Libro dei mòrti

testo escatologico dell'antica religione egiziana. Il titolo è solo convenzionale: il testo, infatti, non ci è pervenuto in forma organica ma è stato ricostruito sulla base di formulazioni varie ricorrenti in papiri messi nelle tombe durante il Nuovo Regno. Si tratta di un'escatologia che, di volta in volta, veniva parzialmente formulata in testi letterari in funzione di rito funerario e non allo scopo di diffondere o tramandare il contenuto. Chi doveva ricordare la formulazione escatologica era il morto stesso per scongiurare i rischi del suo viaggio nell'al di là. Di questi testi si sono trovati moltissimi esemplari e alcuni anche illustrati. La loro compilazione arriva fino all'età romana. I più lunghi constano in media di 150 paragrafi. Si è cercato di ricostruire, in base alla frequenza, una specie di canone, rispetto al quale certi testi rappresenterebbero una versione più libera; comunque la rappresentazione della morte e dell'al di là è tutt'altro che unitaria. Il morto appare ora destinato a un paese paradisiaco, ora al cielo, ora a un'incarnazione in animali (il falco) o in piante (loto), e ora, secondo la più elevata soluzione egiziana del problema della morte, all'identificazione con il dio Osiride. A ogni modo, la sua “immortalità” è condizionata al giudizio condotto dal dio-scriba Thot e presieduto da Osiride; il cuore del morto è pesato su una bilancia, che in un piatto ha Maat, la dea dell'equilibrio cosmico (inteso anche in senso sociale e morale), ossia egli è commisurato a questo equilibrio e tale misura gli dà o gli nega il diritto all' “immortalità”. Ma alcuni testiconsigliano le formule magiche per eludere questo giudizio e l'eventuale “accusa” del cuore. Sempre in senso di rimedio magico, il morto, davanti a Osiride, si proclama innocente delle colpe nominate in una lunga lista.

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