(República de Guatemala). Stato dell'America Centrale (108.889 km²). Capitale: Guatemala. Divisione amministrativa: dipartimenti (22). Popolazione: 15.438.384 ab. (stima 2013). Lingua: spagnolo (ufficiale), dialetti maya. Religione: cattolici 57%, protestanti 40%, animisti/credenze tradizionali 1%, altri 2%. Unità monetaria: quetzal (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,628 (125° posto). Confini: Messico (N e W), Belize (NE), Honduras e Mar delle Antille (golfo dell'Honduras) (E), El Salvador (SE), oceano Pacifico (SW). Membro di: OAS, ONU e WTO.

Generalità

Stato dell'America Centrale istmica, il più settentrionale della regione, ha confini politici che sono, in linea di massima, quelli designati nel sec. XIX nell'ambito della Federazione centramericana. Al pari delle altre repubbliche istmiche resesi indipendenti dal dominio spagnolo, il Guatemala ha continuato a risentire delle pesanti eredità coloniali, con una popolazione socialmente divisa tra classi dominanti, oligarchiche, e una massa di indios e meticci povera e sottomessa. In questa struttura si è innestata alla fine del sec. XIX l'ingerenza delle grandi società statunitensi, che hanno influenzato il corso della vita politica del Paese, limitandone gli sviluppi in senso socialmente più aperto. Nonostante questo, risulta essere il Paese americano che ha resistito maggiormente alle invasioni straniere, dove gli antichi abitanti rappresentano più della metà della popolazione che ancora oggi conserva le tradizioni e lo spirito della cultura e della lingua indigena. Affacciato su due oceani, costellati da numerosi vulcani che lo rendono un terreno fertile, adatto sia alla coltivazione sia al pascolo, esso possiede una grande ricchezza ecologica e una preziosa diversità biologica. Tuttavia una lunga storia di tensioni e di guerre, causate dal precario equilibrio del potere tra le diverse popolazioni, l'ultima delle quali, durata oltre 30 anni, si è conclusa soltanto nel 1996, rende il Guatemala un Paese ancora alla ricerca di una soluzione ai problemi sociali che lo affliggono.

Lo Stato

In base alla Costituzione del maggio 1985 (fondata su quella del 1965 e successivamente emendata nel 1993), il Guatemala è una Repubblica presidenziale. Il capo dello Stato è eletto a suffragio universale diretto con mandato quadriennale e detiene il potere esecutivo. La funzione legislativa spetta al Congresso, i cui membri, in gran parte, sono eletti per 4 anni a suffragio universale diretto.Il sistema giudiziario in uso si basa sul Codice Civile, ma il Paese non recepisce le emanazioni della Corte Internazionale. La giustizia è amministrata, al suo massimo grado, da una Corte Suprema e da alcuni organi minori, come Corti d'Appello e tribunali di primo grado. Al vertice del sistema giudiziario, è stata istituita anche una Corte Costituzionale. La pena di morte è in vigore. La difesa dello Stato è affidata alle tre armi tradizionali; il servizio militare è obbligatorio, può durare da 12 a 24 mesi e viene effettuato a partire dai 18 anni. Sono ammesse anche le donne, che possono prestare servizio come agenti di polizia. Particolarmente sviluppata già dall'epoca della dominazione maya, l'istruzione divenne prerogativa degli ordini religiosi dopo la conquista spagnola, che impose anche la propria lingua. Gratuita e obbligatoria a partire dal 1871, essa si articola in un insegnamento primario (obbligatorio solo nelle aree urbane), che viene impartito ai ragazzi compresi tra i 6 e i 14 anni e in un insegnamento secondario, che si suddivide in due cicli triennali. L'istruzione tecnica è prerogativa delle scuole commerciali, agricole industriali e professionali. Nonostante la National Literacy Crusade, lanciata dal governo nel 1981, la percentuale di analfabeti è ancora elevatissima: 26,8% (2007). Nel Paese sono presenti diverse università: quella di San Carlos de Guatemala (1676), del Valle di Guatemala (1966), di Francisco Marroquín (1971), di Galvez di Guatemala (1966) e di Rafael Landívar (1961).

Territorio: morfologia

Territorialmente il Guatemala ha le sue aree centrali e più importanti nei rilievi che, diretti generalmente da E a W, rappresentano una sezione della lunga catena che dal Messico continua fin verso il Panamá. Sul lato settentrionale il Guatemala comprende una sezione delle ampie superfici tabulari dello Yucatán (il Petén) , su quello del Pacifico, infine, la breve cimosa costiera costituisce il terzo elemento morfologico del Paese. La sezione montuosa centrale ha una struttura complessa. Essa si è originata in seguito ai movimenti crustali che, nel Cenozoico, hanno portato alla costituzione dell'istmo centramericano. Come prima fase orogenetica si ebbe la nascita delle catene settentrionali che dominano il versante caribico, cioè gli Altos Cuchumatanes (3993 m), la Sierra de Chuacús (2651 m), la Sierra de las Minas (3140 m), ecc.: si tratta di blocchi fratturati e sollevati rispetto alla piattaforma dello Yucatán, formati da rocce paleozoiche e da masse granitiche intrusive. Tale origine assicura a questa sezione montagnosa linee mai molto aspre, anzi distese talora ad altopiano. A questi rilievi si giustappone la cordigliera vulcanica, un corrugamento più recente che domina il lato del Pacifico, formato da un substrato cristallino sormontato da espandimenti vulcanici e, morfologicamente, da una serie ininterrotta di coni e crateri vulcanici. È qui che il Guatemala assume il suo aspetto più caratteristico. Questa ruga “esterna”, separata dai rilievi settentrionali da un solco tettonico ben marcato (bacino superiore del Motagua), ha un andamento continuo, ma è rotta da piccoli bacini depressionari, formatisi in seguito a fratture longitudinali. Gli stessi bacini, aree tettonicamente tormentate, sono coronati dai già citati coni vulcanici, alcuni dei quali ancora attivi. Partendo dal confine messicano s'incontrano il Tacaná (4093 m), il Tajumulco (4220 m), il Santa María (3772 m), l'Atitlán (3537 m) sovrastante l'omonimo lago, il Fuego (3763 m) e l'Agua (3766 m) che dominano la conca di Antigua e di Guatemala, il Pacaya (2552 m). Nonostante l'elevata sismicità, l'uomo si è addensato su queste conche e sui fianchi di questi rilievi in misura eccezionale e ciò sia per la fertilità dei suoli vulcanici, lavici, tufacei (tepetate), sia per l'altitudine media elevata, che mitiga il clima tropicale. La cimosa costiera del Pacifico è ampia non più di 50 km ed è formata da suoli alluvionali depositati dai fiumi che scendono dalla cordigliera vulcanica, il cui versante non è mai molto aspro. Per quanto riguarda l'appendice settentrionale del Paese, il Petén, si tratta di una regione pianeggiante, costituita, come tutto lo Yucatán, da tavolati calcarei che sovrappongono formazioni cenozoiche a substrati mesozoici, il tutto con diffuse morfologie carsiche.

