Green, Julien

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scrittore francese (Parigi 1900-1998). Di genitori americani, soggiornò a lungo negli Stati Uniti, dove compì gli studi. La sua vita e la sua opera furono segnate dal problema religioso, posto sia come scelta tra la rigida formazione puritana e il cattolicesimo della maturità, sia come lotta contro le tentazioni terrene e rifugio nella fede. La sua narrativa, di fattura classica, comprende molti romanzi, tra cui citiamo Mont-Cinère (1926), Adrienne Mesurat (1927), Leviathan (1929), Moïra (1950), Chaque homme dans sa nuit (1960; Ogni uomo nella sua notte), Jeunesse (1974; Giovinezza), Le mauvais lieu (1977; Il luogo dell'errore), e la trilogia autobiografica: Partir avant le jour (1963; Partire prima del giorno), Mille chemins ouverts (1964; Mille strade aperte), Terre lointaine (1966; Terra lontana). Affrontò la stessa materia nelle tre opere teatrali: Sud (1953), L'ennemi (1954; Il nemico), L'ombre (1956; L'ombra), esponendosi infine in prima persona in un vasto Journal (Diario), storia spirituale dei propri tormenti, iniziato nel 1928 e ultimato nel 1981. Tra le sue opere si ricordano inoltre Les pays lointains (1987; I paesi lontani), Les etoiles du Sud (1989; Le stelle del Sud), L'expatrié (1990; L'espatriato). Nel 1993 furono pubblicati due diari inediti dell'autore, quello giovanile intitolato On est si sérieux quand on a 17 ans che parla degli anni 1919-24 e un diario relativo al periodo che va dal 1990 al 1992 dal titolo L’avenir n’est à personne nel quale l'autore oscilla tra ironia e tono scandalizzato. All'età di 94 anni Green diede alle stampe un nuovo romanzo, Dixie (1995), ambientato all'epoca della guerra di secessione, e l'anno successivo presentò le dimissioni dall'Accademia francese, nella quale era stato nominato membro nel 1971.

A. Mor, Julien Green testimone dell'invisibile, Milano, 1970; H. S. Peynet, Essai sur la vie et les ouvrages de Julien Green, Lione, 1985.

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