(République du Mali). Stato dell'Africa occidentale (1.248.574 km²). Capitale: Bamako. Divisione amministrativa: regioni (9). Popolazione: 12.716.000 ab. (stima 2008). Lingua: francese (ufficiale), arabo, mande e lingue camitiche (berberi). Religione: musulmani 90%, animisti/credenze tradizionali 5%, cristiani 5%. Unità monetaria: franco CFA (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,391 (168° posto). Confini: Algeria (N), Burkina Faso e Niger (E), Guinea e Costa d'Avorio (S), Mauritania e Senegal (W). Membro di: CEDEAO, OCI, ONU, UA e WTO, associato UE.

Generalità

È lo Stato più esteso della regione, ed è privo di sbocco al mare. Il fiume Niger costituisce l'elemento geografico più importante e su di esso si incentra il territorio della Repubblica, che comprende però, oltre alla fascia sudanese, una vasta sezione saheliana e sahariana. Già colonia dell'Africa Occidentale Francese, conosciuto come Sudan francese, con l'indipendenza il Mali ha assunto il nome dell'antico impero fiorito sulle rive del Niger, islamizzato e vivacizzato dai rapporti commerciali tra mondo africano e Maghreb; questo impero, che raggiunse l'apogeo nel sec. XIV, fondava la sua ricchezza sul commercio transahariano: i mercanti arabi e berberi venivano a procurarsi l'oro in cambio di merci provenienti dal mondo mediterraneo. Fu in questo periodo che le città saheliane (Tombouctou, Djenné, Gao) conobbero il momento di massimo splendore. Tombouctou, città ormai semisepolta dalle sabbie che avanzano inesorabilmente verso S, fu un centro spirituale e culturale paragonabile a quelli rinascimentali europei. Paese etnicamente composito, con limitate risorse, se si esclude la ricchezza di acque rappresentata dal Niger, il Mali si classifica tra i Paesi economicamente più arretrati dell'Africa occidentale. La posizione continentale, lontana dagli sbocchi costieri, ha contribuito a frenare l'impegno economico francese in epoca coloniale, per cui ha iniziato la sua vita di paese indipendente in condizioni svantaggiose. Politicamente ha scelto dapprima una via progressista e autonoma, improntando a un marcato socialismo l'economia nazionale; successivamente ha dovuto seguire un orientamento più conciliante sia con le forze conservatrici interne sia con la Francia e gli altri Paesi dell'area occidentale. Ma gli ostacoli allo sviluppo sono numerosi e di vario genere: tra questi, le condizioni climatiche precarie, come hanno dimostrato le ripetute carestie abbattutesi sulla fascia saheliana.

Lo Stato

Indipendente dal 1960, il Mali è una Repubblica. Con l'entrata in vigore della Costituzione, approvata per referendum nel 1992, il Paese si è dato istituzioni democratiche, cercando di venir fuori da una lunga crisi politica dovuta al succedersi di due dittature. Il presidente della Repubblica è eletto a suffragio diretto per 5 anni; l'attività legislativa è svolta dall'Assemblea Nazionale, eletta anch'essa a suffragio diretto ogni 5 anni. Il sistema giudiziario si fonda sul diritto francese e sulle consuetudini locali. La giustizia è amministrata, nel suo massimo grado, dalla Corte suprema, con sede a Bamako e suddivisa in due sezioni: la prima competente in materia civile e penale, mentre la seconda competente in materia amministrativa. Successivamente troviamo una Corte d'appello sempre con sede a Bamako e due tribunali di prima istanza. Nel sistema giudiziario del Mali è importante la figura del giudice di pace, che ha però competenze limitate ai soli processi civili. La pena di morte è in vigore, ma le esecuzioni non hanno più luogo dal 1980. Le forze armate sono divise nelle tre armi tradizionali. Benché il Paese non abbia sbocchi al mare, esiste un piccolo contingente di marina che opera sul fiume Niger. Le forze paramilitari si occupano della sicurezza interna. Il servizio militare viene effettuato su base selettiva e dura 2 anni. A partire dagli anni Ottanta e per tutto il decennio successivo, è stato attuato un intenso programma educativo, ma nel 2006 il tasso di analfabetismo rimaneva ancora su livelli estremamente elevati (73,8%). L'istruzione primaria è gratuita, comincia all'età di 7 anni e ha durata di 6 anni. L'istruzione secondaria dura anch'essa 6 anni ed è articolata in due cicli di 3 anni ciascuno. Numerosi sono gli istituti che impartiscono un'educazione di tipo tecnico o professionale; a Bamako è presente un'università.