Territorio: idrografia

In rapporto alla morfologia generale, i fiumi non hanno bacini molto estesi; più brevi e a carattere torrentizio sono i corsi d'acqua che tributano al Pacifico, più importanti e con regime più regolare quelli che scendono al Mar delle Antille. Il fiume maggiore è il Motagua, che raccoglie le acque di una larga sezione del versante caribico; navigabile per una buona metà del suo corso, sfocia nel golfo dell'Honduras, dove una barra sabbiosa chiude il suo sbocco formando la baia di Amatique (e qui sorge il maggior porto del Guatemala, Puerto Barrios). Sempre dal versante settentrionale scendono fiumi, come La Pasión, che tributano al golfo del Messico tramite l'Usumacinta. Nel Petén il drenaggio delle acque è complicato dalla struttura della regione, che ha oltretutto un'idrografia carsica, sotterranea: al centro di essa si apre il lago Petén Itzá. Sul lato del Pacifico i fiumi, tutti brevi (Samalá, Madre Vieja, ecc.), scendono alla costa con direzione normale. Il Guatemala è famoso per i suoi molti e bellissimi laghi; tra quelli che occupano i bacini depressionari delle alteterre vulcaniche, il maggiore è il già ricordato Atitlán, ma il più grande lago del Paese è l'Izabal, compreso tra la costa caribica e le appendici della Sierra de las Minas.

Territorio: clima

Situato tra il Tropico del Cancro e l'Equatore, il Guatemala presenta un clima di tipo tropicale, differenziato però in funzione dell'altitudine secondo la caratteristica suddivisione dell'America istmica: il Petén e la fascia costiera pacifica fanno parte delle cosiddette tierras calientes (fino a 700-800 m d'altitudine); le cordigliere e gli altopiani rientrano nelle tierras templadas, sino a 1500 m, e al di sopra nelle tierras frías. Vi corrispondono valori termici medi ben precisi: nelle terre basse la temperatura non scende mai al di sotto dei 25 ºC, con massimi estivi (luglio) di 30-32 ºC; nelle terre intermedie, temperate, le medie si aggirano durante tutto l'anno sui 20 ºC (è il livello della “primavera eterna guatemalteca”), così come si riscontra nella capitale, dove in gennaio si hanno 18 ºC e in luglio 20 ºC. Infine, nelle tierras frías, la temperatura scende a medie di 12-15 ºC; sulle cime più alte non mancano cadute nevose. Per quanto riguarda le precipitazioni il Guatemala è notevolmente favorito: la media generale del Paese è di 1500 mm annui con valori diversi registrati nel passaggio dai rilievi più elevati e più esposti (negli Altos Cuchumatanes si raggiungono i 6000 mm annui), alle zone interne più infossate, come la media valle del Motagua, dove si hanno meno di 800 mm annui di pioggia (Zacapa, 738 mm). Relativamente scarse sono anche le piogge a Guatemala (1050 mm); nel Petén e nella piana costiera del Pacifico i valori medi si aggirano sui 1500 mm. Le precipitazioni sono portate dagli alisei di NE, che si caricano d'umidità sul Mar delle Antille e, più marginalmente, dagli alisei di SE. Il regime è legato, come in tutte le fasce tropicali, alle zenitazioni solari: vi è perciò una stagione invernale, piuttosto asciutta, da novembre a maggio, e una stagione piovosa da giugno a settembre. Sulla costa meridionale, interessata dagli alisei di SE, si manifestano d'estate anche violenti cicloni.

