Lombardo-Vèneto

regno costituito il 7 aprile 1815, comprendente la Lombardia austriaca, nei limiti dei confini del 1796, la Valtellina, la Val Chiavenna, la contea di Bormio, di Venezia e del suo territorio di terraferma, infine il territorio ferrarese a Nord del Po (già pontificio). Il Lombardo-Veneto non fu mai uno Stato nel vero senso della parola, ma unicamente una divisione amministrativa dell'Impero austriaco, in quanto non ebbe mai una propria bandiera, né un proprio esercito. I coscritti andavano a servire generalmente al di là delle Alpi. A capo fu posto un viceré che doveva risiedere sei mesi a Milano e sei mesi a Venezia; l'arciduca Antonio, fratello dell'imperatore Francesco I, nominato il 7 marzo 1816 non esercitò mai l'ufficio e il 3 gennaio 1818 fu sostituito da un altro cadetto, l'arciduca Ranieri, che rimase fino al marzo del 1848. Il Lombardo-Veneto fu diviso in due governi, Lombardo e Veneto, separati dal corso del Mincio, ognuno retto da un governatore; ogni governo fu diviso in province, che furono nove in Lombardia (Milano, Pavia, Brescia, Bergamo, Cremona, Mantova, Lodi e Crema, Como, Sondrio) e otto nel Veneto (Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Polesine, Treviso, Belluno, Udine); ogni provincia, divisa in distretti raggruppanti un certo numero di comuni, fu affidata a una delegazione dipendente dal rispettivo governo. Per conoscere i bisogni e i desideri dei sudditi, furono istituite in ogni provincia una congregazione provinciale e in ogni governo una congregazione centrale. La congregazione provinciale era formata da tre rappresentanti dei possidenti nobili, da tre dei possidenti non nobili e da un rappresentante di ogni città regia che si trovava nella provincia, scelti dai governi di Milano e di Venezia, su una terna proposta dai comuni; durava in carica tre anni e aveva come compito di trattare gli affari usuali della provincia, l'indirizzo economico delle città e dei comuni, provvedere ai lavori riguardanti le acque e le strade e sorvegliare gli istituti di beneficenza. Le due congregazioni centrali erano composte da un rappresentante dei possidenti nobili e uno dei possidenti non nobili di ogni provincia e di un rappresentante di ogni città regia, scelto dall'imperatore su una terna presentata dai comuni, duravano in carica sei anni e avevano il compito di ripartire i tributi già decisi dal governo di Vienna e di “umiliare” al trono imperiale voti privi di carattere politico. In ogni comune vi era una congregazione municipale che fu l'unico organismo che funzionasse, dato che le altre due non ebbero mai voce in capitolo, come nulla contarono tanto il viceré, benché questi avesse alle sue dipendenze una cancelleria vicereale, quanto il governatore, che pure aveva sotto di sé un vicegovernatore, dieci consiglieri attuali e dodici segretari attuali: tutto dipendeva dal governo centrale di Vienna. Dopo il 1848 il potere passò in mano ai militari e a Radetzky. Con la pace di Zurigo (1859) la Lombardia venne ceduta al Piemonte e con la Pace di Praga (1866) il Veneto passò all'Italia.

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