Ladìnico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XIX; da ladino (linguistica)]. Piano geologico del Triassico medio in facies alpina, compreso tra Anisico e Carnico, che nella regione tipo delle Dolomiti si differenzia in due orizzonti, gli strati di Buchenstein o di Livinallongo inferiormente e quelli di Wengen o di La Valle superiormente. Il primo è caratterizzato da calcari, marne nodulari e materiali tufacei che possono per eteropia laterale essere sostituiti da scogliere dolomitiche; il secondo è costituito da una serie di pseudoflysch, noto anche come “flyschladinico”, comprendente depositi calcareo-marnoso-tufacei. Gli estesi e potenti depositi tufacei indicano una diffusa e intensa attività vulcanica per lo più sottomarina. È nel Ladinico che la facies di scogliera ha avuto il suo massimo sviluppo, come testimoniano le imponenti masse non stratificate della dolomia dello Sciliar e del calcare della Marmolada, mentre in aree lagunari interne alle scogliere si depositavano contemporaneamente la dolomia della Rosetta e il calcare del Latemar, stratificati. Tutte queste formazioni però non sono limitate al Ladinico ma riguardano anche il Carnico inferiore. In Italia, inoltre, notevoli depositi ladinici si hanno in Lombardia, nel gruppo delle Grigne, con la dolomia e il calcare di Esino, e ancora nel Meridione e in Sicilia. Tra i fossili più significativi: lamellibranchi Daonella taramellii e Daonella lommelii, le ammoniti Protrachyceras reitzi e Protrachyceras archelaus e l'alga Diplopora annulata.

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