Territorio: geografia umana

La popolazione india del Guatemala è formata dai discendenti dei maya che, in diverse ondate, occuparono il Paese a partire dal sec. III d. C., sovrapponendosi ai preesistenti caribi. Uno dei principali gruppi maya fu quello dei quiché, che occuparono il Petén; gli altri gruppi preferirono le tierras templadas. All'arrivo degli spagnoli le alteterre erano ben popolate; lo divennero ancor più dopo che i conquistadores ne fecero la loro area d'insediamento, attratti dal clima mite e salubre, dai terreni fertilissimi, dall'abbondante disponibilità di manodopera india. Antigua divenne la capitale di tutta l'area istmica e il perno dell'intera organizzazione territoriale imposta dal dominio coloniale tra il Messico e la Colombia. Tuttavia non si ebbe, nel Guatemala, una grande immigrazione di spagnoli, e ciò sia perché le risorse minerarie non sembravano abbondanti, sia perché la popolazione india era già numerosa. Ciò spiega perché la percentuale di indios puri sia in Guatemala più elevata che nel resto dell'America istmica (39,5% del totale nel 2013). Esigua è invece la frazione creola – discendente dei conquistadores e di quegli encomenderos che imposero un regime aristocratico e latifondista nel Paese – così come quella europea. I ladinos, cioè i meticci, che detengono in larga misura le leve della vita pubblica, sono ca. il 60,4%. Minoranze di zambos (incroci di neri e indios), neri e mulatti si hanno sulle coste, specie caribiche. Queste percentuali non sembrano mutare molto nel tempo: tuttavia i ladinos risultano il gruppo demograficamente più vivace, mentre gli indios, che pure registrano un'elevata natalità, sono soggetti a maggiori tassi di mortalità. Le comunità indigene, già provate dagli anni della guerra civile, non hanno mai ottenuto un pieno e reale riconoscimento dei loro diritti e continuano a rimanere oggetto di discriminazione sociale e politica. Nonostante la risonanza internazionale della questione indigena guatemalteca, passata attraverso l'opera di sensibilizzazione del premio Nobel per la pace R. Menchú, a livello nazionale gli indios incontrano ostacoli nell'espressione della loro religione, sono esclusi dal sistema giudiziario e le loro terre vengono regolarmente espropriate in favore delle industrie minerarie. Il 75% dei bambini e degli adolescenti di queste comunità vive in situazione di povertà e i valori relativi alla malnutrizione (che è cronica per quanto riguarda l'infanzia) sono più alti rispetto alla media nazionale. Nel XIX sec. il Paese non contava più di 400.000 ab.; nel 1921, anno del primo censimento, si registrarono meno di 2 milioni di ab., divenuti 2,8 milioni al censimento del 1950. Nel 1960 però gli abitanti erano aumentati di quasi la metà, per poi salire a 5,4 milioni nel 1975. Secondo stime del 2006, il Paese, che supera di poco i 12 milioni di ab., presenta un tasso di natalità molto elevato e una forte mortalità infantile. Il Guatemala è uno dei Paesi americani con la popolazione più giovane (il 41% circa degli abitanti ha meno di 15 anni) ma una vera e propria legislazione sull'infanzia non è presente; tra i dati più preoccupanti vi sono quelli relativi al lavoro minorile e alla mortalità in età giovanile: si calcola che oltre 500.000 bambini tra i 7 e i 14 anni lavorino mentre la maggiore causa di morte tra gli adolescenti sono le armi da fuoco. Retto per quarant'anni da governi militari, il Guatemala è stato interessato dagli inizi degli anni Sessanta da una guerriglia che ha trovato largo seguito e consenso soprattutto fra la popolazione india. La durissima repressione da parte dei militari ha provocato oltre 200.000 morti e 1 milione di profughi. Nei lunghi anni di guerra civile migliaia di guatemaltechi hanno trovato rifugio in altri Paesi, in particolare Messico, Stati Uniti e Canada. Alla fine degli anni Novanta del Novecento alcuni di loro, insieme a molti dei profughi dislocati in altre aree del Paese, hanno fatto ritorno nei propri luoghi d'origine. Tuttavia il saldo migratorio resta negativo (-2,26‰, stima 2008) nonostante il Guatemala abbia accolto in passato gruppi di rifugiati provenienti da El Salvador e Nicaragua. La popolazione urbana non raggiunge il 50% ed è costituita per lo più da ladinos. Sulle alteterre i contadini sono quasi tutti indios, che vivono su piccole o piccolissime proprietà. La densità media della popolazione è di 142 ab./km², però le differenze tra zona e zona sono notevoli. Assai popolati sono i bacini delle alteterre vulcaniche, dove sorgono anche i centri maggiori: Guatemala, il dipartimento della capitale, quello di Sacatepéquez, quello di Quetzaltenango. La fascia costiera del Pacifico, un tempo poco popolata, è ora soggetta a una valorizzazione più estesa e negli ultimi decenni del XX sec. ha visto crescere notevolmente i suoi abitanti; tuttora poco popolato resta tutto il versante che digrada verso il golfo dell'Honduras; ciò vale ancor più per il Petén. Centro nettamente coordinatore della geografia e dell'economia guatemalteche è la capitale, (città di ampie proporzioni considerando l'agglomerato urbano), ricca di edifici storici, soprattutto religiosi; essa è sorta nel 1776 non lontano dall'antica capitale spagnola, Antigua, distrutta dal vulcano Agua, in favorevole posizione in un bacino assai fertile, ben collegata sia con il golfo dell'Honduras sia con la costa pacifica. I suoi sobborghi hanno inglobato altre municipalità popolose come Mixco e Villa Nueva. Fulcro della sezione nordoccidentale dell'altopiano è Quetzaltenango, allacciata alla Carretera Panamericana che unisce il Guatemala al Messico. Città in continua crescita, per le sue vivaci attività industriali e commerciali, è Escuintla, che fa da centro mediatore tra la capitale e la costa del Pacifico. Su questa si affacciano diversi porti; il maggiore è Puerto San José, collegato con ferrovia a Guatemala. Sulla costa caribica lo sbocco principale è Puerto Barrios anch'esso unito con ferrovia alla capitale. In questa maglia di città maggiori, gerarchizzate da Guatemala, si trovano cittadine e grossi centri con funzioni più o meno ampie, spesso capoluoghi distrettuali, in genere con 10-20.000 abitanti. Ancora al di sotto vi sono centri rurali con poche migliaia di ab., perni di territori agricoli disseminati di pueblos, villaggi indios.

Territorio: ambiente

Il manto vegetale del Paese è assai vario, secondo l'altitudine e le precipitazioni. Nelle tierras calientes più piovose e lungo i corsi fluviali si hanno foreste sempreverdi, d'alto fusto, d'ambiente equatoriale, che accolgono belle piante come la ceiba e il mogano, e un ricchissimo sottobosco di epifite; altrove, nelle zone meno umide, la foresta si fa più rada e ospita specie tropicali che risentono della doppia stagione: si trovano tra l'altro la sapodilla (da cui si ricava il chicle e che è diffusa nel Petén), la chinchona (da cui si estrae il chinino), l'albero del pane ecc. Nelle aree meno piovose delle alteterre o dei bacini chiusi si trovano associazioni che ricordano il chaparral, basse, cespugliose, con specie xerofile su suoli spesso lateritici. Sui rilievi oltre i 1500 m si hanno boschi di querce e conifere; quest'ultime verso i 3000-3200 m lasciano il posto alla vegetazione erbosa e arbustiva propria della puna. Complessivamente le aree forestali ricoprono il 36,3% del territorio nazionale ma le opere di deforestazione hanno notevolmente ridotto il più vasto complesso boschivo originario, causando tra l'altro un impoverimento del suolo. La fauna comprende una grande varietà di mammiferi di terra – tra cui giaguaro, puma, armadillo, coati, tamandua e altri formichieri, bradipo, scoiattolo, cervo, scimmia, vari pipistrelli, opossum, ocelot – e d'acqua, come il manato; pesci, incluse alcune specie di ciclidi; anfibi e rettili, quali caimano, varie tartarughe e serpenti; uccelli (quetzal, airone, cicogna, ara, tacchino). Il Consiglio per le aree protette guatemalteco è incaricato della promozione e della conservazione del patrimonio naturale nazionale e della gestione diretta del sistema di aree protette, che comprende 12 parchi nazionali e numerosi altri siti che coprono il 29,8% della superficie del Paese. Il programma UNESCO per le riserve della biosfera ha individuato e incluso nel proprio progetto di salvaguardia della biodiversità e di sviluppo sostenibile due località: nel 1990, la riserva Maya, un'area di oltre 2 milioni di ettari ubicata nel settore nordorientale del Paese, al confine con Messico e Belize, nella quale sono compresi il Parco Nazionale Tikal e il Parco Nazionale Laguna del Tigre, una delle sette zone umide di interesse internazionale guatemalteche del piano Ramsar; nel 1992, la riserva Sierra de las Minas, un parco di 236.000 ettari ricoperto da foresta tropicale umida e foresta premontana e subtropicale.

