Guaraní

Indice

Generalità

Gruppo etno-linguistico dell'America Meridionale, costituente il ramo meridionale delle genti Tupí. I Guaraní, noti fino al sec. XVII con il nome di Carijó o Cario, erano stanziati dalla costa atlantica del Brasile meridionale fra il Rio Grande do Sul e Barra de Cananca, fino al Paraguay. Altri gruppi erano giunti fino al Paraná, al Río de la Plata e in Bolivia (Chiriguano, Guarayo, ecc.); fra le tribù più importanti vi sono Carijó, Tapé, Apapocuva, Guayakí, Tamigua, oltre ai Guaraní in senso proprio, chiamati Cainguá (abitanti della foresta) dai conquistadores. Secondo le stime dei missionari gesuiti, le genti Guaraní superavano le 700.000 unità ma nel solo corso del sec. XVII ne furono sterminati in pochi anni oltre 300.000; altre decine di migliaia morirono in seguito alle guerre contro i coloni bianchi o uccisi dall'alcolismo e dalle malattie. Ciononostante furono numerosi i meticciamenti, tanto che oggi i meticci Guaraní costituiscono la maggioranza della popolazione del Paraguay e una cospicua minoranza in Bolivia e in Uruguay; i tipi puri, censiti nel 1987, assommavano a poco più di 37.000 individui. In piena fase di espansione, nel sec. XV i Guaraní invasero il territorio amazzonico dell'impero inca sottomettendo varie tribù indigene del Gran Chaco; fino al sec. XVII si opposero ai conquistadores infliggendo dure sconfitte soprattutto ai cacciatori di schiavi (mamelucos), tuttavia accettarono di buon grado i missionari gesuiti i quali favorirono l'insediamento stabile dei Guaraní in villaggi agricoli e diffusero il cristianesimo, cercando di tutelare l'autonomia di queste genti; la loro formale indipendenza finì nel 1767 con la cacciata dei gesuiti dal Sudamerica.

Antropologia

La cultura tradizionale dei Guaraní è più complessa di quella dei Tupi, forse perché risentirono maggiormente di influssi esterni: organizzati in grandi famiglie patriarcali, vivevano in grosse tribù entro villaggi fortificati costituiti da capanne rettangolari, talvolta lunghe anche 100 m, e ospitanti una sola grande famiglia; avevano capi elettivi e in caso di guerra si federavano sotto un solo comando. Animisti, credevano nella reincarnazione e nel loro ricco pantheon le divinità principali erano Nandevurucu (il Grande Padre) e Nandecy (Nostra Madre); notevole importanza aveva lo sciamano, la cui carica era ereditaria, che poteva essere anche il capotribù e spesso svolgeva funzioni di medico. Diffusi i riti iniziatici sia maschili sia femminili, la couvade e l'uso del piattello labiale; numerosi i riti propiziatori, celebrati dallo sciamano e legati a fatti importanti della vita (caccia, raccolto dei campi, nascite, matrimoni, morti, azioni belliche, ecc.); un tempo veniva praticato il cannibalismo rituale. Cacciatori, ma soprattutto agricoltori seminomadi, coltivavano numerosi vegetali oltre il mais, fra i quali vari tuberi, il tabacco e la canna da zucchero. Notevole la loro produzione artigianale (ceramica, tessuti, intreccio, pelli lavorate, ecc.) che risale a tempi assai remoti e di cui si sono scoperti numerosi reperti archeologici consistenti soprattutto in vasi con disegni lineari impressi, dipinti in rosso e nero. I vasi per la chicha erano spesso usati come urne funerarie, ma le vere e proprie urne sono decorate con motivi impressi con le dita e con disegni geometrici rossi su fondo biancastro, o bianchi su fondo rosso.

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