Hernández, Miguel

poeta spagnolo (Orihuela, Alicante, 1910-Alicante 1942). Di umile famiglia contadina, fu essenzialmente autodidatta. La lettura dei classici spagnoli rinascimentali e del secolo d'oro influenzò in maniera determinante la sua opera, soprattutto le liriche di Perito en lunas (1932; Perito in lune), di un neogongorismo bizzarro e potente, e l'"auto sacramental" Quién te ha visto y quién te ve, y sombra de lo que eras (1935; Chi ti ha visto e chi ti vede, e ombra di quel che eri), di sapore calderoniano, apparsi nella rivista Cruz y Raya. Ma la partecipazione alla vita letteraria madrilena, l'amicizia con Neruda, Aleixandre, J. M. de Cossío, l'esperienza della guerra civile, combattuta nelle file dei repubblicani, apportarono un mutamento in Hernández che venne rivelando la sua vocazione poetica più genuina nelle raccolte poetiche El rayo que no cesa (1936; La folgore incessante), forse la sua opera più personale, che contiene la bellissima elegia scritta per la morte del poeta Ramón Sijé, fraterno amico di Hernández. Tra le altre opere: Viento del pueblo (1937; Vento del popolo) in difesa degli ideali repubblicani; Teatro en la guerra (1937), volume di intonazione propagandistica; il dramma poetico El labrador de más aire (1937; Il contadino più aitante). Nel 1939, caduta Madrid, Hernández fu rinchiuso nel carcere di Alicante dove morì di tubercolosi. Del 1939 è la raccolta poetica El hombre acecha (L'uomo sta in agguato); postumo è apparso il Cancionero y romancero de ausencias (1958; Canzoniere e “romancero” di assenze), scritto in carcere, in cui Hernández racconta dei suoi affetti familiari, cantati con un'autenticità umana di grande efficacia.

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