Economia: generalità

L'economia del Paese è fortemente condizionata dall'eredità coloniale e dall'influenza delle società multinazionali. Gli spagnoli utilizzarono il lavoro forzato degli indigeni per l'estrazione dell'oro e distribuirono la terra agli ufficiali, creando così un'aristocrazia creola basata sulla proprietà fondiaria. Agli indios fu inoltre proibita l'attività commerciale, destinata agli spagnoli giunti nel Paese successivamente. Nel 1821, dopo l'indipendenza, vi fu un tentativo di riforma agraria con la confisca delle grandi proprietà ecclesiastiche, ma alla fine del XIX secolo iniziò a manifestarsi l'influenza degli Stati Uniti, con ampie concessioni alla United Fruit Company (poi United Brands). Solo nel 1944 venne avviata una democratizzazione delle strutture produttive e si formarono le prime cooperative agricole. Seguì un periodo di espansione e incremento del PIL. Dopo essersi apparentemente avviato sulla via dello sviluppo, con sensibili progressi nel settore industriale e in quello turistico, il Guatemala ha subito nella prima metà degli anni Ottanta, a seguito anche del disastroso terremoto del 1976, un certo peggioramento delle condizioni economiche, accompagnato da una fase di stagnazione: la caduta del valore delle esportazioni e la loro composizione hanno così confermato lo stato di povertà del Paese, traducendosi in una contrazione della produzione e in un aumento del numero di disoccupati. Solo con la fine della guerra civile (1996), grazie all'aiuto di numerosi Paesi, di organismi internazionali e di associazioni private, ma anche con denaro proveniente dal narcotraffico, il Guatemala si è avviato verso la normalizzazione e in numerose zone del Paese, con predominanza dell'area metropolitana di Guatemala, sono stati aperti i cantieri per la ricostruzione di abitazioni, infrastrutture e impianti produttivi, e parte delle entrate fiscali programmate per la restituzione del debito estero sono state impiegate nelle nuove ricostruzioni. La fortissima crescita demografica, tuttavia, ha influito negativamente sul già modesto reddito pro capite, che nel 1998 ha subito una ulteriore e sensibile riduzione. Per ovviare a queste avverse condizioni economiche e strutturali, il governo ha attuato un'opera di ricostruzione, grazie anche alle entrate di valuta ottenute con le privatizzazioni, estendendo la rete elettrica e migliorando i sistemi di approvvigionamento idrico. Nonostante le condizioni di arretratezza e la diffusa povertà, il Paese si avvia verso una diversificazione produttiva, al fine di raggiungere una crescita più equilibrata tra le diverse regioni e tra gli strati sociali. Tuttavia, il processo attuato per liberarsi dalla dipendenza dalle colture di piantagione procede piuttosto lentamente; inoltre, nonostante stia aumentando l'afflusso di capitale straniero, il Paese non è ancora pienamente in grado di creare un ambiente fertile alla nascita di nuove attività. L'agricoltura, che è tuttora un'importante fonte di reddito, continua a presentare l'antico dualismo tra la stentata attività, in pratica di pura sussistenza, condotta dagli indios sui microfondi più poveri e la grande prosperità dell'agricoltura commerciale (principale prodotto è il caffè), che si avvale di vaste piantagioni ubicate nelle aree migliori, proprietà di pochi latifondisti locali e delle multinazionali straniere, prime fra tutte la United Brands. Più dinamico è il settore industriale, nonostante sia controllato in gran parte da capitale straniero e resista a fatica alla concorrenza del Messico. Il settore terziario ha invece acquisito importanza crescente grazie al boom turistico, all'aumento del commercio con l'estero e all'incremento del sistema bancario, verificatosi all'indomani della fine della guerra civile. Il debito estero, pur se in aumento, è tra i più contenuti dell'America Latina; anche l'inflazione appare sotto controllo. Nel 2008 il PIL era di 38.956 ml $ USA, con un PIL pro capite di 2.848 $ USA; la distribuzione del reddito rimane nonostante ciò molto diseguale, al punto che più di metà della popolazione continua a vivere sotto la soglia di povertà.

Economia: agricoltura, foreste, allevamento e pesca

Componente principale del settore primario è l'agricoltura. Arativo e colture arborescenti coprono il 17,6% del territorio nazionale: la coltivazione più estesa riguarda il mais, il cereale più tradizionale e diffuso; sono del pari elementi basilari dell'alimentazione locale il sorgo, il frumento, il riso, le patate e i fagioli. I terreni più redditizi sono destinati alle colture per l'esportazione; l'agricoltura commerciale ha il suo prodotto più importante nel caffè, di cui il Guatemala è tra i primi dieci Paesi esportatori e produttori a livello mondiale, seguono canna da zucchero, banane e cotone, di più recente impianto nel Paese ma che già colloca il Guatemala in ottima posizione mondiale. Altre colture industriali, rese possibili dalle favorevoli condizioni ambientali, sono il tabacco, il cacao, gli agrumi. § Ca. il 36% del territorio è coperto da boschi e foreste; in particolare il Petén, specie nella fascia costiera e in quella settentrionale, è ricchissimo di essenze da ebanisteria, come mogano ed ebano (nel 2005 si sono prodotti oltre 16 milioni di m3 di legname), oltre che di caucciù, chicle e chinchona. § Quanto all'allevamento del bestiame esso dispone di circa un quinto del territorio nazionale ed è un'attività largamente diffusa. Prevale l'allevamento di bovini, praticato in aziende moderne e particolarmente concentrato nella fascia costiera del Pacifico e nel Petén; gli ovini e i caprini sono per lo più limitati alle zone montuose interne; sono discretamente rappresentati anche i suini e soprattutto i volatili da cortile, presenti in pratica in tutti i villaggi. § La pesca è un'attività scarsamente organizzata, tuttavia è in grado di alimentare una notevole esportazione di gamberetti. Complessivamente, il settore primario fornisce l'11,4% del PIL e occupa il 30,6% della popolazione attiva (2007).