Territorio: morfologia

Territorialmente il Mali si estende tra i primi rilievi dell'Africa guineana e i massicci del Sahara centrale. Nella sezione intermedia esso comprende ampie pianure e una caratteristica area depressionaria, quella che ha attratto il corso del Niger, dando origine all'ampio delta interno del fiume. È questa la regione storica del Paese e la più caratteristica: il Massina. Essa si è formata, strutturalmente, per subsidenza, cioè per fenomeni di cedimento crustale caratteristici della massa africana, ed è stata poi colmata via via dalle alluvioni del Niger e del suo maggior affluente, il Bani. Nella sezione centrale del Paese, posta a una quota inferiore ai 350 m, predominano pertanto le coltri alluvionali recenti e pleistoceniche, che formano una piatta e distesa pianura benché in qualche caso non manchino affioramenti di rocce, antichi Inselberge che emergono dalle alluvioni anche nello stesso delta. Le formazioni rocciose che costituiscono le sezioni settentrionale e meridionale del Paese, alte in media 400-800 m, sono varie. Esse sono in prevalenza sedimentarie e risalgono al Paleozoico, al Mesozoico e al Cenozoico, ere in cui il territorio africano fu sommerso in varie riprese dal mare, un mare epicontinentale che nel Cenozoico era un immenso lago. Le coperture sedimentarie obliterano il substrato archeozoico, un tavolato rigido di rocce cristalline e scistose che affiora sia a N, nel massiccio dell'Adrar des Ifôghas, sia a S, sui rilievi che proseguono quelli guineani. Nelle stesse zone si hanno formazioni granitiche, intrusive, e formazioni effusive connesse ai perturbamenti crustali che si verificarono con la nascita della depressione interna. In rapporto a questa costituzione, il territorio maliano presenta una certa varietà di forme legate alla geologia, anche se strutturalmente povero di articolazioni. Il Sud è un unico grande versante di debole pendenza rotto da scarpate rocciose e dalle vallate del Niger e dei suoi affluenti. L'area centrale, la vasta pianura costruita dal fiume, è ricca degli elementi propri della morfologia fluviale; presenta un delta fossile e un delta vivo, che all'epoca delle piogge è regolarmente inondato dalle piene del Niger: è un ambiente anfibio, reso mutevole dalla formazione di isole sabbiose instabili, cui contribuisce l'apporto eolico del Sahara. Il delta è delimitato a N dai primi tavolati sahariani, che il Niger ha intagliato trovandosi uno sbocco verso E e poi verso S, e dando origine alla grande e caratteristica ansa, la boucle, che ne fa un fiume dal corso singolare. Dopo Tombouctou (Timbuctù) il Niger scorre tra sponde rocciose, lungo le quali il vento del deserto accumula dune di sabbia. La sezione settentrionale sahariana del Paese è dominata dall'Adrar des Ifôghas, che non supera i 1000 m d'altezza, e da altri rilievi e hamada che orlano superfici sabbiose; vallate che rappresentano il corso di antichi fiumi sahariani segnano tutta la regione, confluendo nel Niger, cui però ormai non danno più nessun tributo d'acqua. I settori meridionale e sudoccidentale del Paese appartengono idrograficamente ai bacini del Niger e del Senegal; entrambi sono caratterizzati da scarpate rocciose che interrompono il corso dei fiumi.

Territorio: idrografia

L'idrografia del Mali è imperniata sul Niger; circa un quarto del territorio maliano fa parte del bacino nigeriano, ma si deve tener conto che molte zone del Nord sono assolutamente areiche. Il fiume nasce in territorio guineano da un ampio versante montuoso dove esso irradia i suoi numerosi rami sorgentiferi; principale affluente è il Bani, che si origina nella Costa d'Avorio e scorre parallelamente per centinaia di chilometri prima di raggiungere il Niger già nella zona del delta, la cui superficie inondabile è pari a 54.000 km². Le inondazioni si verificano tra luglio e gennaio, quando cioè si hanno le piene determinate dalle piogge estive sulla fascia guineana, piogge che interessano anche una vasta area del Paese. Con gennaio inizia la fase di ritiro e allora si scoprono ampie distese erbose, che subito diventano pascolo per migliaia e migliaia di bovini, i quali si alimentano con una caratteristica graminacea anfibia, il bourgou. Le inondazioni sono fenomeni legati al processo di colmamento alluvionale della depressione e si spiegano col fatto che la pianura attraversata dal fiume ha pendenze debolissime: tra Koulikoro e Kabara, cioè per ca. 1000 km, il dislivello è di appena pochi metri. Il delta comprende numerosi laghi (Niangay, Faguibine, Korienzé, Débo ecc.) e bracci morti, meandri fossili, e si presenta come un ambiente difficile, benché in alcune zone in parte bonificato. Il ritmo stagionale delle inondazioni è molto marcato e le portate variano in maniera fortissima: a Koulikoro sono stati registrati minimi di 45 m3/s (ai primi di maggio) e massimi di 9700 m3/s (ai primi di agosto). Il Niger scorre per poco meno di 1800 km (su complessivi 4160) in territorio maliano ed è quasi interamente navigabile. Meno importante per il Mali è il fiume Senegal, che attraversa per 600 km la sezione sudoccidentale del Paese, con i suoi due principali rami sorgentiferi, il Bafing e il Bakoye.

Territorio: clima

Il Mali, come tutta l'Africa occidentale, è interessato dal clima a due stagioni, il cui meccanismo è determinato dall'influsso alternato, di tipo monsonico, delle masse marittime tropicali provenienti da SW e delle masse continentali sahariane. Queste prevalgono su gran parte del Mali, dove, specialmente d'inverno, durante il lungo periodo asciutto, spira il vento caldo del deserto, l'harmattan. Data la posizione geografica, all'interno del continente, il Mali ha temperature elevate tutto l'anno, con medie di 20-25 ºC in gennaio e di 27-32 ºC in luglio. Assai forti sono le differenze nei valori massimi, specie al Nord, dove d'estate nelle ore diurne si possono superare i 50 ºC e d'inverno, durante la notte, toccare lo zero. Le precipitazioni decrescono via via da S a N, e con esse si riduce anche la stagione piovosa, che nella fascia saheliana (il termine sahel significa sponda e sta appunto a indicare l'area di transizione tra le regioni a clima desertico e quelle a clima di tipo sudanese, più a S) non supera i tre mesi.

