comune in provincia di Potenza (63 km), 530 m s.m., 205,15 km², 17.268 ab. (melfitani o melfesi), patrono: sant’ Alessandro (9 febbraio).

Generalità

Cittadina situata sul versante settentrionale del Vulture. L'abitato si raccoglie sulla sommità di una collina e il nucleo antico, sebbene danneggiato da ripetuti terremoti (1851, 1930, 1980), ha conservato intatto l'aspetto medievale. Nella seconda metà del Novecento Melfi conobbe una forte espansione verso E e verso S, presso il fiume Melfia. È sede vescovile.

Storia

La cittadina deriva il nome dal fiumicello Melpes. Abitata fin dal Neolitico, fu contesa per la sua posizione strategica. Città longobarda, fu conquistata dai Bizantini e, intorno al Mille, divenne sede vescovile con il rito greco. Conquistata dai Normanni nel 1041, due anni dopo fu decretata capitale del nuovo stato. Nel 1059 passò alla chiesa latina e accolse il concilio convocato da Niccolò II. Centro della resistenza normanna contro i Bizantini, mantenne il suo ruolo preminente anche dopo il trasferimento della capitale a Salerno. Nel 1089 fu sede del concilio di Urbano II e nel 1130 di quello dell'antipapa Anacleto II. Nel 1167 fu devastata da Federico Barbarossa, ma in seguito si mantenne fedele agli Svevi; Federico II promulgò nel suo castello le Constitutiones Augustales (1231), per l'ordinamento del Regno di Sicilia. Possesso degli Angioini, nel 1268 partecipò all'insurrezione ghibellina. Fu florido centro commerciale nel sec. XIV. Nel 1348 divenne feudo di Niccolò Acciaiuoli; conquistata da Luigi d'Ungheria, tornò alla corona di Sicilia nel 1392. Nel 1528 fu assediata dal maresciallo Lautrec, quindi riconquistata dagli spagnoli, concessa agli Orange e ad Andrea Doria (1531).

Arte

Dell'epoca romana restano poche testimonianze, tra cui il sarcofago di Rapolla (sec. II), conservato nel Museo Archeologico Nazionale del Melfese, che ha sede nel castello. Il castello, di origine normanna, ampliato e ristrutturato in epoca sveva e rimaneggiato più volte a partire dal sec. XVI, domina l'abitato ed è compreso in una cinta muraria munita di torri. Il duomo, dedicato all'Assunta (sec. XII, rifatto nel XVIII e in seguito restaurato), presenta una bella facciata barocca e il campanile romanico; l'interno, a tre navate su pilastri, conserva un affresco bizantineggiante raffigurante la Madonna col Bambino e angeli. Accanto al duomo è il settecentesco Palazzo Vescovile. Il centro della cittadina è la bella piazza Umberto I con il Palazzo del Municipio. Nei pressi della città si trovano le chiese rupestri della Madonna delle Spinelle, di Santa Margherita (scavata nel tufo, con begli affreschi duecenteschi di scuola bizantina) e di Santa Lucia (sec. XII), anch'essa decorata da affreschi della stessa epoca.

Economia

Tra i maggiori centri dopo il capoluogo, Melfi basa la sua economia sull'industria, che opera nei settori alimentare (zuccherifici, aziende olearie ed enologiche, con produzione di aglianico del Vulture DOC), metalmeccanico, tessile, dell'abbigliamento, delle ceramiche, del legno e dei materiali da costruzione. È fiorente l'artigianato (ebano e ferro battuto). L'agricoltura produce cereali, olive, uva, ortaggi e frutta.

Curiosità e dintorni

A Pentecoste si svolge la Festa dello Spirito Santo, con corteo in costume d'epoca. Melfi diede i natali allo statista Francesco Saverio Nitti (1868-1953). Nei pressi della città fu girato il film Io non ho paura (2003) di Gabriele Salvatores. In località Rendina sono stati rinvenuti i resti di un villaggio preistorico databile al 6000-4500 a. C.

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