Economia: industria e risorse minerarie

Il settore industriale partecipa per quasi un terzo alla formazione del PIL e impiega il 23,8% della forza lavoro (2007). Accanto alle più tradizionali industrie, vale a dire quelle alimentari, (zuccherifici, birrifici, impianti per la lavorazione del caffè ecc.), tessili (prevalentemente cotonifici, diffusi nella capitale e a Cantél-Quetzaltenango), dell'abbigliamento, le manifatture dei tabacchi ecc., sono ormai ben rappresentati il settore cementiero, quello petrolchimico con raffinerie di petrolio (a Escuintla e Puerto Barrios), l'industria chimica e farmaceutica, e quella cartaria. Negli ultimi anni, il comparto edilizio ha registrato un notevole sviluppo, soprattutto nella capitale. Sopravvivono però ancora varie attività artigianali legate al mondo indio, come la tessitura e la tintura a mano, la produzione di ceramiche ecc. § Il Paese è povero di risorse minerarie: si estraggono principalmente antimonio e petrolio (i pozzi, presenti a Rubelsanto, nell'Alta Verapaz e nel Petén, forniscono, con circa 1 milione di t l'anno, quasi il 50% del fabbisogno nazionale di idrocarburi) e minime quantità di sale, zinco, piombo e tungsteno; inoltre il consorzio minerario International Nickel's Exmibal Co. ha iniziato, nella prima metà degli anni Settanta, lo sfruttamento dei depositi di nichel di Chalac-El Estor, presso il lago Izabal. Il settore energetico è tuttora nettamente deficitario; la produzione di energia elettrica annuale, benché sensibilmente aumentata (7604 milioni di kWh nel 2004), non è in grado di coprire il fabbisogno del Paese.

Economia: commercio, comunicazioni e turismo

Il terziario, nel suo complesso, partecipa per il 59,1% alla formazione del PIL e occupa il 45,6% della forza lavoro. In forte incremento sono gli scambi commerciali con l'estero, anche se la bilancia commerciale è spesso passiva. Il Guatemala esporta principalmente prodotti di piantagione (per il 70% del totale), quali caffè, zucchero, banane, seguiti da cardamomo, petrolio, cotone e carne, mentre importa in prevalenza macchinari e mezzi di trasporto, manufatti vari, combustibili, materiali da costruzione, prodotti chimici e, in modesta misura, generi alimentari (cereali). L'interscambio si svolge prevalentemente con gli Stati Uniti (che coprono circa i due quinti delle esportazioni e un terzo delle importazioni), seguiti da El Salvador, Honduras, Messico, Nicaragua e Costarica per l'export e da Messico, Cina, El Salvador e Corea del Sud per l'import. Nel 2005 è entrata in vigore un'unione doganale con Honduras, El Salvador e Nicaragua. § Le comunicazioni hanno i loro assi nella Carretera Panamericana, che corre sulla cordigliera e attraversa il Paese per 830 km, e nelle strade che allacciano la capitale con Puerto Barrios, il principale sbocco marittimo guatemalteco, e gli altri porti più attivi, come Puerto San José e Champerico sulla costa pacifica (in totale vi sono 14.044 km di strade, di cui 5463 km asfaltati). Porti importanti, oltre a quelli già citati, sono Santo Tomás de Castilla, Matiás de Gálvez e Puerto Quetzal. Carente è, invece, la ferrovia (886 km nel 2006), al servizio precipuo delle piantagioni; la linea principale è la Puerto Barrios-Guatemala-Puerto San José. Principali aeroporti sono quello della capitale, La Aurora e quello di Santa Elena Petén. § Il turismo è un'importante fonte di entrate (la seconda dopo il caffè); con il miglioramento della situazione interna, infatti, si è assistito a un aumento dei visitatori, attratti principalmente dai siti archeologici della civiltà maya e dalle bellezze paesaggistiche e monumentali del Paese. L'aumento dei turisti ha favorito il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi, principalmente nella capitale, ad Antigua e nella zona del lago Atitlán.

Storia: dalle origini ai governi dei caudillos

Il territorio dell'attuale Guatemala fu abitato dai Maya che, giunti in epoca antichissima, trasmigrarono poi più a nord, nella penisola messicana dello Yucatán. Quando avvenne la conquista spagnola nel Guatemala, come nel resto dell'America Centrale, non esistevano più società indigene politicamente forti, bensì soltanto nuclei in lotta tra loro. La penetrazione iberica si realizzò intorno agli anni 1523-24, per opera di Pedro de Alvarado, che fu pure il fondatore della vecchia capitale del Guatemala, Antigua. Dal punto di vista politico-amministrativo, il possedimento subì la sorte di tutte le colonie della Spagna nel Nuovo Mondo. In particolare, diventò una Capitanía General, nel quadro del Vicereame della Nuova Spagna (Messico). Perciò le vicende che condussero il Messico all'indipendenza coinvolsero il Guatemala e gli altri Paesi centramericani. Il 15 settembre 1821 un Cabildo abierto proclamò a Guatemala l'indipendenza dell'intera regione; ma il Messico non accettò il distacco e riconquistò militarmente le “province” dissidenti. Tuttavia, allorché le lotte intestine messicane crearono condizioni più favorevoli, i ribelli ripresero l'iniziativa: nel giugno 1823 diedero vita a un'entità statale, che denominarono Province Unite del Centroamerica. Nel 1839, sfaldatasi l'unità, ciascuna “provincia” si rese autonoma, assumendo connotati costituzionali repubblicani. Nel Guatemala l'indipendenza non portò mutamenti nella struttura socio-economica, che rimase di tipo coloniale, a vantaggio dell'oligarchia dominante. I governi rispecchiarono quella situazione, attraverso l'ascesa di caudillos e dittatori. Si ricordano Rafael Carrera, 1839-65; Justo Rufino Barrios, 1873-85; Manuel Lisandro Baillas, 1885-92; Manuel Estrada Cabrera, 1899-1920; Jorge Ubico, 1931-44. Già Barrios, ma specialmente Estrada Cabrera e Ubico, spalancarono le porte del Guatemala agli investimenti statunitensi. Se ne avvantaggiarono la United Fruit Company, concessionaria di vastissime piantagioni di caffè e banani, oltre che di servizi, la International Railways of Central America, attiva nel campo dei trasporti, e la Empresa Eléctrica, filiale dell'American Foreign Power. Queste “Tre Grandi” asservirono in pratica l'economia guatemalteca agli interessi degli Stati Uniti, così come avevano fatto o si apprestavano a fare con le altre Repubbliche del settore. La maturazione interna (nascita di una classe media e di ceti operai), nonché l'evolversi del quadro internazionale crearono le premesse, durante la dittatura di Ubico, per un ricambio radicale.

