Müller, Heiner

drammaturgo tedesco (Eppendorf, Sassonia, 1929-Berlino 1995). Collaboratore scientifico per l'Unione tedesca degli scrittori, collaboratore del Teatro Gorkij, dal 1959 ha vissuto nell'allora Berlino Est. Drammaturgo di ispirazione socialista, assai legato alla lezione brechtiana, ha iniziato (in collaborazione con la moglie Inge, anche lei scrittrice, poi suicidatasi) con alcune opere sul mondo del lavoro. In seguito si è occupato della rielaborazione in veste attuale di opere di altri autori, in particolare di quelli antichi. Espulso dall'Unione scrittori nel 1961 per le sue posizioni non allineate e poi magnificato dal regime della Repubblica Democratica Tedesca, Müller, nei mesi caldi del 1989, restò chiuso a lavorare in teatro, mentre la gente dimostrava nelle piazze. Affermato all'Est, fu famoso all'Ovest e nel resto del mondo per le sue opere provocatorie. Fu anche coinvolto, nel 1993, nelle polemiche per il ritrovamento di documenti sulla collaborazione di alcuni intellettuali, da Christa Wolf a lui stesso, con i servizi segreti politici della STASI. Spesso interrogato sulla crisi e sulla fine del comunismo, affermava che “L'arte è forse l'unico antidoto alla perdita del soggetto”. Con le sue opere ha spesso attratto registi sperimentali, che hanno amato lavorare sui suoi testi in maniera non tradizionale, cosa che lui viveva con partecipazione e interesse. Esemplari in questo senso gli allestimenti firmati dall'americano Bob Wilson, che ha portato in scena e in tournée internazionali Hamletmachine e Quartett, oltre ad alcuni altri brevi testi più recenti. Come allievo ed erede di Brecht ha avuto più difficoltà che soddisfazioni, a cominciare dai violenti contrasti con la figlia di Brecht stesso, che difese fino alla morte una lettura ortodossa dell'opera paterna. Era comunque riuscito a diventare direttore dello storico teatro fondato dal grande drammaturgo. Nella vasta produzione, più volte ostacolata dalla censura comunista, si ricordano: Der Lohndrücker (1956; Lo stakanovista), storia dalla potente carica distruttiva di un operaio simbolo dell'obbedienza alla disciplina e succube del potere; Die Umsiedlerin oder das Leben auf dem Lande (1961; L'evacuata, ovvero la vita in campagna); Der Bau (1965; La costruzione); Prometheus (1969; Prometeo); (Odipus Tyrann (1969; Edipo tiranno); Macbeth (1972); Die Schlacht (1975; La battaglia); Germania: Tod in Berlin (1977; Germania: morte a Berlino), dove mira a una rappresentazione della società tedesca; Die Hamletmaschine (1978; La macchina di Amleto), dramma sulla fine di un sistema politico fondato sul tradimento e sulla menzogna; Der Auftrag (1980; L'incarico); Quartett (1982; Quartetto), Verkommenes Ufer (1983; Riva in disfacimento); Bildbeschreibung (1985; Descrizione di un quadro). Sempre distinguendosi per l'intensità espressiva e per l'approfondimento sociale dei problemi, Müller ha rilasciato una serie di interviste raccolte nel volume Zur Lage der Nation (1991; Sulla situazione della Nazione) dove interviene in maniera fortemente critica sull'unificazione tedesca. Tra le sue ultime opere ricordiamo l'autobiografia Krieg ohne Schlacht. Ein Leben in zwei Diktaturen (1992; Guerra senza battaglia. Una vita sotto due dittature), le raccolte di interviste e colloqui Gesammelte Irrtümer (1986; Tutti gli errori, I; 1990; Tutti gli errori, II. Interviste e conversazioni), Ich schulde der Welt einen Toten (1995; Devo al mondo un morto. Colloquio con Alexander Kluge); Germania 3 Gespenster am Toten Mann (1996; Germania 3. Fantasmi accanto all'uomo morto).

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