capoluogo della provincia omonima, 34 m s.m., 183,63 km², 179.937 ab. secondo una stima del 2007 (modenesi), patrono: san Geminiano di Modena (31 gennaio).

Generalità

Città dell'Emilia-Romagna, situata nell'alta pianura tra i fiumi Secchia e Panaro, lungo la via Emilia e alla convergenza di importanti vie di traffico. "Per la pianta della città vedi il lemma del 13° volume." "La pianta della città è a pag. 66 del 15° volume." Il nucleo originario si formò in età medievale, probabilmente intorno alla chiesa eretta sulla tomba del vescovo Geminiano nella necropoli a NW della città romana di Mutina. In età rinascimentale ebbe luogo un ampliamento dell'abitato verso N (la cosiddetta “addizione erculea”), voluto nel 1551 da Ercole II d'Este, che rafforzò il sistema difensivo urbano con robusti bastioni. L'opera riformatrice estense portò a una razionalizzazione della pianta urbana, ottenendo un maggior equilibrio dei rapporti tra strade, edifici e spazi verdi. Dopo l'unificazione italiana l'abitato si estese rapidamente al di fuori della cinta muraria, che fu abbattuta all'inizio del sec. XX per far posto ad ampi viali di circonvallazione. La città assunse così la sua attuale fisionomia, che vede gli insediamenti abitativi prevalere a S e a E e quelli industriali e commerciali a N e a W, vicino alla ferrovia e alle strade di grande comunicazione. Mutamenti urbanistici significativi si ebbero a partire dal secondo dopoguerra con il villaggio industriale e artigiano di Modena-Est, posto a N della via Emilia, e il Direzionale 70, nella periferia meridionale. La città è sede arcivescovile, universitaria e dell'Accademia Militare.

Storia

Originariamente abitata dai Liguri, poi dagli Etruschi e dai Galli Boi (sec. IV a. C.), l'antica Mutina divenne colonia romana, ascritta alla tribù Pollia, nel 183 a. C. Subì gravi danni a causa delle scorrerie dei Galli e dei Liguri Friniati e fu più volte teatro di guerre civili (nel 78 a. C. Pompeo vi sconfisse Bruto, nel 72 a. C. vi ebbero luogo le lotte tra Cassio e Spartaco e nel 43 a. C. subì l'assedio posto da Antonio a Decimo Bruto). Diventata municipio nel sec. II, nel 312 subì gravi devastazioni nella guerra di Costantino contro Massenzio. Con la crisi dell'impero la città si avviò verso il declino, al quale non pose rimedio la presenza della sede vescovile. A causa delle inondazioni gli abitanti si spostarono verso l'area collinare, fondando un nucleo chiamato prima Città Geminiana, poi Cittanova (oggi frazione della città). Modena cominciò a rifiorire grazie all'opera del clero rimasto a custodia della basilica; con il vescovo Leodoino la città fu munita di nuovi alvei e nell'891 fu cinta da mura. Divenuta libero comune, partecipò alla Lega Lombarda e, dopo la Pace di Costanza (1183), conobbe un periodo di relativa prosperità. Successivamente, nel tentativo di difendersi dalle mire espansionistiche di Reggio e di Bologna, fu ghibellina, ma dopo la sconfitta di Fossalta (1249) fu costretta ad accettare la supremazia bolognese. Nel 1288, dopo aspre lotte antimagnatizie, fu affidata agli Estensi, signori di Ferrara. Di nuovo in preda a lotte intestine, dal 1306 la città vide susseguirsi brevi signorie fino al 1336, quando fu ristabilito il dominio estense. Eretta in ducato con Reggio nel 1452, fu conquistata dalla Chiesa nel 1510. Nel 1527 tornò tuttavia agli Estensi e nel 1598, con il passaggio di Ferrara alla Chiesa, diventò capitale del ducato trasformandosi in sede di corte. Occupata più volte nella prima metà del Settecento, nel 1796, fuggito il duca Ercole III, entrò nella Repubblica Cispadana e in seguito in quella Cisalpina. Nel 1815 tornò agli Estensi con Francesco IV d'Asburgo-Este, contro il quale i patrioti, tra cui Ciro Menotti e Vincenzo Borelli, insorsero nel 1821 e nel 1831. Dopo la dittatura di Luigi Carlo Farini, entrò a far parte del Regno d'Italia con il plebiscito del 12 marzo 1860.