Storia: dalle riforme sociali alla revisione della Costituzione

Nell'ottobre 1944 una vittoriosa rivoluzione insediò una giunta provvisoria di tendenza socialdemocratica. Nello stesso anno si svolsero libere elezioni: presidente della Repubblica fu eletto il letterato Juan José Arévalo. Emanata una Costituzione antitotalitarista, il nuovo regime realizzò le prime riforme, ma gli sforzi maggiori si produssero dopo il 1950, quando Arévalo venne sostituito dal colonnello Jacobo Arbenz Guzmán, suo amico. Il governo accentuò il proprio carattere progressista e affrontò il problema della redistribuzione della terra. Nel luglio 1952 promulgò una riforma agraria, che colpì, oltre ai latifondisti nazionali, anche l'United Fruit Company. Da quel momento Arbenz Guzmán divenne il bersaglio di aspri attacchi da parte degli Stati Uniti, che lo accusarono di essere al servizio del comunismo e dunque di rappresentare un pericolo per il continente americano. Gli Stati Uniti appoggiarono due anni dopo un movimento controrivoluzionario che, al comando del colonnello Carlos Castillo Armas, riuscì a penetrare nel Guatemala dai territori confinanti, determinando, nel 1954, la caduta di Arbenz Guzmán e del suo regime. Castillo Armas rimase al potere fino al 25 luglio 1957, giorno in cui venne assassinato: ebbe però il tempo di restaurare l'antico ordine, abrogando le riforme di Arévalo e Arbenz Guzmán. Dopo un periodo, durante il quale alla guida dello Stato si alternarono esponenti delle forze armate. Nel 1966 tornò al potere un civile, il liberalprogressista Julio César Montenegro. Ma le elezioni del 1970 restituirono la presidenza a un militare, il colonnello Carlos Arana Osorio. Nel frattempo sulle montagne si erano sviluppati focolai di guerriglia a opera di elementi marxisti rivoluzionari. La violenza dilagò anche nelle città, per la contrapposizione di formazioni di estrema sinistra e di estrema destra. Le elezioni del 1974 diedero nuovamente il potere al candidato governativo (Kjell Langerud García) sostituito, con le elezioni del 1978, dal generale Romeo Lucas García, presidente, e da Francisco Villagrán Kramer, vicepresidente. Nel 1982 un golpe condotto da giovani ufficiali portò al potere il generale Efraín Ríos Montt, che fu però deposto l'anno successivo e sostituito dal generale Oscar Humberto Mejìa che indisse libere elezioni. Tenutesi nel 1984 queste furono vinte dal Partido Democracia Cristiana Guatemalteca (PDCG) e dalla Unión del Centro Nacional (UCN). Un comitato formato da esponenti dei tre principali partiti avviò allora una revisione della Costituzione, risoltasi con la promulgazione di un nuovo testo.

Storia: il processo di pacificazione tra guerriglia e democratizzazione

Le elezioni presidenziali del 1985, con la vittoria di Mario Vinicio Cerezo Arévalo (PDCG), segnavano l'avvio di una democratizzazione della vita politica. Le speranze di un allentamento delle tensioni interne fra guerriglia marxista, narcotrafficanti ed esercito di destra venivano però presto deluse per il fallimento dei tentativi di dialogo. Perso il favore dell'esercito, cui pure si era dovuto appoggiare nei propri intenti di riforma, Cerezo Arévalo riusciva ad aver ragione di alcuni tentativi di golpe (1988-89), mentre nel Paese si manifestava una recrudescenza degli atti terroristici, attuati da entrambe le parti. La nuova campagna presidenziale si svolgeva quindi in un'atmosfera di violenza, con la riapparizione delle “squadre della morte”. La vittoria andava a Jorge Serrano Elias, del Movimiento para Acción y Solidaridad (MAS), che nel ballottaggio riusciva a battere Jorge Carpio Nicolle (UCN). Assunta la carica nel 1991, due anni dopo Serrano Elias, per cercare di contenere la crescente opposizione popolare, tentava un autogolpe sospendendo la Costituzione e sciogliendo il Parlamento. Privo però dell'appoggio internazionale, era costretto a dimettersi: veniva quindi creata una giunta di salvezza nazionale, di cui faceva parte anche Rigoberta Menchú (premio Nobel per la pace 1992), e capo dello Stato veniva eletto Ramiro de Leon Carpio (UCN), noto difensore dei diritti umani. Nel 1994, dopo aver sottoposto a referendum una serie di modifiche miranti a contenere la corruzione, venivano indette nuove elezioni legislative, vinte dalle formazioni di destra: il Fronte Repubblicano e il Partito del Progresso Nazionale. Sul piano internazionale, tra la seconda metà degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, l'evoluzione politica interna proseguiva con la rinuncia a rivendicazioni sul territorio del Belize. Nel novembre 1995 si svolgevano nuove elezioni presidenziali e legislative, alle quali per la prima volta partecipavano gli Indios, con la possibilità di presentare i loro candidati nelle elezioni per il Congresso nazionale: nel ballottaggio, svoltosi all'inizio del 1996, il leader del PAN, Alvaro Arzú Irigoyen, riusciva a prevalere, anche se di misura, sul candidato della destra più radicale. Il nuovo presidente dava subito prova di voler proseguire la politica di riconciliazione del suo predecessore e avviava una generale “bonifica” delle istituzioni guatemalteche sostituendo molti quadri del vecchio apparato statale con giovani di più sicura fede democratica. Ne facevano le spese molti elementi dello Stato Maggiore dell'esercito, coinvolti nella violazione sistematica dei diritti umani. Si trattava di provvedimenti decisivi per il rinnovamento della società guatemalteca, ma anche per l'accelerazione delle trattative con la guerriglia. A due mesi dal suo insediamento Arzú Irigoyen otteneva dall'URNG una dichiarazione di cessate il fuoco. Il negoziato, ormai giunto a maturazione dopo i decenni di guerra civile che avevano insanguinato il Paese, portava alla decisione di ridurre gli effettivi dell'esercito (settembre), seguita dagli accordi per la riforma elettorale e il reinserimento dei guerriglieri nella vita civile (dicembre). Allo scadere del 1996 la firma finale del presidente Arzú Irigoyen e del capo guerrigliero Carlos Monsanto metteva fine a un conflitto costato almeno 200.000 vittime, tra morti accertati e desaparecidos. Nonostante l'aiuto di molti Paesi, organismi internazionali e associazioni private, Arzú Irigoyen, artefice dell'accordo di pace con i guerriglieri, non riusciva ad affrontare con efficacia la disastrosa situazione economica del Paese e alle presidenziali del dicembre 1999 si imponeva Alfonso Portillo, candidato del Fronte Repubblicano dell'ex generale golpista Efraín Ríos Montt, che otteneva il 69% dei voti contro il 31% di Oscar Berger, candidato del partito del presidente uscente. Nelle presidenziali del dicembre 2003 Berger, candidato del Gana (Grande alleanza nazionale), formazione conservatrice, veniva eletto con un programma in cui si impegnava a contrastare la discriminazione e il razzismo, e proponeva un governo di unità nazionale. Nel 2004 il governo avviava una serie di programmi per garantire la pacificazione interna, modernizzare le strutture economiche, in particolare nel settore del turismo, e ridurre la spesa pubblica. Nel 2005 entrava in vigore l'unione doganale tra Guatemala, Honduras, El Salvador e Nicaragua, in base al quale le postazioni doganali ai posti di frontiera venivano sostituite da stazioni di polizia gestite in comune. Nel settembre 2007 si svolgevano le elezioni legislative nelle quali l'Unidad Nacional de la Esperanza (UNE) vinceva con il 22.8% dei voti, il GANA otteneva il 16.5% e il PP il 15.9%. In novembre si svolgevano le elezioni presidenziali vinte da Alvaro Colom Caballero, candidato dell'UNE, con il 53% dei voti, contro il 47% dello sfidante Otto Perez Molina, un ex generale dell'esercito che vinceva a sua volta nel 2011. Nell'ottobre del 2015 l'ex comico Jimmy Morales vinceva al ballottaggio le elezioni presidenziali, sconfiggendo l'ex first lady Sandra Torres.