Territorio: geografia umana

Il delta del Niger forma un'area conservativa e ospita oggi quelle popolazioni (i pescatori bozo, dai tratti negroidi) che si possono considerare come il substrato etnico del Paese. Esse formano però una minoranza numerica, mentre la maggior parte dei maliani è costituita da sudanesi, nell'ambito dei quali si riconosce però una notevole varietà di gruppi. Il Mali è infatti un'area d'incontro tra vera e propria Africa (il Sudan) e Africa bianca; è quindi un Paese d'incroci etnici, iniziati sin dall'epoca in cui l'inaridimento del Sahara portò molte delle popolazioni insediate nella regione a spostarsi verso S, per inseguire condizioni ambientali meno difficili. Il mescolamento continuò in epoca islamica, quando il Niger divenne l'asse dei grandi traffici tra Africa nera e Maghreb: il fiume faceva cioè da trait-d'union fra terre sudanesi e vie transahariane. È l'epoca in cui la regione solcata dal Niger assume un'importanza di rilievo nel contesto dell'Africa occidentale, diventando lo sfondo di civiltà che espressero anche un urbanesimo non effimero, soprattutto sotto l'impero del Mali e del Songhai. Numerose cittadine del Mali portano tuttora le tracce di questo urbanesimo che presupponeva anche un'organizzazione territoriale precisa. Le odierne popolazioni sono legate a quel passato e i gruppi più numerosi sono i diretti eredi di quelli che diedero vita ai vari regni. Il gruppo numericamente più rilevante è quello dei bambara (30,6% ), affini ai malinke (popolo del grande gruppo mande, rappresentato nel Mali dal 6,6% degli ab.) e ai marka, eredi dell'impero del Mali, tradizionalmente coltivatori di miglio. Il secondo gruppo per importanza numerica è quello dei fulbe (o peul o fulani, 9,6%) che nel sec. XVIII fondarono un regno nel delta; sono allevatori di bovini e le loro mandrie sfruttano le vaste praterie che vengono allo scoperto nella stagione di magra del fiume. Ca. il 6,3% sono i songhai, eredi dell'omonimo impero, sudanesi fortemente berbericizzati e con costumi per molti aspetti simili ai tuaregh. Nelle zone della fascia sudanese al confine con il Burkina e la Costa d'Avorio sono stanziate diverse popolazioni di agricoltori, tra cui i mossi e i senufo (10,5% ), mentre la sezione sudoccidentale ospita i soninke (7,4% ), agricoltori ma anche buoni commercianti, fortemente islamizzati. Hanno invece ben conservato i ricchi patrimoni della propria cultura d'origine nera i dogon (4,3% ), che popolano una zona montagnosa all'interno dell'ansa del Niger. Il Mali settentrionale è abitato da tuaregh (6,9% ) e da gruppi mauri e arabi; gli altri gruppi sono il 17,8%. Il tasso annuo di crescita della popolazione non favorisce l'innalzamento del tenore di vita, e l'indice di mortalità è rimasto elevato, specie nel delta, dove sono frequenti la malaria e altre malattie legate all'ambiente umido. Difficili sono le condizioni di tutto il sahel, dove anche la siccità, con la conseguente malnutrizione, contribuisce a diffondere le malattie. La maggior parte della popolazione si raccoglie nel Sud del Paese, più piovoso, e quindi più adatto all'agricoltura; popolate sono anche molte zone del delta; il Nord è invece semidesertico. La media generale è di 10 ab./km², tra le più basse dell'Africa. La stragrande maggioranza della popolazione vive nei villaggi, la cui organizzazione varia sensibilmente da gruppo a gruppo, oltre che da zona a zona: tali villaggi soffrono di un cronico decremento demografico data la scarsità delle risorse disponibili. Nel Nord e nel delta del Niger si hanno capanne di fango e un generale influsso dei modi di vita islamici, nella fascia sudanese meridionale prevalgono le capanne di paglia e consuetudini più tipicamente africane. Nel delta c'è anche il segno di una presenza urbana, promossa da traffici commerciali e da attività artigianali: per molti aspetti l'urbanesimo della regione del Niger, con le città di Mopti, Ségou, Tombouctou, Gao ecc., per citare le principali, assume caratteri peculiari e assai suggestivi, benché influenzato da quello del Maghreb. Ma queste città sono ormai in parte prive delle giustificazioni passate, tranne Mopti e Ségou nella zona del delta e Gao, capolinea di una delle più battute vie transahariane. L'urbanesimo che oggi conta è quello di Bamako, la capitale, potenziata dai francesi con la costruzione della ferrovia che la unisce a Dakar. Già modesto villaggio all'inizio del Novecento, nel 2005 ha superato, come agglomerato urbano, 1.360.000 ab.; è il centro del Mali, favorito dalla sua posizione sul Niger, e quindi in contatto con tutte le parti del Paese. Valorizzato dalla stessa ferrovia ma anche porto fluviale sul Senegal, è Kayes, nodo delle comunicazioni con il Paese confinante, mentre nell'estremo Sud principale centro è Sikasso. La popolazione urbana, nel 2005, era ca. un terzo di quella totale.

Territorio: ambiente

Sulla base delle precipitazioni si hanno diverse caratteristiche fasce zonali nelle quali le precipitazioni hanno variazioni annuali molto sensibili, con spostamenti di isoiete che, anche negli anni più recenti, hanno lasciato inaridito il sahel e la stessa fascia più meridionale, con conseguenze drammatiche per la vita delle popolazioni locali. Ma prescindendo da queste annate eccezionali, si riconosce a S la fascia più piovosa. È l'ambiente sudanese delle savane disseminate di baobab e alberi d'altro fusto, con lembi forestali sempreverdi lungo il corso dei fiumi, è in questa zona che si coltivano le terre relativamente pianeggianti. Nella sezione centrale del delta le precipitazioni cominciano a diminuire e si ha una savana rada che da S a N via via passa nel sahel, il quale inizia là dove gli ultimi baobab dominano le formazioni arbustive, che poi trapassano in superfici erbose o in radi e bassi arbusti spinosi. Spostandosi a N inizia l'ambiente desertico del Sahara; la vegetazione di acacie e altre specie xerofile assume dimensioni nane e si raccoglie intorno agli uidian. Nella savana e ai margini della foresta vivono rettili di grandi dimensioni, come coccodrilli, iguane, varani, boa e serpenti di diverse specie; scimmie e ruminanti, come gazzelle e antilopi, prede dei grandi felini, come leoni, pantere e iene. Elefanti vivono nel meridione, mentre il bacino di Baoulé (a SE di Bamako) è una grande riserva di bufali e di koba (una specie particolare di antilope). I problemi ambientali che più affliggono il Paese sono il disboscamento, lo sfruttamento eccessivo del territorio per il pascolo del bestiame, il processo di desertificazione e di erosione del suolo. Il 2,1% del territorio nazionale è protetto dallo Stato; si individuano tre parchi nazionali, aree protette e un sito dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO: la Falesia di Bandiagara (terra dei Dogon, 1989).

