Heine, Heinrich

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scrittore tedesco (Düsseldorf 1797-Parigi 1856). Figlio di un commerciante ebreo e nipote di un ricco banchiere, fu allievo a Bonn di A. W. Schlegel e di Hegel a Berlino e conobbe Goethe nel 1824. Nel 1825, per non essere escluso dalla carriera giuridica, si convertì al protestantesimo. Nel 1828 fu per qualche mese in Italia, poi come redattore di giornali filo-liberali a Monaco e dal 1831 a Parigi come corrispondente dell'Allgemeine Zeitung di Augusta. Qui divenne amico di Hugo, Dumas, G. Sand, Balzac e dei sansimoniani e aderì allo Junges Deutschland. Colpito da tisi del midollo, trascorse gli ultimi anni condannato all'immobilità. Rivelò già nelle prime liriche (1822) il suo rapporto ambiguo col romanticismo, di cui è epigono e salace critico in Die Romantische Schule (1833-36; La scuola romantica), scritto che riprendeva e ampliava la Geschichte der neueren schönen Literatur in Deutschland (1833; Storia della recente letteratura tedesca). Con i Reisebilder (1826-31; Impressioni di viaggio, tra cui I bagni di Lucca), racconti di viaggio poetico-satirici con lunghe divagazioni politico-morali, giunse alla fama, che si accrebbe ancora col Buch der Lieder (1827; Libro dei canti). L'interesse politico, in lui sempre più forte, domina nella raccolta di scritti vari Der Salon (1834-40; Il salotto), che contiene anche il notissimo racconto Der Rabbi von Bacharach (Il rabbino di Bacharach). L'amicizia con Marx e il radicalizzarsi della sua posizione rivoluzionaria gli ispirano, dopo il poemetto politico-fiabesco Atta Troll (1843), la grandiosa satira delle miserie materiali e spirituali della Germania, Deutschland, ein Wintermärchen (1844; Germania, una fiaba d'inverno). La malattia e l'isolamento lo indussero a una pacificazione, più sentimentale e simbolica che ideologica, con la religione dei padri e a vaste meditazioni sul conflitto fra giudaismo e cristianesimo e fra l'aristocrazia estetica dell'età di Goethe appena spenta, l'epicureismo, il culto delle grandi personalità (Goethe, Napoleone, ecc.) e il duro e necessario richiamo del comunismo. Tali meditazioni sono racchiuse in Vermischte Schriften (1854; Scritti vari), mentre l'antico dolore ebraico sulle cose della storia e il riflesso spettrale dell'illusione romantica tramontata si fondono nello splendido ciclo del Romanzero (1851). Spirito dialettico e lirico affine a Nietzsche, che indicava in lui un antesignano, Heine si considera soprattutto il massimo lirico tedesco dell'Ottocento dopo Goethe. Tradotto in varie lingue già nel sec. XIX, fu acclamato o denigrato secondo l'ideologia dominante. Il nazismo lo ripudiò. È tra gli autori tedeschi più studiati nei Paesi comunisti. Scrisse in francese l'Allemagne, opera d'interesse culturale e politico.

P. Chiarini, Letteratura e società. Studi sulla cultura tedesca da Lessing a Heine, Bari, 1959; L. Sammons, Heinrich Heine, the Elusive Poet, New Haven, 1969; E. Galley, Heine, Stoccarda, 1971; C. M. Foi, Heine e la vecchia Germania, Milano, 1990.

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