Cultura: generalità

A pochi chilometri di distanza in Guatemala convivono stili di vita e tradizioni completamente differenti. Da un lato i villaggi maya, con i ritmi e i cerimoniali ereditati dalle civiltà che qui si stanziarono secoli addietro; dall'altro il modello occidentale, rumoroso e consumistico delle città. In realtà non si tratta di una vera e propria dicotomia quanto piuttosto di due estremi, in mezzo ai quali trovano posto le sfaccettate forme in cui si presenta la cultura guatemalteca, modificatasi nel corso del tempo per i contatti con i missionari, i conquistadores, gli schiavi deportati, le multinazionali statunitensi. La capitale è sintesi perfetta delle contraddizioni e delle diverse anime del Paese; tra le istituzioni più interessanti ci sono il Museo Nacional de Arqueología y Etnología, dedicato all'arte maya, e il Museo Nacional de Arte Moderno, che ospita l'arte guatemalteca del XX secolo. Mercati, piazze enormi ed edifici coloniali completano il quadro di una metropoli classicamente “centroamericana”. L'antica capitale del Paese, Antigua, a circa 50 chilometri da quella attuale, dal 1979 fa parte del patrimonio dell'umanità UNESCO, insieme al Parco Nazionale di Tikal (1979, sito naturale e culturale) e al Parco archeologico con le rovine di Quiriguá (1981).

Cultura: tradizioni

La conquista e la colonizzazione spagnola dell'attuale Guatemala non poterono distruggere del tutto la cultura indigena dei maya, anche perché la grande maggioranza della popolazione non subì il processo di annientamento praticato altrove, e riuscì a mantenere la propria lingua e i propri costumi. Gli spagnoli si sovrapposero semplicemente a questi; mentre i missionari predicavano il cristianesimo con successo, i conquistatori edificavano la capitale, dotandola anche di alcuni centri d'istruzione. All'inizio del Duemila grande importanza continuano a rivestire per tutti i gruppi etnici le festività nazionali e religiose: donne e uomini indossano i vestiti tradizionali (di diversa foggia e dotati spesso di precisi significati) si mangia il fiandre, cibo a base di pesce e verdure, o la diffusissima carne alla griglia, oltre a empanadas, molletes, alfajor, e si bevono birra, rhum e il tipico liquore quetzalteca. Tra i prodotti artigianali, oltre ai già citati costumi, nei mercati delle città o nelle botteghe dei villaggi si trovano tappeti, oggetti ornamentali, monili. Diverse anche le tradizioni musicali presenti in Guatemala: da quella maya, con i caratteristici strumenti a fiato e a percussione, a quella colta, discendenza diretta della musica liturgica cattolica, a quella popolare, risultato della composizione di sonorità afro, caribiche e indie. Lo sport più amato è il calcio.

Cultura: Letteratura. Cultura maya e colonizzazione spagnola

Remota provincia del Vicereame spagnolo, il Guatemala non produsse molto, in letteratura, durante il periodo coloniale, benché ai religiosi vada ascritta la nascita di importanti istituzioni come il Collegio di S. Tommaso d'Aquino, fondato dal colto vescovo Francisco Marroquín e divenuto successivamente la “reale e pontificia Università di San Carlos”. A questo periodo risalgono solo catechismi, grammatiche e vocabolari di lingue indigene e qualche storia della conquista, della colonizzazione e degli ordini religiosi. Fiorì anche qualche versificatore, come P. de Liébana e J. de Mestanza. Nella seconda metà del Settecento l'illuminismo portò anche in Guatemala un inizio di rinnovamento critico che doveva necessariamente sfociare nell'idea dell'indipendenza. Il filosofo Fra A. de Liendo, il giurista Miguel Larreinaga e soprattutto A. J. de Irisarri, uomo politico, militare e scrittore eclettico (1786-1868), che fu persino uno dei capi dell'indipendenza cilena, ne sono i principali esponenti. Ma un caso eccezionale fu quello del gesuita R. Landívar (1731-1793), che nell'esilio italiano compose in latino il poema Rusticatio Mexicana, splendido canto alle bellezze naturali del Paese natio. Dopo l'indipendenza il romanticismo ispirò poeti come i fratelli J. e M. Diéguez Olaverri e D. Estrada (1850-1901) e narratori come J. Milla (1822-1882), al quale si devono notevoli romanzi storici; ma la personalità più forte e originale fu quella di J. Batres Montúfar (1809-1844), autore di liriche amorose e delle geniali Tradiciones de Guatemala.

