Liutprando (re dei Longobardi)

re dei Longobardi (m. Pavia 744). Figlio di Ansprando, quando suo padre venne esiliato da Ariperto (703) trascorse alcuni anni alla corte di quest'ultimo. Liutprando aiutò il padre a reimpadronirsi del trono (712) e alla sua morte, avvenuta tre mesi dopo, gli succedette portando il regno longobardo al suo massimo splendore. Re profondamente cattolico e assai abile, Liutprando cercò di consolidare la sua autorità all'interno del regno che aveva conosciuto un lungo periodo di violenze e disordini. Cercò l'appoggio della Chiesa con larghi donativi; emanò nuove leggi (153 capitoli dal 713 al 735) influenzato non solo dal diritto romano, ma anche da quello canonico e attuò una rigida politica verso i duchi ribelli di Benevento, Spoleto e del Friuli. Per poter agire liberamente si assicurò l'amicizia dei Franchi, accordandosi con Carlo Martello minacciato dagli Arabi, e dei Bavari, sposando Guntruda, figlia del loro duca. L'iconoclastia, che oppose Gregorio II all'imperatore Leone III l'Isaurico, e la reazione antibizantina scoppiata in Italia sembrarono offrire a Liutprando l'occasione di riprendere il programma espansionistico dei suoi predecessori e al tempo stesso di diventare il campione della Chiesa perseguitata. Nel 726 Liutprando invase l'Esarcato giungendo fino a Ravenna; si spinse poi verso Roma conquistando Sutri. Gregorio II, temendo una vittoria longobarda che avrebbe limitato l'indipendenza di cui la Chiesa godeva, intervenne presso Liutprando e riuscì non solo a fermarlo, ma anche a far donare Sutri “ai beati apostoli Pietro e Paolo” (728). Questa vittoria morale riportata dal pontefice condizionò la politica successiva di Liutprando e gettò una grave ipoteca sul destino del regno stesso. Tutte le imprese successive di Liutprando contro Ravenna (734, 740, 743) vennero infatti abilmente stornate dai papi Gregorio III e Zaccaria che non solo influirono sulla condotta del pio re col loro prestigio, ma sostennero a più riprese i duchi ribelli di Benevento e Spoleto (732, 739, 742) e invocarono anche contro di lui l'intervento dei Franchi. Vinti e deposti i duchi di Benevento e Spoleto, dopo un'ultima spedizione contro Ravenna impedita da papa Zaccaria (che andò appositamente a Pavia), Liutprando morì mentre negoziava con Costantinopoli e venne sepolto in S. Adriano.

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