Economia: generalità

Il Mali è uno dei più poveri Stati dell'Africa, anzi del mondo: il PIL nel 2008 era di 8.783 ml $ USA e il PIL pro capite di 657 $ USA. Nonostante per secoli sul suo territorio si siano succeduti regni fiorenti e floride civiltà, nel XXI secolo il Mali ha perso la sua valenza strategica di terra di passaggio fra l'Africa nera e l'Africa bianca: possiede scarse risorse naturali, un territorio essenzialmente desertico (le acque del Niger non vengono adeguatamente sfruttate) e la sua situazione economica è aggravata da ripetute calamità naturali che con ostinata frequenza si sono abbattute sul Paese soprattutto negli anni Settanta e Ottanta del sec. XX. . Durante il periodo coloniale ben poco fu attuato dal governo coloniale francese nel Mali; di un certo rilievo fu solo, negli anni Trenta del sec. XX, la creazione dell'Ente del Niger, che avrebbe dovuto realizzare numerose piantagioni di cotone e di canna da zucchero, ma che all'atto pratico diede ben scarsi risultati. Con l'acquisizione dell'indipendenza, l'economia del Mali subì profonde trasformazioni in omaggio a una linea di sviluppo allo stesso tempo africana e socialista, volta quindi ad attuare un rapido processo di decolonizzazione economica. Lo Stato intervenne praticamente in tutti i settori dell'economia e del commercio, fu abolita la tradizionale autorità dei capitribù e fu anche creata una moneta nazionale. Fu una politica che allontanò la Francia e che pose il Mali in una situazione economica estremamente difficile nonostante l'aiuto dei Paesi comunisti, in primo luogo della Cina e dell'URSS. Lo scontento che serpeggiava nel Paese, soprattutto nelle classi mercantili, e l'inflazione inarrestabile portarono nel 1968 a una radicale svolta politico-economica con la salita al potere di un governo più moderato e più aperto alla collaborazione con la Francia e i Paesi occidentali. Vennero avviati programmi per sostenere la crescita economica, promuovere la liberalizzazione del mercato interno, ridurre il pesante debito estero e vennero privatizzate numerose imprese pubbliche. Ostacoli allo sviluppo del Mali sono ancora la carente rete di infrastrutture e la continentalità del Paese. Per uscire da questa difficile situazione il Mali fa ricorso agli aiuti internazionali, riuscendo a stipulare accordi con il FMI e con la Banca Mondiale. Nel 2005 il membri del FMI e della Banca Mondiale hanno cancellato il debito estero del Paese.

Economia: agricoltura, allevamento e pesca

Gran parte della popolazione attiva è occupata nell'agricoltura , settore che partecipava per un buon 37,2% (2007) alla formazione del reddito nazionale; tuttavia arativo e colturale arborescenti ricoprono solo il 4% del territorio e ciò anche a causa del progressivo, drammatico processo di desertificazione della fascia estrema del sahel. Oltre che per la scarsità di buoni terreni, il livello produttivo è generalmente molto basso per la piovosità insufficiente e comunque fortemente irregolare; si hanno poi ritardi ed errori dovuti alla stessa arcaica organizzazione dell'attività agricola. Alla fine degli anni Novanta del Novecento il Paese è riuscito a soddisfare il fabbisogno interno con una serie di buoni raccolti realizzati grazie al miglioramento delle tecniche irrigue e colturali. Per quanto riguarda le coltivazioni tradizionali, destinate all'alimentazione locale, prevalgono il miglio e il sorgo, mentre il riso, coltivato nelle zone irrigue del delta del Niger, è di introduzione recente, così come il mais. Importanti per l'alimentazione locale sono anche la manioca e la batata, nonché taluni ortaggi e legumi. Il cotone, coltivato anche nei terreni asciutti del Mali meridionale, è la voce principale delle esportazioni maliane; seguono l'arachide, il tè, la canna da zucchero. Altri prodotti destinati al commercio sono il tabacco, il karité o “albero del burro” (dai cui semi si ricava appunto una specie di burro), il kapok ecc. § Le foreste davano nel 2005 quasi 5 milioni e mezzo di m3 di legname, nonché buoni quantitativi di gomma arabica, destinata all'esportazione. § Il Mali dispone di un patrimonio zootecnico tra i più cospicui dell'Africa occidentale, anche se le ricorrenti siccità falcidiano le mandrie e debilitano il bestiame sopravvissuto; mancano altresì impianti di macellazione e di refrigerazione sufficienti a consentire un'impostazione più commerciale all'attività zootecnica; infine raramente l'allevamento è associato alle colture, sicché mandrie e greggi sono costrette a lunghissime ed estenuanti transumanze per procurarsi sufficienti foraggi. Prevalgono nettamente i bovini, in larga parte proprietà dei fulbe e delle altre popolazioni pastorali che si spostano lungo il Niger. Numerosi sono anche gli ovini e i caprini, diffusi soprattutto nel sahel, dove però le condizioni sono oltremodo precarie, tanto da rendere frequenti le morie del bestiame; si hanno inoltre volatili da cortile, quindi cavalli e cammelli. § Un'altra importante risorsa è la pesca, praticata nel Niger soprattutto dai bozo; il pesce viene poi essiccato o affumicato e in certa misura esportato nei Paesi vicini. Il pescato consiste in lamantini e carpe.

