HIV

sigla dell'inglese Human Immuno-deficiency Virus, cioè virus da immunodeficienza acquisita, responsabile dell'AIDS. Tale denominazione è stata attribuita nel 1986 da un comitato internazionale, per porre fine alla diatriba tra Francesi e Statunitensi sulla priorità della scoperta del virus dell'AIDS. Infatti sia Robert Gallo, del National Cancer Institute – che successivamente ha riconosciuto a Montagnier la priorità della scoperta – sia Luc Montagnier dell'Institut Pasteur di Parigi, quasi contemporaneamente, affermarono di essere giunti all'identificazione e all'isolamento del virus. Esso appartiene alla famiglia dei retrovirus, forme virali a RNA il cui genoma viene prima trascritto in una copia DNA (provirus) a partire dal quale ha poi luogo la sintesi di RNA-messaggero virale per la presenza dell'enzima trascrittasi inversa. Viene trasmesso prevalentemente per via ematica o sessuale. Nel 1980 fu isolato il virus HTLV1 (human T leuchemia tipe 1) in un paziente affetto da leucemia a cellule T. Successivamente il medesimo gruppo di ricercatori isolò un secondo retrovirus umano denominato HTLV2. In seguito l'interesse per i retrovirus si è ulteriormente sviluppato dopo l'identificazione dell'agente eziologico dell'AIDS il virus HIV. Tale virus è una particella virale di forma sferica e di diametro di 90-110 nanometri costituita da un involucro fosfolipidico nel quale sono inserite le glicoproteine di superficie (envelop) e un nucleo interno (core) costituito dalla proteina P24 che racchiude due filamenti identici di RNA e l'enzima trascrittasi inversa. Il patrimonio genetico dell'HIV è molto più complesso di quello di altri retrovirus noti, e questa complessità si suppone possa riflettersi nella complessità dei meccanismi patogenetici. Come tutti i retrovirus, l'HIV ha tre sequenze geniche che codificano le proteine strutturali principali e le attività enzimatiche del virus e due sequenze terminali implicate nel controllo dei processi di trascrizione. Oltre a queste sequenze geniche, proprie di tutti i retrovirus, l'HIV possiede tre geni che codificano altrettante proteine definite regolatrici in quanto intervengono positivamente o negativamente nella reduplicazione e maturazione dei virus. Sono stati infine identificati altri geni il ruolo dei quali non è ancora del tutto chiarito. Una caratteristica importante dell'HIV è la notevole variabilità genetica che si riscontra nei diversi ceppi isolati. Nel 1985 è stato isolato da un paziente senegalese, che presentava un quadro clinico dell'AIDS, un retrovirus con caratteristiche simili a quelle dell'HIV, ma sufficientemente differenziate per essere considerato di un sierotipo diverso. Per tale motivo esso è stato denominato HIV-2, riservando all'isolato iniziale il nome di HIV-1. Il ciclo di replicazione dell'HIV inizia quando la glicoproteina virale di superficie si lega a un recettore specifico CD4 presente sulla superficie esterna delle cellule bersaglio (principalmente linfociti T helper denominati CD4+). È stato dimostrato che l'HIV può infettare anche elementi cellulari privi del recettore CD4 (per esempio i fibroblasti) ed è stato ipotizzato che il virus possa utilizzare per l'assorbimento su queste cellule recettori diversi dal CD4 non ancora identificati. Nei soggetti con infezione da HIV la replicazione del virus avviene di continuo, e sembra mancare una fase latente. Stando ai risultati di alcune sperimentazioni in vitro, la produzione di HIV sembrerebbe influenzata da alcuni fattori specifici, il che fa ritenere che anche in vivo sussistano dei cofattori. HIV-1 è estremamente variabile e viene diviso in tre gruppi: il primo, definito M (Main), viene ulteriormente suddiviso in nove sottotipi (A-D, F-H, J e K); il secondo è conosciuto come N (New) ed è piuttosto raro; il terzo gruppo, indicato con O (Outlier), è presente quasi esclusivamente in Camerun. Grazie alla facilità di mutazione, unità all’invisibilità nelle cellule infette, il virus HIV è sfuggito ai processi di annientamento del sistema immunitario. In Italia (con 3500-4000 nuovi casi all’anno), come nel resto dei Paesi occidentali, l’infezione di HIV è passata da epidemia a endemia. Nel 2012 in due donne sudafricane furono scoperti anticorpi in grado di neutralizzare il virus. La ricerca ha cercato di produrre un vaccino: gli anticorpi bi-specifici che mirano sia alla superficie delle cellule T sia agli epitopi virali possono impedire l'ingresso del virus nelle cellule somatiche. Ad oggi i test più promettenti sono quelli effettuati in Thailandia tra 2003 e 2009 (RV144). Nel 2019 è stato annunciato che anche il vaccino Ad26.Mos4.HIV adiuvato con clade C gp140 sarebbe entrato in uno studio di fase III (test sull’uomo) chiamato HVTN 706 / "Mosaico". Per quel che concerne la terapia invece, contrariamente al passato, oggi la terapia antiretrovirale si inizia al momento della diagnosi (nella maggior parte dei casi), senza attendere che la conta dei linfociti CD4 scenda sotto determinati livelli. Tali farmaci sono somministrati combinati tra loro (terapia HAART, Highly Active Antiretroviral Therapy) per evitare la nascita di ceppi di virus resistenti al farmaco.

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