Melville, Herman

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Biografia

Romanziere e poeta statunitense (New York 1819-1891). Figura di primo piano nell'ambito della narrativa dell'Ottocento. Melville dovette interrompere gli studi all'accademia di Albany (1830-34) dopo la morte improvvisa del padre, che lasciò la famiglia in condizioni economiche precarie, e decise di imbarcarsi su una nave mercantile diretta a Liverpool. Tornato in America, insegnò dal 1837 al 1841, anno in cui si arruolò sulla baleniera Acushnet (la Pequod di Moby Dick), diretta verso i Mari del Sud, da lui poi abbandonata a Nakuhiva nelle isole Marchesi (1842). L'anno seguente si arruolò di nuovo, a Honolulu, su una nave da guerra, esperienza che descrisse in White Jacket. Nel 1847 si sposò a Boston, si trasferì a New York e dopo un viaggio in Europa decise di stabilirsi, abbastanza permanentemente (1850-65), in una fattoria vicino a Pittsfield, nel Massachusetts, il che gli permise di diventare amico di Hawthorne, sul quale aveva scritto un saggio critico (1850). Viaggiò ancora in Europa e in Palestina e più tardi (1860) fu a San Francisco. Dal 1866 fino alla morte visse a New York, ormai dimenticato.

Opere

Personalità complessa, in perenne contraddizione e conflitto con la tradizione e la cultura puritana cui tuttavia la sua formazione costantemente rimanda, Melville è autore, agli inizi della sua carriera letteraria, di una serie di romanzi che offrono una trattazione fantastico-analitica del mondo dei Mari del Sud. In essi la cultura complessa e raffinata dei popoli con cui l'autore era venuto a contatto durante i primi viaggi è descritta e, ora esplicitamente ora implicitamente, raffrontata a quella bianca. In Typee, a Peep at Polynesian Life (1846; Typee, uno sguardo alla vita polinesiana), Omoo, a Narrative of Adventures in the South Seas (1847; Omoo, un racconto d'avventure nei Mari del Sud) e Mardi (1849), tutti accolti abbastanza favorevolmente dal pubblico e dalla critica, Melville gradualmente definiva le modalità delle proprie tecniche narrative, affrontando il problema della delineazione dei personaggi e dell'elaborazione di un linguaggio che, utilizzando in alcuni casi soluzioni dialettali, fosse in grado di tradurre il confronto tra due diverse percezioni del mondo e tra le culture a cui tali percezioni rimandavano. In Redburn (1849; trad. it. La nave di vetro) e White Jacket (1850; Giacchetta bianca), entrambi a sfondo autobiografico, Melville affronta il problema della rappresentazione della vita di bordo e della definizione delle situazioni di conflittualità che si instaurano tra i diversi membri di un equipaggio. Il tema della nave quale microcosmo e rappresentazione allegorica del mondo doveva essere ripreso molto più complessamente e felicemente da Melville nella sua opera maggiore, Moby Dick (1851), in cui l'ampia e accurata trattazione di una “caccia”, in realtà l'ultima sfida lanciata dal capitano Achab a bordo della baleniera Pequod e a capo di un eterogeneo equipaggio nei confronti di una misteriosa balena bianca, permette a Melville di offrire un immenso affresco dei diversi modi di comportamento dell'individuo nei confronti del mondo e del problema della dicotomia tra bene e male. Nel 1852 apparve Pierre, or the Ambiguities (Pierre o le ambiguità), un romanzo complesso e in parte autobiografico, dove Melville tratta del rapporto stabilitosi tra il protagonista e due donne, che rappresentano rispettivamente la normalità della vita e la tentazione del mistero. L'opera si configura quale proiezione allegorica dell'inadeguatezza di soluzioni di ordine razionale nei confronti di problemi etico-esistenziali. Seguirono un romanzo storico, Israel Potter: His Fifty Years of Exile (1856; Israel Potter: i suoi 50 anni di esilio) e un'interessante raccolta di racconti, The Piazza Tales (1856; I racconti della veranda), tra cui si segnalano, per la compattezza dell'andamento narrativo e per l'intensità della trattazione di temi difficili, soprattutto Bartleby the Scrivener (Bartleby lo scrivano) e Benito Cereno, profetici di tutta una serie di problemi di ordine psicologico (la solitudine e l'alienazione) e politico (l'inevitabile tragicità che avrebbe in seguito caratterizzato la presa di coscienza e le scelte politiche fatte dai neri nei confronti dei bianchi). Del 1857 è infine un suo romanzo tra il picaresco e l'allegorico-satirico, The Confidence Man (L'uomo di fiducia), che segna forse il punto più reciso del pessimismo melvilliano. Si dedicò in seguito a composizioni liriche, tra cui si segnalano Battle-Pieces and Aspects of the War (1866), Clarel (1876), poema filosofico in due volumi, John Marr and Other Sailors (1888; John Marr e altri marinai) e Timoleon (1891), volume di versi ispirati al viaggio in Italia e in Grecia. Steso intorno al 1885 e apparso postumo nel 1924 va inoltre segnalato Billy Budd, Foretopman (Billy Budd, gabbiere di parrocchetto), breve e intensa narrazione dei complessi rapporti stabilitisi a bordo di una nave mercantile fra tre uomini, che offre una delle più compatte e accurate indagini psicologiche svolte nell'ambito della narrativa dell'Ottocento e nel contempo conclude felicemente la produzione di uno dei più significativi scrittori americani.

Bibliografia

C. Pavese, La letteratura americana e altri saggi, Torino, 1951; G. Cambon, La lotta con Proteo, Milano, 1963; E. Zolla, Le origini del trascendentalismo, Roma, 1963; F. Meli, Herman Melville, Milano, 1991.

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