Kafka, Franz

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scrittore boemo di lingua tedesca (Praga 1883-Kierling, Vienna, 1924). Figlio di un ricco commerciante ebreo, si laureò in legge e fu dal 1908 al 1923 impiegato in una società di assicurazioni. Affetto da tubercolosi tracheale, visse isolato, in tormentati rapporti con le donne, fra le quali Felice Bauer, sua fidanzata per due volte, Milena Jesenska, destinataria di un cospicuo epistolario (1920-22, edito nel 1952) e Dora Dymant, con cui convisse. Solo nel 1974 sono state pubblicate le lettere inedite alla sorella Ottla (Briefe an Ottla), parte di una corrispondenza che doveva essere molto più vasta. I suoi amici furono Urzidil, Kubin, Werfel, Buber e soprattutto M. Brod, biografo, critico ed editore degli inediti, tra cui Der Prozess (1914-15, edito nel 1925; Il processo) e Das Schloss (1921-22, edito nel 1926; Il castello) e numerosi racconti che il testamento di Kafka voleva dati alle fiamme. Aveva pubblicato fino ad allora soltanto delle brevi prose (1913) e Die Verwandlung (1912, edito nel 1916; La metamorfosi), dove un uomo si desta una mattina trasformato in scarafaggio e, aborrito da tutti, sarà alla fine schiacciato dal padre. Ma nel primo decennio del secolo Kafka aveva composto anche Beschreibung eines Kampfes (1904-05; Descrizione di una battaglia), in cui domina la plurinterpretata figura dell'orante. Seguirono Das Urteil (1906; La condanna), in cui il figlio ribelle al padre è condannato al suicidio, e il romanzo Amerika (1910, edito nel 1927; America) che, rimasto frammento, narra la storia di un sedicenne ignaro che, avendo ingravidato una serva, è inviato dalla famiglia in America presso uno zio; lo zio ben presto lo respinge, così come lo licenzia l'albergo presso cui ha trovato lavoro. Dopo Beim Bau der chinesischen Mauer (1913, edito nel 1931; Nella costruzione della muraglia cinese), che descrive l'interminabile lavoro di masse guidate da una burocrazia capillare e assurda, si hanno i racconti In der Strafkolonie (1919; Nella colonia penale) e Der Landarzt (1919; Il medico di campagna). Ma Kafka aveva già abbozzato i suoi capolavori, Il processo e Il castello, congiunti da un'esperienza di fondo, quella kafkiana per eccellenza: l'uomo si trova, senza colpe manifeste, in stato d'accusa, nelle mani di un'autorità assoluta e temporeggiatrice che non si dà mai a conoscere e i cui ingranaggi, burocratici, incarnano l'assurdo e insieme l'assoluto. Una sorta di divieto alla felicità e all'amore per la donna (che nell'opera di Kafka è quasi sempre un'umile serva, brutta e sporca, ma in armonia con la realtà) grava sulla vittima, che non perde tuttavia mai una sua contraddittoria speranza in una legge superiore che invia ambigui messaggi di grazia al singolo: così come l'autore non cessa mai di credere nella possibilità di dominare l'angoscia con l'esercizio dell'arte, specie di reiterata, quotidiana stesura del proprio testamento. I nessi fra tale visione della condizione umana e l'uomo Kafka vanno ricercati, oltre che nei Tagebücher (editi nel 1951; Diari), in Brief an den Vater (1919; Lettera al padre), esplosione del complesso edipico in un ebreo lacerato fra la disumanizzata società borghese, il morente mondo asburgico e la tradizione mistica chassidica dell'Europa orientale. La condizione di umiliata solitudine del singolo e il conflitto dei figli coi padri, motivi dominanti anche nell'espressionismo, si configurano in Kafka in un duplice senso di colpa, verso la religione ebraica e verso la miseria delle masse ebraiche, e quindi in un impulso di autodistruzione, che nei suoi personaggi si concreta in suicidio o in pena capitale. Lo stile, limpido e logico, vicino a quello delle parabole, geometrizza il reale rendendolo surreale e il possibile rendendolo allucinatorio e rivela la nuda struttura allegorica o addirittura aforistica degli eventi; la vita e la trascendenza, la legge umana e la legge divina, entrambe proiezioni dilatate del padre (che ha ragione anche quando è ingiusto), contraddittorie e inconoscibili, sono peraltro assimilate, con una conversione nel grottesco, allo spettacolo di un circo sotto il tendone, al quale non si ha però accesso. Tra i racconti dell'ultimo anno di vita di Kafka sono Der Bau (La tana), rantolo d'angoscia di un animale che teme ogni istante l'attacco di un immaginario mostro, che è lo sdoppiamento del suo stesso io, e Der Hungerkünstler (L'artista del digiuno), dove in un digiunatore di professione che si esibisce in un circo è adombrato l'artista col suo orgoglio e la sua atroce estraneità alla vita. Insignito di un premio letterario già nel 1915, Kafka divenne famoso soltanto dopo il 1930 e trionfò negli anni Cinquanta, suscitando schiere d'imitatori e un vero e proprio “kafkismo”. Attirò su di sé l'attenzione di tutta l'Europa occidentale e degli USA, influenzò autori come Sartre, Beckett e Camus, mentre restava relativamente sconosciuto in Germania anche a causa dell'anatema nazista. Mentre M. Brod sottolinea in Kafka la speranza e la componente mistico-profetica, la critica marxista, che recupera Kafka solo dopo il Sessanta, ne rileva la partecipazione alla miseria sociale. Nel 1990 sono stati raccolti, nel volume Lettere ai genitori 1922-1924, 32 documenti, tra lettere e cartoline, ritrovati quattro anni prima. La loro lettura ha permesso di ricostruire il viaggio in Europa che tra l'estate del 1922 e la primavera del 1924 portò Kafka dalla Boemia, passando da Berlino, alla clinica austriaca di Kierling, dove si spense (l'ultimo scritto è del 2 giugno 1924, il giorno prima della morte).

Bibliografia

A. Camus, in Le mythe de Sysiphe, Parigi, 1942; R. Rochefort, Kafka ou l'irréducible espoir, Parigi, 1947; W. Emrich, Kafka, Bonn, 1958; H. Politzer, Kafka, Parabel and Paradox, New York, 1962; G. Baioni, Kafka, romanzo e parabola, Milano, 1962; J. Bauer, Kafka und Prag, Stoccarda, 1971; L. Lombardo Radice, Gli accusati, Bari, 1972; E. Canetti, L'altro processo: le lettere di Kafka a Felice, Milano, 1973; M. R. Franzoi Del Dot, Kafka, Siena, 1990.

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