Economia: industria e risorse minerarie

Manca l'industria di base (modestissimo è d'altronde anche l'apporto energetico: si producono solamente 410 milioni di kWh annui, per lo più di origine idrica grazie alla realizzazione di centrali idroelettriche sul Niger e sul Senegal) e l'attività manifatturiera, in buona parte semiartigianale, è eminentemente basata sulla trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici, comprendendo perciò oleifici, cotonifici, birrifici, zuccherifici, manifatture di tabacchi, concerie; funzionano inoltre piccoli saponifici, cementifici ecc. Il Mali possiede anche un artigianato di pregio (tessuti, pellami, ceramica bigiotteria e lavorazione del legno). § Prospezioni geologiche hanno accertato la presenza di vari minerali, tra cui ferro e petrolio, ma al momento l'attività estrattiva riguarda solo fosfati, oro (con riserve stimate nell'ordine delle 500 t e che rappresenta una delle principali voci di esportazione) e uranio, oltre ai depositi di sale del Sahara, da tempo sfruttati. Il sale viene prelevato dalle miniere di Taoudenni e trasportato ancora a dorso di cammello.

Economia: commercio, comunicazioni e turismo

Il commercio , sia all'interno del Paese sia con l'estero, è ancora piuttosto limitato. Il Mali esporta soprattutto oro e cotone (fibra e tessuti), arachidi e capi di bestiame, mentre importa in prevalenza veicoli e macchinari, generi alimentari, prodotti petroliferi e manufatti vari. La bilancia commerciale è sempre un passivo. Gli scambi con l'estero si svolgono con la Francia, con il vicino Senegal e con la Cina. § Il generale ritardo dell'economia del Mali è anche dovuto alla mancanza di un efficiente sistema di vie di comunicazione e di trasporti, il che rende tra l'altro ancora più ardua la commercializzazione dei beni prodotti, specie in un Paese che è privo di sbocchi al mare. L'asse prioritario delle comunicazioni è rappresentato dai fiumi, dal Niger principalmente, qui navigabile per ca. 1800 km (coperti da regolari servizi di battelli, cui si aggiunge un fitto movimento di piroghe che trasportano sale, pesce, cereali ecc.) e dal Senegal. Quanto alle ferrovie, il Mali può contare unicamente sulla linea Bamako-Dakar (di 1287 km, per ca. metà in territorio maliano), grazie alla quale il Paese può accedere al grande porto senegalese. Poche sono anche le buone arterie stradali, benché il settore sia stato abbastanza potenziato e si abbiano, il dato è del 2004, ca. 18.709 km di strade (solo per metà agibili tutto l'anno) in grado di collegare il Mali con tutti gli Stati circostanti. Rivestono una funzione importante i trasporti aerei; i principale aeroporti sono quelli di Bamako/Sénou e Mopti. Koulikoro possiede un porto fluviale.

Preistoria

Nella regione del Sahara maliano sono stati rinvenuti incisioni e pitture su roccia databili intorno al 5000 a.C.; nel 1927 venne scoperto, nei pressi della città di Tombouctou, uno scheletro umano che è stato fatto risalire allo stesso periodo.

