Menéndez Pelayo, Marcelino

storico, saggista e critico letterario spagnolo (Santander 1856-1912). Dopo aver studiato lettere e filosofia all'Università di Barcellona (1871-73), dove subì profondamente l'influsso di Milá y Fontanals, fu professore di letteratura all'Università di Madrid (1878-98) e poi (dal 1898), lasciato l'insegnamento, direttore della Biblioteca Nazionale. Fra la biblioteca madrilena e la sua personale di Santander (ricchissima di libri e manoscritti e oggi aperta al pubblico) trascorse il resto della sua vita, interamente dedita allo studio. Uomo di prodigiosa erudizione, Menéndez Pelayo ricostruì, con un lavoro gigantesco, la storia culturale spagnola. L'amore per la Spagna e la fede cattolica caratterizzarono il suo pensiero e in parte limitarono le sue scelte, ancorate ai valori tradizionali del “secolo d'oro” (soprattutto all'umanesimo cristiano di Cervantes). Nella Ciencia española (1877) mostra i contributi spagnoli alla scienza universale, specialmente nel campo filosofico. Nella Historia de los heterodoxos españoles (1880) identifica i concetti di ortodossia e di spirito nazionale. Infine nella Historia de las ideas estéticas en España (1882), la sua opera più importante, passa in rassegna con uno studio esteso e serrato le dottrine spagnole sull'arte e sulla letteratura. Tra le altre opere di Menéndez Pelayo (una settantina di volumi comprendenti saggi di filosofia, storia, teoria estetica e soprattutto critica letteraria) vanno segnalate almeno: Estudios de crítica literaria (1883-1908), Antología de los poetas líricos castellanos (1890-1908), Historia de la poesía hispano-americana (1893-95), Orígenes de la novela (1905-10).

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