Gèlli, Giambattista

scrittore italiano (Firenze 1498-1563). Calzolaio di mestiere, riuscì a farsi da solo una larga cultura che gli permise di partecipare alle discussioni degli Orti oricellari e di diventare membro dell'Accademia degli Umidi e poi di quella Fiorentina. In questa sede tenne la pubblica lettura della Divina Commedia, che commentò con eccessivo sfoggio di erudizione e gusto per le allegorie. Nella cultura del suo tempo Gelli rappresentò un umanesimo non più aristocratico, ma vivo e concretamente presente nella vita della sua città. Da qui anche la sua posizione linguistica d'opposizione al bembismo e a favore della lingua fiorentina parlata. Le sue opere più interessanti sono: I capricci del bottaio (1546) e Circe (1549), entrambe in forma dialogica. Nella prima Gelli riferisce il colloquio immaginario di un vecchio bottaio con la sua anima; nella seconda immagina che Ulisse ottenga da Circe il consenso a restituire la forma umana ai compagni trasformati in bestie. Solo l'elefante, che prima era stato filosofo, accetta di riprendere la forma umana. Il tono è arguto e scherzoso, infiorato di aneddoti; ma l'intento dell'autore è fondamentalmente serio: insegnare all'uomo a distaccarsi dalle passioni e a elevarsi alle cose eterne. Gelli è anche l'autore di due commedie: La sporta (1543) e L'errore (1553), in cui modernizzò, in lingua popolareggiante e con spunti di vita contemporanea, alcuni tipici intrecci plautini.

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