Storia

Fin da epoche remote la regione fu attraversata da vie carovaniere dirette verso il Marocco e l'Algeria, mentre verso il 700 d. C. vi si affermò la dinastia neroafricana dei sisē che dette splendore e potenza all'impero di Ghana, attaccato e conquistato poi nel 1076 dagli Almoravidi. Tra i regni resisi indipendenti al momento del crollo del Ghana si distinse l'impero del Mali. Viaggiatori e cronisti arabo-berberi lasciarono dettagliate descrizioni dei regni succedutisi, sul territorio del Mali, tra i sec. VIII e XVI e sembra che nei primi decenni del sec. XVI anche i Portoghesi avessero stabilito contatti con quelle regioni giungendo fino a Tombouctou; quest'ultima e la città di Djenne divennero in questo periodo centri fiorenti del commercio e della cultura islamica. Dopo la conquista marocchina dell'impero Songhai nel 1591, seguì un periodo di caos politico, i marocchini dispersero i manoscritti delle biblioteche di Tombouctou e interruppero le vie trans-shariane individuando nuovi percorsi per il trasporto di oro e schiavi. Il regno marocchino durò per circa due secoli dopodiché si affermarono i regni bambara di Ségou e di Kaarta che conservarono una certa efficienza fino agli inizi del sec. XIX. Le esplorazioni europee, iniziate in quell'area da Mungo Park (1795) e proseguite da Barth e da Caillié (che raggiunse Tombouctou nel 1828), prepararono la penetrazione francese. Questa trovò un serio ostacolo prima (1850-64) nella resistenza del marabutto tekrur El Hadj 'Umar e poi in quella ancor più ostinata del figlio Ahmadou che aveva stabilito il suo controllo su tutto il territorio. Altro fiero oppositore della Francia fu Samory Touré che nel 1872 costituì un ampio regno sulla riva sinistra dell'alto Niger e resistette alle avanzanti colonne francesi fino al 1898, anno della sua cattura a Guélemou. L'anno successivo la Francia organizzò la colonia dell'Alto Senegal-Niger, comprendente anche il territorio di quella che sarebbe divenuta – con la nuova organizzazione politico-amministrativa del 1919 – la colonia del Sudan Francese. Con la Costituzione del 1946 quest'ultima divenne uno dei territori d'oltremare dell'Unione Francese, destinati con la Loi Cadre del 1956 a procedere ulteriormente sul piano dell'evoluzione politica. Con l'avvento in Francia della Quinta Repubblica e col referendum costituzionale del 1958, il Sudan occidentale optò per lo status di Repubblica autonoma nell'ambito della Comunità Francese, dandosi un primo governo e una prima Costituzione (23 gennaio 1959). In questo stesso anno il Sudan occidentale e il Senegal formarono la Federazione del Mali, che accedette alla piena indipendenza il 20 giugno 1960. Dissoltasi questa Federazione (20 agosto 1960), i due Paesi ripresero la propria autonomia e il Sudan occidentale assunse il nome di Repubblica del Mali al di fuori della Comunità Francese, dandosi una nuova Costituzione (22 settembre 1960). Una parte determinante nella vita politica del Mali ebbe Modibo Keita, il quale dapprima rivestì la carica di presidente della Federazione del Mali e poi della Repubblica del Mali. Un colpo di Stato militare pose però fine, il 19 novembre 1968, al suo regime presidenziale: Moussa Traoré assunse (1969) le cariche di capo dello Stato e di capo del governo e varò una nuova Costituzione (1974) che prevedeva l'instaurazione di un regime a partito unico. La svolta fu sia politica che economica. Al vertice del partito (Unione Democratica del Popolo del Mali), fondato nel 1979, si installò lo stesso Traoré, instauratore di un sistema politico ancora più dispotico del precedente. Sotto il suo governo nel dicembre 1985 la disputa confinaria con il Burkina Faso, determinata dalla contesa sui giacimenti minerari (di manganese) della fascia di Agacher, si tramutò in un breve scontro armato a conclusione del quale (gennaio 1986) fu investita della questione la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia. Il malcontento per le difficoltà economiche e per la diffusa corruzione dell'amministrazione pubblica, aggravato dalla repressione di gruppi che chiedevano misure di liberalizzazione politica, stimolò una sollevazione generale delle comunità urbane che pose alla guida dello Stato un Comitato di Transizione per la Salvezza del Popolo (CTSP), destituendo Traoré e sostituendolo con il presidente del CTSP, il tenente colonnello Amadou Toumani Touré (26 marzo 1991). Si avviò quindi un processo di democratizzazione che vedeva come primo atto la reintroduzione del multipartitismo e la proclamazione di una Conferenza Nazionale per la definizione dell'assetto politico-istituzionale. Sventato un colpo di Stato (luglio 1991) contro il governo provvisorio di Touré e approvata con il referendum del 12 gennaio 1992 la nuova Costituzione che introduceva istituzioni democratiche, nel febbraio-marzo 1992 si svolsero le elezioni parlamentari, vinte dall'Alleanza per la Democrazia del Mali, seguite in aprile dalle presidenziali, vinte da Alpha Oumar Konaré, leader dello stesso partito, entrato in carica l'8 giugno 1992. Il nuovo gruppo dirigente procedette anche alla liquidazione dei simboli del vecchio regime, processando l'ex dittatore Traoré che venne condannato a morte insieme ad alcuni suoi collaboratori (febbraio 1993); ma lo sviluppo del processo di democratizzazione si presentò comunque complicato e la difficile situazione economica determinò l'insofferenza della popolazione giovanile con l'esplosione di una drammatica protesta nella capitale Bamako (aprile 1993). Ciò portò a una fase di instabilità del quadro politico caratterizzata da rimpasti ai vertici del governo e dalla ripresa dell'attività guerrigliera dei tuaregh nel Nord del Paese, per arginare la quale il presidente Konaré inviò l'esercito e favorì la formazione di una forza controguerrigliera: il Fronte patriottico dei Ghanda Koy. La combinazione dell'iniziativa militare e della ripresa di un dialogo negoziale sulla base del patto nazionale consentì il progressivo allentamento della pressione dei tuaregh che deposero le armi, bruciate in grande quantità in un emblematico “falò della pace” svoltosi a Tombouctou nel marzo del 1996, rendendo così possibile il rientro in Mali di decine di migliaia di profughi tuaregh dalla Mauritania, dall'Algeria e dal Burkina Faso. Rinviate più volte per difficoltà organizzative e caratterizzate da una scarsa partecipazione popolare, nonché boicottate dalle principali forze di opposizione, nel 1997 si svolsero nel Paese le elezioni presidenziali (maggio) e legislative (luglio-agosto), che confermarono al potere Konaré e l'Alleanza per la Democrazia del Mali. Anche le presidenziali del maggio 2002 vennero portate a termine a fatica, a causa dei numerosi problemi organizzativi. Konaré, ineleggibile dopo aver completato il secondo mandato, lasciò campo libero ad altri candidati e le urne premiarono, sorprendentemente, il tenente colonnello Touré, già capo dello Stato dal 1991 al 1992, che ebbe la meglio su Soumaila Cissé, rappresentante dell'Alleanza per la Democrazia del Mali. Alle elezioni presidenziali svoltesi nell'aprile 2007 Touré veniva eletto per il secondo mandato. Nel 2010 Mali, Mauritania , Algeria e Niger avviavano una struttura di coordinamento per combattere la criminalità organizzata e il terrorismo. Nel 2012 le tribù tuareg del Paese scatenavano una nuova offensiva, nonostante i colloqui di pace tra ribelli e governo centrale in corso ad Algeri; in marzo il malcontento dell'esercito produceva un colpo di stato che portava al potere un gruppo di militari guidati dal capitano Amadou Sanogo, condannato sia dalla comunità internazionale, sia dalle forze politiche del Paese. I ribelli tuareg, di religione islamica, approfittando della instabile situazione politica, conquistavano tutto il nord del Paese. Dopo alcuni gironi di trattative la giunta militare al potere decideva di nominare premier Cheik Modibo. Nel gennaio del 2013 la Francia interveniva nel conflitto tra governo e ribelli islamici, inviando un contingente militare.

