Malebranche, Nicolas de-

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filosofo francese (Parigi 1638-1715). Padre oratoriano, ebbe una vita austera, tutta dedita allo studio e alla meditazione. Punto centrale della filosofia di Malebranche è il problema della contemplazione, da parte dell'uomo, delle idee in Dio. Alla formulazione più matura di questo problema Malebranche era giunto attraverso Cartesio, interpretato alla luce della tradizione platonica e agostiniana. In Cartesio infatti Malebranche trovò quel principio fondamentale che è alla base non solo della Recherche de la vérité (1674-75; Ricerca della verità), la sua opera più importante, ma anche degli altri suoi scritti (Traité de la nature et de la grâce, 1680, Trattato della natura e della grazia; Méditations chrétiennes et métaphysiques, 1683, Meditazioni cristiane e metafisiche; Traité de l'amour de Dieu, 1697, Trattato dell'amore di Dio). Secondo tale principio, l'uomo conosce immediatamente l'idea. Ma siccome le idee non possono essere prodotte né da ipotetiche cose esterne né dall'anima (Dio solo ha la potenza di creare), bisogna concludere che la conoscenza essenzialmente è visione delle idee in Dio; pertanto Dio stesso è il principio della conoscenza. È Dio colui che illumina, nella misura in cui l'evidenza della verità coincide con la presenza di Dio. Se Dio non fosse, tutto non sarebbe che caos incomprensibile. Tutto invece riposa in una sostanza intelligibile che si rivela nei principi universali e nelle leggi necessarie, e tutto quindi esige la presenza di Dio. Perché Dio è l'infinito che contiene gli archetipi di ciò che è e di ciò che potrebbe essere. Così Malebranche sembra avvicinarsi ad Agostino e a Platone piuttosto che a Cartesio. Dio gli appare infatti non più come il semplice “garante” dei principi e delle leggi, ma come la “sostanza” stessa di questi principi e di queste leggi. Ma se tutto ciò che noi conosciamo è conosciuto in Dio, ed è conosciuto in qualità di natura divina, come si può parlare ancora di res extensa, di realtà corporea, esterna all'anima? Questa obiezione che già Malebranche si era sentito muovere da un suo acuto interlocutore, J. Dortous de Moiran, gli fu rivolta anche da Berkeley. Rispondendo Malebranche afferma che le cose che sono oggetto di percezione da parte dei sensi devono intendersi come le cause occasionali di un movimento che ha in Dio il primo motore, la causa prima (di qui il termine “occasionalismo” dato al pensiero di Malebranche). La concezione di Malebranche sfocia nella tesi dell'assoluta passività delle nature e nell'attribuzione a Dio di ogni efficacia causale: non vi è nessun rapporto tra un corpo e l'altro, tra un corpo e uno spirito, fra spirito e spirito, se non istituito da Dio; la stessa questione dell'influsso del corpo sull'anima è spiegata da Malebranche nel senso che Dio in occasione di movimenti corporei suscita nell'anima pensieri corrispondenti e viceversa. A Cartesio, che aveva ridotto Dio a ipotesi filosofica, Malebranche oppone Dio come vita stessa del cosmo, origine e sostanza di esso. Ecco perché egli pone l'imperativo etico fondamentale nell'amor di Dio.

Bibliografia

M. Gueroult, Malebranche, Parigi, 1955-59; A. De Maria, Antropologia e teodicea in Malebranche, Torino, 1970; F. Alquié, Le cartésianisme de Malebranche, Parigi, 1974; M. Blondel, Cartesio, Malebranche, Spinoza, Pascal, Firenze, 1975.

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