Juvara o Juvarra, Filippo

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architetto e scenografo italiano (Messina 1678-Madrid 1736). Avviato dal padre orafo alle arti del disegno, tentò le sue prime prove a Messina dove, nel 1701, creò e incise in 8 tavole gli apparati per le feste dell'incoronazione di Filippo V. Trasferitosi a Roma (ca. 1703), vi ebbe come maestri C. e F. Fontana e partecipò, vincendolo, al concorso clementino (1705) all'Accademia di S. Luca. Dal 1708 operò come scenografo per il teatrino della regina Maria Casimira di Polonia in palazzo Zuccari, costruì quello per il cardinale Ottoboni alla Cancelleria e rimodernò il Capranica, fornendoli anche di scene in cui variò le possibilità della prospettiva “per angolo” bibienesca, sviluppando gli assi su diagonali uniche o incrociate e sostenendo con ritmi spesso curvilinei il gioco delle architetture investite dalla luce e dagli spazi-paesaggio, dove lo stimolo fantastico e il presentimento “ambientale” prevalgono sulla ricerca illusionistica. L'opera di Juvara, dalla giovanile cappella Antamoro (Roma, S. Girolamo della Carità, 1708) alla villa di Stupinigi, capolavoro della maturità, instaura un rapporto sostanziale e polivalente tra architettura e scenografia; in questo ambito la luce, usata con funzione strutturale e scenografica insieme, diventa elemento fondamentale di individuazione degli spazi architettonici interni, dei volumi e delle superfici esterne, dell'inserimento dell'organismo architettonico nel paesaggio e perfino della distribuzione degli ornamenti. I disegni del periodo romano (Torino, Biblioteca Nazionale), durante il quale studiò i monumenti antichi e barocchi, sono i documenti di una ricerca che decanta, con lucida razionalità preilluminista, quanto vi è di drammatico e di provinciale nelle esperienze del Seicento italiano in una sintesi di tono e portata internazionali. Nel 1714, dopo un breve soggiorno a Lucca e a Firenze, Juvara raggiunse Vittorio Amedeo II di Savoia a Messina, dove lavorò al completamento del Palazzo Reale. Seguì quindi il re in Piemonte dove la sua opera, modificando il gusto dominante attraverso il contatto con la cultura romana, e rinnovando la fisionomia architettonica di Torino, già caratterizzata dall'opera dei Castellamonte, con interventi intelligenti e mai polemici, avrebbe costituito un insostituibile parametro per gli artisti del Settecento. L'influenza di Juvara non si esplicò soltanto attraverso le grandi realizzazioni architettoniche ma anche attraverso il controllo esercitato nell'ambito delle commissioni reali sulla decorazione degli interni e sulle arti minori. Prima tappa del lungo e fervido periodo di attività in Piemonte, interrotto soltanto da un breve soggiorno in Portogallo (1719-20), fu la basilica di Superga, in cui svolse il tema prediletto dell'impianto centrico, a croce inscritta in un ottagono; all'esterno i diversi elementi architettonici (pronao, cupola, campanili), che convivono in un rapporto perfettamente calibrato, concorrono all'estrema leggerezza di tutta l'opera, la cui forte orditura scenografica è sentita come elemento caratterizzante il paesaggio. In S. Cristina (1715-18) la facciata, ad andamento curvilineo e a due ordini sovrapposti, riprende lo schema della chiesa romana di S. Marcello al Corso (di C. Fontana); nella cappella di Venaria l'architetto ritornò a un organismo centrico. Importanti e diversi gli interventi in palazzo Madama (facciata, atrio e scalone, 1718), Palazzo Reale (scala delle forbici) e nei castelli reali di Rivoli e della Venaria, cui si affiancano la costruzione di palazzi gentilizi in Torino (Martini di Cigala, D'Ormea, Della Valle, Birago di Borgaro) e i lavori nelle chiese di S. Filippo e del Carmine. L'ultima opera in Piemonte, la palazzina di caccia di Stupinigi (1729-31), costituisce, per la lucida concezione dell'articolato impianto spaziale, il vertice dell'attività di Juvara e insieme uno dei massimi raggiungimenti della villa settecentesca. Nel 1735, chiamato in Spagna da Filippo V, progettò il Palazzo Reale di Madrid, la cui costruzione venne poi diretta dall'allievo G. B. Sacchetti, e le residenze di La Granja e di Aranjuez.

Bibliografia

Filippo Juvara architetto e scenografo, Catalogo della Mostra, Messina, 1966; P. Verzone, L'opera di Carlo Fontana e Filippo Juvara, Milano, 1968; S. Boscarino, Juvara architetto, Roma, 1973.

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