Cultura: generalità

Il villaggio è la più diffusa forma d'insediamento, come del resto tutta la regione sudanese. Esso è molto spesso diviso in quartieri con abitazioni addensate, separate da stradine tortuose, sopravvivenza degli antichi sistemi difensivi. Talvolta i quartieri si trovano molto lontani gli uni dagli altri: sono i sokala, risultanti dalla proliferazione del nucleo originario. Nelle regioni abitate dalle etnie bambara, minianka, bobo, senufo e malinke, il villaggio è generalmente delimitato da un basso muro e di solito è anche protetto da un'alta e spessa muraglia di difesa, come a Sikasso e a Hamdallaye (antica capitale dell'Impero Peul del Macina), nelle regioni di Bougouni e di San. La cerchia muraria racchiudeva talvolta anche i campi e gli orti e permetteva agli abitanti di sopravvivere indenni a lunghi assedi. I tipi più comuni di abitazione sono costituiti dalle tende presso i tuaregh, i mauri e gli arabi; da capanne a pianta rotonda, di stuoie o di pelli, presso gli stessi tuaregh, i peul e più raramente i songhai; da abitazioni trogloditiche oppure da capanne di pietre a secco (o anche cementate con argilla) presso i dogon; da capanne in terra battuta, rettangolari o quadrate, con terrazza, molto diffuse nella zona del sahel. Molte le feste tradizionali: spiccano le cerimonie dei dogon con le loro suggestive maschere, il Festival Sur Le Niger a Ségou, a febbraio, nato nel 2005, in occasione del quale si svolgono mostre di artigianato, spettacoli di danza e canto; i tuaregh si riuniscono a gennaio per il Festival du Desert, dove cantano e suonano melodie create da loro. I siti UNESCO patrimonio dell'umanità sono quattro: l'antica città di Djenné (1988), un tempo importante stazione di collegamento e smistamento merci nel deserto, le cui abitazioni erano costruite su colline di sabbia per evitare le inondazioni stagionali; la città di Tombouctou (1988), importante luogo di diffusione dell'islam tra il sec. XV e il XVI; Bandiagara (1989, sito sia naturale sia culturale), centro posto sulla suggestiva falesia omonima, dalla pregiata architettura; la tomba di Askia (2004), testimonianza del potere e della ricchezza dell'impero che fiorì tra il XV e il XVI secolo.

