Kertész, Imre

scrittore ungherese (Budapest 1929, Budapest 2016). La sua vita e la sua carriera di scrittore sono state profondamente influenzate dalla deportazione, avvenuta nel 1944, nel campo di concentramento di Auschwitz. Giornalista, autore teatrale e anche traduttore di testi di Nietzsche, Freud e Wittgenstein, esordì nel 1975 con Essere senza destino, opera sulla capacità di adattamento di un giovane deportato in un campo di sterminio nazista. I suoi romanzi, fino al crollo del muro di Berlino, furono praticamente ignorati non solo in Ungheria, ma anche all'estero. Tra le altre opere sono da menzionare Fiasko (1988), Kaddish per un bambino che non nascerà (1990), sempre sul tema dell'Olocausto, La bandiera inglese (1991), l'autobiografia Diario di una galera (1992) e la raccolta di saggi La lingua espatriata (2001). La capacità di rappresentare il conflitto tra la libertà individuale e l'oppressione del potere nella storia è valsa a Kertész la consacrazione internazionale della critica attraverso il massimo riconoscimento: il premio Nobel per la letteratura nel 2002. Nel 2003 pubblicò Liquidazione, che racconta la frammentazione e la perdita dei punti di riferimento, lo smantellamento di un mondo, la "liquidazione" di una casa editrice, del regime comunista, della vita di un uomo.

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