Cultura: Letteratura. Il modernismo

Il modernismo di fine secolo ebbe invece il suo rappresentante più significativo nel copioso pubblicista E. Gómez Carrillo (1873-1927), che aprì la via alla letteratura novecentesca. La scoperta della civiltà maya e dei suoi testi superstiti (il grandioso Popol Vuh, il Rabinal Achi, ecc.) ha fornito agli scrittori decisivi stimoli indigenisti. Fiorisce così una vera pleiade di autorri fra i quali emergono R. Arévalo Martínez (1884-1975), poeta e narratore di primo piano, A. Velázquez, F. Calderón Ávila, F. Herrera, C. Wyld Ospina (1891-1958), M. Monteforte Toledo, A. Monterroso, considerato fra i più forti e originali di tutta l'America Latina, L. Cardoza y Aragón e soprattutto M. A. Asturias (1899-1974), poeta, romanziere e drammaturgo, premio Nobel per la letteratura (1967). Tra i molti scrittori spiccano i drammaturghi M. Galich e C. Solórzano, esuli per motivi politici, il saggista J. J. Arévalo, i poeti C. Brañas, R. Leiva, O. R. González, H. Alvarado, R. Solares Gálvez, C. Zipfel e diversi altri, tra cui lo scrittore e saggista Arturo Arias (n. 1950), le cui opere comprendono, tra l'altro, alcuni romanzi di successo (Después de las bombas, 1979; Izam Na, 1981). La letteratura di fine Novecento è altrettanto ricca di quella dei periodi passati, sia in termini di autori che di tematiche; tra i molti, il poeta Juan Carlos Lemus (n. 1964; Un rayo desordenado de mariposas, 2000), Adolfo Méndez Vides (n. 1956), romanziere e poeta, premiato con diversi riconoscimenti per le proprie opere tra cui Las Murallas (1997), Ronald Flores (n. 1973), saggista e romanziere (Ultimo silencio, 2005), Hector Rodas (n. 1963), poeta. Un cenno va riservato a Rigoberta Menchú (n. 1959), premio Nobel per la pace nel 1992, la cui autobiografia (I, Rigoberta Menchú, 1983) è tra le pubblicazioni di maggior successo internazionale per le toccanti descrizioni delle popolazioni indie che abitano il Paese.

Cultura: arte

Nella regione in cui fiorì la cultura maya, che ha lasciato splendide testimonianze artistiche, si possono distinguere tre aree principali: le Basse Terre, le Alte Terre e la Pianura del Pacifico. Nelle Basse Terre (pianure del Petén e del corso inferiore del fiume Motagua) vi sono numerosi centri cerimoniali, che furono abbandonati nel sec. X d. C., e si trovano le più alte piramidi dell'area maya , purtroppo quasi del tutto sommerse dalla foresta. I palazzi hanno le stanze coperte da una falsa volta a conci aggettanti; molto importanti le stele, datate e mirabilmente scolpite. I centri più importanti sono Tikal, Uaxactún, Piedras Negras, Naranjo e Holmul nel Petén, Quiriguá sul basso Motagua . Nelle Alte Terre l'architettura è di tipo più sobrio: le piramidi sono meno alte e le città sono centri fortificati con piattaforme strategiche. È quasi del tutto assente la scultura monumentale e per lo più si trovano sculture a tutto tondo e incensieri . Notevoli i vasi decorati con glifi di San Agustín Acasaguastlan e quelli “piombati” di Tajumulco. Fra i centri più importanti, Kaminaljuyu, Utatlan, Mixco Viejo, Zaculeu e Nebaj. La Pianura del Pacifico fu una zona di transito e di scambi culturali tra genti messicane e maya. La manifestazione artistica più imponente è data dalla scultura: notissime le stele della regione di Santa Lucia Cozumalhuapa, El Baul e Bilbao, attribuite ai pipil, tribù estinta del ceppo nahuatl. Da ricordare le asce di pietra in forma di teste appiattite e i giochi di pietra, che ricordano le sculture analoghe dei totonachi di Vera Cruz. Le arti figurative hanno preso a evolvere dopo la conquista spagnola, legandosi inizialmente, come per la musica e la letteratura, ai temi sacri. Lungo un percorso “classico” per i Paesi latinoamericani, pittura e scultura hanno attraversato le fasi del modernismo, della forte influenza da parte delle avanguardie europee, della riscoperta delle origini attraverso il primitivismo e il naïf, per approdare all'arte nazionalista e poi alla contemporaneità dei nuovi mezzi di comunicazione e delle generazioni del terzo millennio. Lungo questo tragitto i nomi più importanti sono stati Carlos Mérida (1891-1984), sodale di Diego Rivera e considerato il maggior pittore guatemalteco, Roberto Cabrera (n. 1939), erede intellettuale di Mérida insieme a Elmar Rojas e Marco A. Quiroa (membri del gruppo Vertebra), Roberto González Goyri (1924-2007), Efraín Recinos (n. 1932), Regina J. Galindo (n. 1974), le cui provocatorie installazioni e performance suscitano polemiche e dibattiti.

Cultura: cinema

Una sola parentesi di produzione cinematografica nazionale si verificò in coincidenza con la presidenza di Arbenz Guzmán, quando furono prodotti El sombrerón (1951), La carribena (1952) ed El alba (1953). Girato da M. Mora, l'ultimo narrava, con un lirismo non indegno dei romanzi di M. A. Asturias, la persecuzione degli Indios per mano dei coloni europei verso la fine dell'Ottocento. Dopo la restaurazione militare del 1954 il mercato è stato nuovamente invaso da pellicole statunitensi o messicane. La fine del XX secolo e i primi anni Duemila hanno portato nuova luce per il cinema del Guatemala, rappresentato anche fuori confine da registi e pellicole di valore. Tra gli altri Carlos García Agraz (Donde acaban los caminos, 2004), Florence Jaguey, Julio Hernandez Cordon (Gasolina, 2007), Luis Argueta (El Silencio de Neto, 1994).

Bibliografia

Per la geografia

P. J. E. Male, Economic and Commercial Conditions in Guatemala, Londra, 1956; M. Rosenthal, Guatemala, New York, 1961; R. A. Orellana, Guatemala: migraciones internas de poblaciòn 1950-1973, Guatemala, 1978; W. B. Franklin, Guatemala, Oxford, 1981; F. Citarella, G. Cundari, Guatemala. Dipendenza e squilibri territoriali, Napoli, 1988.

Per la storia

E. A. Jensen, Guatemala. A Historical Survey, New York, 1955; R. Ramirez, Autobiografia di una guerriglia: Guatemala 1960-1968, Milano, 1969; T. e M. Melville, Guatemala. Another Vietnam?, Londra, 1971; C. Guzman-Böckler, J. R. Plant, Guatemala: Unnatural Disaster, Londra, 1978; G. Torriello Garrido, Guatemala: màs de 20 anos de traicìon. 1954-1979, Guatemala, 1979; C. Rudel, Guatemala: terrorisme d'État, Parigi, 1981.

Per la letteratura

S. Menton, Historia critica de la novela guatemalteca, Guatemala, 1960; D. Liano, La palabra y el sueno. Literatura y sociedad en Guatemala, Roma, 1984; idem (a cura di), Poeti del Guatemala, Roma, 1988.

Per l'arte

A. L. Smith, Archaeological Reconnaissance in Central Guatemala, Washington, 1955; J. E. S. Thompson, Grandeur et décadence de la civilization Maya, Parigi, 1958; G. Annequin, La civiltà dei Maya, La Spezia, 1990.

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