Cultura: letteratura

Abitato da vari gruppi etnici, il Mali ha una letteratura tradizionale, orale (e talvolta scritta in lettere arabe), varia e abbondante, che fonde elementi autoctoni con quelli di importazione islamica. La tradizionale cultura legata alla lingua mandingo è ricca di miti, leggende, racconti in versi e in prosa ritmata, destinati a essere cantati e danzati; vi prevaleva il teatro, con commedie satiriche (i Koto Koma nyaga), di autori anonimi, che miravano solo a divertire, escludendo ogni scopo moraleggiante. Lo spettacolo, gratuito e accompagnato da danze, veniva recitato di notte, all'aria aperta e solo dopo il raccolto. Anche i Koteba sono spettacoli teatrali simili alla Commedia dell'Arte, recitati dalle popolazioni bambara. Ai griots (narratori, buffoni, araldi, genealogisti, musici, celebratori e denigratori a pagamento), che vivevano un tempo alla corte dei capi, si deve soprattutto la poesia epico-lirica che canta le gesta dei clan dei Keyta e dei Touré. Le popolazioni peul (o fulbe) compongono canti di lode e canti religiosi, che risentono dell'influenza islamica e si trovano anche sotto forma scritta (in lettere arabe). Anche i dogon, che non sono stati islamizzati, hanno un'interessante letteratura orale, comprendente genealogie, miti, proverbi, racconti di animali, che hanno per protagonista la lepre e fondono elementi reali e fantastici, formule propiziatorie, preghiere, canzoni ecc. Le opere sono anonime, non esiste una speciale casta di recitanti. Con l'introduzione della cultura occidentale, questo ricco folclore, altrimenti in via di sparizione, ha trovato molti ricercatori, trascrittori e interpreti, fra cui primeggiano, per serietà di studi: Amadou Hampaté Bâ (1901-1991), che ha trattato particolarmente i testi, la storia e i costumi dei fulbe; alcuni suoi romanzi iniziatici sono stati tradotti in italiano: Kaidara (1971) e Lo splendore della grande stella (1989); e ancora Fily Dabo Sissoko (1900-1964), che ha raccolto i proverbi malinke, Moussa Travelé per il folclore bambara, e Massa Makan Diabaté (1938-1988). La lingua e la cultura arabe hanno dato luogo, fin dal sec. XVI, a opere letterarie di notevole valore e interesse. Si tratta, in genere, di scritti storico-geografici, ma esiste anche un prezioso documento sulla cultura e letteratura araba in questa zona: il Takmilat al-Dibai di Ahmed Baba (1556-1627). A partire dal 1950 appare una produzione letteraria in lingua francese, in gran parte saggistica, che esalta la civiltà africana tradizionale e ne tenta un inserimento in un contesto moderno. Negli anni Sessanta appaiono romanzi con tematiche soprattutto sociali o di costume (Seydou Badian, Sidiki Dembélé) o didattiche (M. Gologo). Una menzione a parte merita il romanzo Devoir de violence (1968; Dovere di violenza) che fece scandalo per la volontà di smitizzare il passato e per il linguaggio truculento. Il teatro, nato sul modello senegalese, si è ispirato agli inizi al folclore locale fondendo parole, canto e danza. Dopo l'indipendenza gli autori teatrali si sono orientati verso un genere drammatico, come Seydou Badian, la cui Mort de Chaka (1962) segna la nascita della tragedia neroafricana, o verso un genere comico-satirico, inframmezzato da balletti, che si rifà ai Koto Koma nyaga tradizionali, spesso in lingua vernacolare. Ricordiamo, inoltre, Goussa Diawara (n. 1940), autore di saggi, novelle, poesie, e che si è dedicato al teatro con Abukabari II (1992), e Moussa Konaté (n. 1951) con l'Or du diable (1985), Un appel de nuit (1995) e La Malediction du lamantin (2008). La poesia vede fra i suoi rappresentanti Fily Dabo Sissoko, che fa rivivere, in francese, l'anima della sua terra, e, più occidentalizzati e vicini ai temi proposti dal movimento della Négritude, Sirinam Cissoko, B. B. Dioura, Ouologuem Yambo. Tra i novellisti, Pascal Baba Coulibaly e M'Bamakan Soucko (1990; Comme un message de Dieu). Le opere poetiche di Hamadoun Ibrahima Issébéré, Albakaye Kounta e Abdoulaye Ascofaré promettono interessanti sviluppi. Negli anni Settanta e Ottanta il romanzo raggiunge fama internazionale e presenta due poli di interesse: da una parte la tradizione e la vita di villaggio, viste come un mondo dominato da violenza e magia, in preda a una grande miseria materiale, culturale e morale e talvolta invece idealizzato come fonte di valori autentici; dall'altra, l'ambiente urbano e la vita politica, mondo complesso e inquietante, visto con amaro pessimismo. Fuori da questo schema si pongono altri scrittori, come il già citato Massa Makan Diabaté, narratore meraviglioso, osservatore ironico, che descrive in modo brioso e tenero un mondo in evoluzione. Ma il maggior romanziere maliano è A. Hampaté Bâ (1900-1991) che, con L'étrange destin de Wangrin (1973; trad. it. L'interprete briccone), ha descritto tutto un mondo con sapido umorismo e creato un personaggio formidabile. Konaté è soprattutto conosciuto per la sua opera romanzesca che si situa sulla traccia di Y. Ouologuem (di cui ricordiamo Fils du chaos, 1986) e che ha toccato vari generi, come il poliziesco (1989; L’assassin de Banconi) e il saggio politico (1990; Mali, ils ont assassiné l’espoir). Altri romanzieri di spicco sono Ibrahima Ly (1936-1989) con Ténèbres blanches (1988), Mandé-Alpha Diarra (n. 1954) con Sahel! Sanglante secheresse (1981), Nagognimé Urbain Dembélé (n. 1939) con La saga des fous (1992). La poesia, inizialmente meno ricca della prosa, a partire dal 1980 vede schiudersi un periodo fecondo in cui, superato l'anticolonialismo, si ispira a problemi attuali e non appare così pessimista come la prosa. Anche il teatro è in piena fioritura. Il gruppo drammatico del Teatro Nazionale del Mali, diretto da Moussa Maiga, riprende le antiche farse bambara, i Koteba, per creare spettacoli popolari, con scenette satiriche e caricaturali ispirate alla vita quotidiana e con musiche, canti, pantomime e danze integrati all'azione. Esiste anche un teatro d'élite, con drammi storici e commedie di costume. A partire dagli anni Novanta del sec. XX ha fatto la sua comparsa una letteratura scritta in lingue africane, con carattere prevalentemente didascalico o di critica dei comportamenti sociali.

Cultura: arte

I gruppi più dotati e fertili in campo artistico sono quelli dei bambara e dei dogon. L'arte dogon, estremamente essenziale e astratta, ha prodotto una grande varietà di maschere per le cerimonie funebri o per i riti d'iniziazione e una statuaria quasi interamente consacrata alla rappresentazione degli antenati e degli eroi della mitologia della tribù. Anche i bambara si richiamano a esseri mitici nei loro riti agrari e li rappresentano con maschere dalle sembianze umane o animali altamente stilizzate. Nella parte meridionale e nelle regioni contigue della Costa d'Avorio settentrionale e del Burkina sono ancora da menzionare i senufo, che hanno saputo sviluppare un'arte straordinariamente ricca, con maschere e vari tipi di statue, caratterizzata da un trattamento delle curve in senso verticale che richiama il gotico .

Bibliografia

Per la geografia

V. Thompson, French West Africa, Londra, 1958; J. Meniaud, La République du Mali, Parigi, 1961; E. Beuchelt, Mali, Bonn, 1966; Ph. Decraene, Le Mali, Parigi, 1980; A. Gaudi, Le Mali, Parigi, 1988.

Per la storia

J. C. de Graft-Johnson, Le civiltà scomparse dell'Africa, Milano, 1957; B. Davidson, La riscoperta dell'Africa, Milano, 1963; D. T. Niane, Sundiata: an Epic of Old Mali, Londra, 1965; A. Caioli, Esperienze politiche africane: la Federazione del Mali, Milano, 1966; S. G. Toe, Précis d'histoire du Mali, Parigi, 1966; N. Levitzion, Ancient Ghana and Mali, Londra, 1973; O. Diarrah, Le Mali de Modibo Keita, Parigi, 1986; O. Diarrah, Vers la troisième République du Mali, Parigi, 1992.

Per la letteratura

G. Diawara, Panorama critique du théâtre malien dans son évolution, Dakar, 1981; idem, Les nouvelles maliennes, Bamako, 1982.

Per l'arte

J. Laude, Les arts de l'Afrique Noire, Parigi, 1966; G. Balandier, J. Maquet, Dictionnaire des civilisations africaines, Parigi, 1968.

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora