Grimaldi di Gènova

antica famiglia patrizia genovese originaria, forse, della Francia. Il primo rappresentante di cui si ha notizia certa è Grimaldo (sec. XII), console e ambasciatore di Genova presso Barbarossa. Il figlio Oberto, fondatore della chiesa di S. Luca, ebbe quattro figli: Grimaldo, Ingo, Oberto, Nicola, che diedero vita a quattro distinti rami, ognuno con discendenza assai numerosa. I Grimaldi, dedicatisi al commercio, si arricchirono e divennero una delle famiglie più potenti di Genova. Luca, figlio di Ingo, fu nel 1242 podestà di Milano; i suoi fratelli Lanfranco e Bovarello, alleati con i Fieschi, con i quali furono sempre uniti come guelfi e filofrancesi, si opposero a Federico II e al capitano del popolo Guglielmo Boccanegra. Essi vincolarono Genova a Carlo d'Angiò a tal punto che, divenuto Carlo re di Sicilia, la città, con un trattato firmato da Luca nel 1269, ne divenne vassalla. La reazione ghibellina dei Doria e degli Spinola (1270) costrinse i Grimaldi all'esilio. Nel 1297 Franceschino, detto Malizia, impadronitosi di Monaco, usò la città come base per le incursioni sue e degli altri guelfi su Genova. Firmata nel 1302 la pace tra la Repubblica e Carlo II, i Grimaldi poterono tornare in città, dopo aver restituito Monaco agli Spinola. È di questo periodo Ranieri (1267-1314) che, al servizio di Filippo IV il Bello, re di Francia, combatté a Zerikzee (1304) contro Roberto III di Fiandra: fu questa la prima volta che una squadra navale genovese venne condotta nell'Oceano Atlantico. Con Carlo il Grande, figlio di Ranieri, la famiglia acquistò Monaco dagli Spinola, dando vita al ramo dei Grimaldi di Monaco. Nel 1317 Gaspare e Carlo Fieschi, capitani del popolo, riportati i guelfi al potere, cedettero poi Genova in signoria a Roberto di Napoli. Nel 1339, a seguito della rivoluzione avvenuta a Genova, i Grimaldi con gli altri nobili maggiori vennero esclusi dalle cariche supreme della Repubblica, ma continuarono ad avere comandi militari e incarichi diplomatici. Tra gli altri membri della famiglia: Ansaldo (1471-1539), amico del doge Giano II Fregoso che gli affidò varie e importanti ambascerie, si distinse anche per le sue attività benefiche e caritative. Domenico (ca. 1510-1592) combatté a Lepanto con le forze pontificie (1571), fu successivamente vescovo di Cavaillon (1584) e quindi arcivescovo di Avignone e vicelegato in Francia (1585). Gerolamo (Genova 1597-Aquisgrana 1685), governatore di Roma dal 1628, nel 1641 fu inviato in Francia come ambasciatore presso Luigi XIII e due anni dopo ricevette la porpora cardinalizia da Urbano VIII; lasciò una biografia di Enrico IV. Alessandro (1621-1683), doge dal 1671 al 1673, dovette affrontare la congiura di Raffaele della Torre e la guerra con Carlo Emanuele II di Savoia. Tra gli altri membri importanti della famiglia, si ricordano Antonio (1640-1717), che fu doge dal 1703 al 1705; Luca (Genova 1675-1750), doge dal 1728 al 1730, il quale fu sorpreso dalla rivolta corsa del 1729 che poté essere domata soltanto nel 1732; Giambattista (Genova 1678-1757), che partecipò alla rivolta antiaustriaca del 1746 e fu doge dal 1752 al 1754; Gian Giacomo (Genova 1705-Padova 1777), capitano dell'esercito genovese, che nel 1746 combatté contro gli Austriaci insieme ai Francesi, tentò di domare una nuova rivolta della Corsica e fu doge dal 1756 al 1758; e, infine, Pier Francesco (1715-1781), doge dal 1773 al 1775. La famiglia si estinse nel 1824 con la morte del marchese Giuseppe.

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