Arte

Il monumento principale della città è la cattedrale, splendida creazione di architettura romanica, tra le più belle della regione. Fu iniziata nel 1099, dall'architetto Lanfranco affiancato dal maestro Wiligelmo per l'apparato scultoreo, sul luogo in cui sorgeva una basilica dedicata a San Geminiano, e fu consacrata nel 1184. Dal 1160 vi furono attivi, succedendosi di padre in figlio, i Maestri Campionesi, che completarono la torre campanaria, la famosa Ghirlandina, nel 1319, e costruirono il pulpito nel 1322. La facciata della chiesa, aperta da un grande rosone gotico e da tre portali, venne realizzata da Anselmo da Campione. Il grandioso portale Maggiore, decorato con rilievi di Wiligelmo (artefice anche dei bassorilievi delle Storie della Genesi), è sormontato da protiro con edicola ed è sorretto da leoni. La Ghirlandina, opera di Lanfranco fino al penultimo piano e completata dai Maestri Campionesi, presenta la cuspide cinta da una preziosa ghirlanda marmorea e all'interno, nella stanza dei Torresani, capitelli dei Campionesi. La chiesa monastica di San Francesco risale al 1244 (restaurata nel 1828) e conserva una Deposizione in terracotta dello scultore A. Begarelli. L'antica chiesa di San Pietro, con facciata in cotto, venne ricostruita in epoca rinascimentale; custodisce dipinti del Romanino, di F. Bianchi Ferrari, di Dosso Dossi e sculture di Begarelli. Cinquecentesca è la chiesa di San Filippo Neri. Nel sec. XVII vennero ricostruite le chiese di San Biagio (affreschi di M. Preti, A. M. Colonna e A. Mitelli) e di Sant'Agostino. Secentesche sono le chiese di San Bartolomeo (all'interno opere di A. Pozzo, G. Crespi e del Pomarancio), di San Vincenzo (la facciata è del 1761) e di San Giorgio. Al Settecento risalgono la ricostruzione della chiesa di San Domenico (1708-31) e l'edificazione delle chiese di Santa Maria Pomposa (1717-19) e di San Giovanni Battista (1799). Tra gli edifici civili notevoli sono i rinascimentali palazzi Ghisellini e Ferrari-Moreni, il Palazzo Ducale (iniziato nel 1634) e il Collegio San Carlo (1664) di B. Avanzini, il Palazzo Comunale (medievale, ma ricostruito nei sec. XVII-XVIII), l'Ospedale Civile (1753) e il palazzo dell'Università (1774) di A. Tarabusi.

Musei e biblioteche

Il Palazzo dei Musei (realizzato da P. Termanini nel 1764-69 trasformando l'Arsenale) ospita i principali istituti di lettere e arti: la Galleria Estense (opere delle scuole emiliana e veneta, dipinti fiamminghi, tedeschi e francesi dei sec. XV-XVI), il Museo Estense, il Museo Lapidario Estense, la Biblioteca Estense Universitaria, in cui è conservata la celebre Bibbia di Borso d'’Ete, adorna di preziose miniature, il Museo Civico d'Arte Medievale e Moderna, il Museo Archeologico Etnologico, il Museo Civico del Risorgimento, l'Archivio Storico Comunale, la Biblioteca Poletti e la Galleria Campori.

Economia

La città è mercato di primaria importanza per il bestiame e per i prodotti del territorio agricolo circostante. Alle tradizionali coltivazioni (vite, cereali, ortaggi) si affianca un fiorente allevamento. L'industria, caratterizzata da aziende di piccole e medie dimensioni, è molto diversificata: vi spiccano i comparti metalmeccanico, biomedicale, ceramico (gres, porcellana); è inoltre attiva nei settori automobilistico, metallurgico, meccanico di precisione, chimico, editoriale (figurine per ragazzi), poligrafico, tessile, calzaturiero, dell'abbigliamento, dei materiali da costruzione e della lavorazione del legno, della pelle e del tabacco. Un posto di assoluto rilievo è occupato dall'industria agroalimentare, con una qualificata produzione di prodotti tipici (prosciutto crudo, zampone, cotechino, parmigiano reggiano, vini), cui è legata un'estesa rete commerciale. In continua espansione è il terziario avanzato, finanziario e dei servizi.

Curiosità

La cattedrale, la Ghirlandina e piazza Grande nel 1997 sono state dichiarate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. In estate vi si svolge Le Vie dei Festival, rassegna di opere teatrali selezionate tra le proposte più interessanti dei festival estivi italiani e stranieri. La città ha dato i natali all'anatomista Gabriele Falloppia (1523-1562), al fisico Giovanni Battista Amici (1786-1863), all'industriale Enzo Ferrari (1898-1988), al giornalista e saggista Arrigo Levi (1926), al fotografo Franco Fontana (1933), al tenore Luciano Pavarotti (1935) e al cantautore Francesco Guccini (1940).

Per la geografia

G. Bortolotti, Guida dell'Appennino modenese e lucchese, Bologna, 1954; R. Bernardi, I principali aspetti geografico-economici della provincia e del comprensorio di Modena, Modena, 1966; A. Manicardi, M. Soldati, M. Sassi, Immagini di un territorio. Atlante aerofotografico della provincia di Modena, Modena, 1991.

Per la storia

G. De Vergottini, Il papato a Modena, Siena, 1931; G. Bertoni, E. P. Vicini, Storia di Modena, Modena, 1934; idem, La cultura modenese dal Medioevo al Risorgimento, Modena, 1940.

Per l'arte

G. De Francovich, Benedetto Antelami, Firenze, 1952; R. Salvini, Il Duomo di Modena e il Romanico nel Modenese, Modena-Milano, 1956; idem, Wiligelmo e le origini della scultura romanica, Milano, 1956; A. Ghidiglia Quintavalle, La Galleria estense di Modena, Genova, 1959; idem, Gli affreschi del Duomo di Modena e reperti d'arte dal Medioevo al Barocco, Modena-Milano, 1967; G. Muzzioli, Modena Ottocento e Novecento, Modena, 1991.

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