum; Laocoonte, Washington, National Gallery; Cristo in casa di Simone, Chicago, Art Institute). Negli ultimissimi anni l'empito apocalittico si placò in una rappresentazione essenziale che con poche, larghe pennellate idealizza volti e mantelli senza più contorno. Nella Visitazione (Washington, Dumbarton Oaks Collection) e nelle Nozze della Vergine (Bucarest, Museo Nazionale) forme irreali si dissolvono nella luce, diventano ombre prive di peso sospese in un vuoto assoluto. "Per approfondire vedi Gedea Arte vol. 6 pp 304-313." "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 6 pp 304-313"

R. Wittkower, El Greco's Language of Gestures, in “Art News”, New York, 1957; E. du Gue Trapier, El Greco's Early Years at Toledo 1576-85, New York, 1958; H. E. Wethey, El Greco and His School, Princeton, 1962; A. Hauser, Il manierismo, Torino, 1965; Autori Vari, El Greco, Roma, 1987.

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