Lumet, Sidney

regista cinematografico statunitense (Filadelfia 1924-New York 2011). Figlio di un attore yiddish, attore egli stesso e regista di teatro, giunse al cinema dalla televisione con La parola ai giurati (1957), che stabilì subito la sua maestria nella direzione degli interpreti, punto di forza di tutta la sua carriera, condotta tra Stati Uniti e Gran Bretagna. A un ritratto dell'ambiente teatrale come Fascino del palcoscenico (1958), a puntuali trascrizioni drammatiche (come Uno sguardo dal ponte e Il lungo viaggio verso la notte nel 1962, o Il gabbiano nel 1968) e letterarie (Il gruppo, 1965), egli alternò importanti indagini sulla violenza: da L'uomo del banco dei pegni (1965) e La collina del disonore (1965) ai polizieschi Serpico (1973), Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975), Il principe della città (1981), La trappola (1982), Terzo grado (1990). Ma vanno anche citati il fantapolitico A prova di errore (1964), il giallo Assassinio sull'Orient Express (1974), il pamphlet sulla televisione Quinto potere (1976), in cui portò all'Oscar i due protagonisti F. Dunaway e P. Finch, Il verdetto (1982), Daniel (1983), Garbo Talks! (1984), Vivere in fuga (1988), la commedia Sono affari di famiglia (1989), il thriller Un'estranea fra noi (1992), Per legittima accusa (1993), Prove apparenti (1997) e Gloria (1998), remake dell'omonimo film girato da J. Cassavetes nel 1980. In seguito firmò la regia per Prova a incastrarmi (2006), film su un lungo processo a dei mafiosi americani, e per Onora il padre e la madre (2007), in cui due fratelli organizzano una rapina nella gioielleria dei genitori. Nel 2005 ricevette il premio Oscar alla carriera.

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