Makhmalbaf, Moshen

regista cinematografico iraniano (Teheran 1957). Di umili origini, ha presto abbandonato gli studi per mantenere la famiglia. Fortemente avverso al regime dello scià, fu arrestato e dopo 4 anni di carcere venne liberato a seguito della rivoluzione del 1979. Ha quindi cessato l'attività politica per dedicarsi alla letteratura prima e al cinema poi. Ha debuttato nel 1982 con Pentimento definitivo, ma è solo nel 1987 con Il ciclista, primo premio al Festival di Rimini, che l'Occidente si è accorto della fortissima personalità di questo regista rigoroso fino alla durezza, implacabile narratore di strazianti drammi nascosti, dietro cui non è difficile scorgere una grande partecipazione umana e sociale. Tra i titoli si possono citare Tempo d’amare (1990-95), film in tre episodi, L’attore (1992), il documentario Salaam Cinema (1994), Gabbeh (1996) e l'intenso Pane e fiore (1996), ricostruzione dell'episodio che portò il cineasta in carcere. Nel 1998 ha presentato alla Mostra del Cinema di Venezia Il silenzio, la storia di un ragazzo cieco, accordatore di strumenti musicali, che dalla musica di Beethoven ricava la forza per affrontare tante prove difficili.Nel 2001 dirige il film Viaggio a Kandahar, in cui una giovane donna afgana, emigrata da tempo in Canada, tenta di rientrare in patria per raggiungere la sorella priva di gambe che ha deciso di suicidarsi; Makhmalbaf gira un film meno poetico dei precedenti ma animato dal bisogno di denunciare una situazione tragica, riguardo al ruolo delle donne in quella regione. Nel 2005 ha diretto Sesso e filosofia, film ambientato in Tagikistan che racconta la storia di un insegnante di danza alle prese con le sue quattro amanti e nel 2006 Viaggio in India, storia di una coppia iraniana in viaggio di nozze. Nel 2014 ha presentato The President alla Mostra del Cinema di Venezia.

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