Jelinek, Elfriede

scrittrice austriaca (Mürzzuschlag, Stiria, 1946). Fortemente attaccata con l'accusa di essere una pornografa, data la crudezza dei particolari nella descrizione del rapporto sessuale, rivela la chiara intenzione di denunciare in chiave femminista come la rappresentazione del piacere sia di esclusiva competenza maschile e come non esista cultura femminile al riguardo. Le prime opere sono Wir sind Lockvogel, baby (1970; Siamo specchietti per le allodole, baby), Die Liebhaberinnen (1975; Le amanti), Die Ausgesperrten (1980; Gli esclusi), seguite da due romanzi che hanno suscitato particolare scandalo: Die Klavierspielerin (1983; La pianista), storia di una professoressa di musica che si scopre attratta dal sadismo, Lust (1988; La voglia), dove una donna costretta a subire il dominio sessuale degli uomini giunge a uccidere il figlio in quanto maschio e per questo destinato a imporre il suo desiderio. Malgrado i numerosi attacchi si è imposta anche come autrice di drammi. Tra questi si annoverano l'opera del debutto Was geschah, nachdem Nora ihren Mann verlassen hatte oder die Stützen der Gesellschaft (1979; Che cosa accadde dopo che Nora lasciò il marito ovvero Le colonne della società) e Clara S. (1982), imperniati su figure femminili quali la Nora di Ibsen o Clara Schumann. Nei drammi Burgtheater (1985) e Präsident Abendwind (1992) ha invece il sopravvento una critica senza veli alla patria austriaca xenofoba, intollerante e dimentica del proprio passato nazista. Di tendenza analoga è il “saggio scenico” Totenauberg (1992) che si ispira al rapporto tra Martin Heidegger e Hannah Arendt. Il tema dell'impulso sessuale riaffiora ancora nella satira pornografica Raststätte oder sie machen’s alle (1994; Stazione di servizio o lo fanno tutte), con un chiaro richiamo all'opera mozartiana Così fan tutte. Anche in questo lavoro, come già nei predenti, i personaggi non sono studiati nei loro comportamenti e sfaccettature, ma si stilizzano a stereotipi di modelli universali. Di notevole spessore è il romanzo Die Kinder der Toten (1995; I figli dei morti) definito dall'autrice stessa come una “storia di fantasmi sull'identità austriaca... fondata sulla morte intesa in senso canettiano...”.  Nel 2004 ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura "per il flusso musicale di voci e contro-voci nei romanzi e nei lavori teatrali che con straordinario zelo linguistico rivelano l'assurdità degli stereotipi sociali e del loro potere soggiogante".  Nel 2005 ha pubblicato Gier (Voracità), storia di un poliziotto che con metodo si dedica allo sfruttamento delle donne, Das Lebewohl (L'addio) in cui la scrittrice costruisce un pamphlet di denuncia del neonazismo austriaco Bambiland, opera destinata al teatro. Sempre teatrali sono le  opere Ulrike Maria Stuart (2006), Über Tiere (2006), Rechnitz (Der Würgeengel) (2008), Die Kontrakte des Kaufmanns (2009), Loro non come loro (2009), Jackie (2010), Winterreise (2011) Kein Licht (2011).  L'ultimo romanzo, Nied, è del 2008. Oltre al Nobel, nella sua carriera la Jelinek ha ottenuto il Premio Roswitha nel 1978, l'Heinrich Böll nel 1986, il Premio Georg Büchner nel 1998, due Mülheim (nel 2002 e nel 2004) e il Premio Franz Kafka nel 2004. 

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