Indùstria culturale, L'-

opera di Edgar Morin pubblicata in edizione originale nel 1962 con il titolo L’esprit du temps e in traduzione italiana nel 1967. Il lavoro di Morin muove dalla rivalutazione dei valori e dei rituali dell'industria culturale, che non è per l'autore francese solo uno strumento ideologico, utilizzato per manipolare le coscienze, ma anche un'enorme officina di elaborazione dei desideri e delle attese collettive. I sogni collettivi messi in scena dall'industria dell'immaginario sono un impasto di realtà e desiderio, di produzione mirata al consumo e di aspettative inconsce, risultato della collaborazione, spesso inconsapevole, tra chi produce e chi fruisce. La dialettica tra sistema di produzione culturale legato a logiche di mercato e i bisogni culturali dei consumatori si risolve in un reciproco adattamento: è come se l'industria culturale, nel momento stesso in cui pianifica i suoi prodotti per il consumo, riuscisse a far prendere forma compiuta i sogni della massa. Del resto, l'industria culturale organizza la produzione utilizzando come strutture costanti proprio le forme archetipiche dell'immaginario umano, riducendole sì a stereotipi, ma lasciando inevitabilmente anche spazio alla sperimentazione di nuovi significati, spesso non previsti dal sistema produttivo. È l'esistenza di questa opposizione che, afferma Morin, consente di comprendere da un lato l'immenso catalogo di stereotipi su cui si regge la produzione di massa e dall'altro la continua capacità di invenzione all'interno di processi dominati dal conformismo standardizzato. L'industria culturale per funzionare ha bisogno di una forza contraria: questa forza contraria è l'autonomia dei ruoli creativi all'interno delle strutture rigide della produzione.

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