Lònghi, Robèrto

storico e critico d'arte italiano (Alba 1890-Firenze 1970). Laureato a Torino (fu allievo di A. Venturi e P. Toesca), partecipò alla più viva cultura letteraria e artistica italiana, collaborando alle riviste La Voce (1912-13) e L'Arte (fino al 1925) e dirigendo successivamente con E. CecchiVita Artistica e Pinacotheca (1926-29); più tardi (1950) fondò e diresse Paragone. Sempre alieno dall'elaborazione di teorie e da impostazioni filosofiche, Longhi svolse un'immensa mole di lavoro sulla base della sua straordinaria esperienza di “conoscitore” e di notevolissime capacità letterarie. Con un metodo di lettura che può avvicinarsi a quello della “pura visibilità”, Longhi ha non solo ricostruito e illuminato grandi personalità di artisti, a cominciare da Caravaggio (Quesiti caravaggeschi, 1928-29; Ultimi studi su Caravaggio e la sua cerchia, 1943; Caravaggio, 1952) e dagli artisti del Trecento e del Quattrocento (Piero della Francesca, 1927; Fatti di Masolino e Masaccio, 1940; Stefano Fiorentino, 1951), ma ha dissodato il terreno di intere zone trascurate dell'arte italiana (Viatico per cinque secoli di pittura veneziana, 1946; Officina ferrarese, 1934; Momenti della pittura bolognese, 1935), anche attraverso i contributi dati all'organizzazione di grandi mostre (Pittura bolognese del Trecento, 1950; Pittori lombardi della realtà, 1954; Arte lombarda dai Visconti agli Sforza, 1958). Maestro a un'intera generazione di giovani critici, Longhi ha lasciato una traccia fortissima nella storia della critica italiana.

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