Menandro (commediografo)

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Biografia e opere

(greco Ménandros). Commediografo greco (Atene 342 o 341-291 o 290 a. C.). Massimo rappresentante della “commedia nuova”, appartenne a una famiglia di elevata condizione e fu iniziato all'arte comica dallo zio, il poeta Alessi. Scrisse oltre un centinaio di commedie di cui si conoscono 98 titoli, un migliaio di frammenti e una commedia intera, Il misantropo, scoperta nel 1958 in un papiro egiziano. Di parecchie altre commedie è possibile in vario modo ricostruire la trama, che non si allontana mai molto da uno schema quasi fisso: le difficoltà di una situazione amorosa o familiare, sempre felicemente risolte dopo un complicato intrecciarsi di vicende. Soprattutto tre di queste commedie, che erano anche tra le più famose di Menandro, ci sono discretamente note: L'arbitrato, capolavoro dell'arte matura del commediografo e di cui si posseggono circa i due terzi; La tosata, di cui si ha quasi la metà; La donna di Samo di cui è giunta l'ultima parte. Erano ancora famose L'apparizione, La donna di Perinto, La collana, I fratelli, anche per le imitazioni che se ne fecero da parte di commediografi più tardi. L'idea, l'ambiente, il tono di queste commedie è totalmente diverso da quello delle commedie antiche, per esempio di Aristofane, che erano piene di stravaganze, di fantasie e di polemica politica. Prende corpo con Menandro quella che fu detta la “commedia nuova” (nea), destinata a tenere il palcoscenico ormai definitivamente. Menandro rifiutò la mitologia, a cui pure si ispiravano taluni suoi contemporanei, e, se mai, sentì l'influenza delle elaborazioni psicologiche di Euripide e della sua riduzione delle grosse vicende alla dimensione borghese riprendendo anche temi e intrecci euripidei. Ma soprattutto si pose a osservare la vita, che allora, in incipiente età alessandrina, era soprattutto animata di desiderio di pace, da aspirazioni quietamente borghesi; in ciò si avverte l'influsso che ebbero su di lui anche le filosofie del tempo. Nello sviluppo degli avvenimenti Menandro delineò i caratteri nel modo più naturale, con un umorismo tenue, un'ironia delicata, una moralità indulgente e molta aderenza alla realtà. Coerente a quest'arte misurata e malinconica è anche lo stile, ricco di qualità drammatiche, adattato ai vari personaggi, ma sempre semplice, spontaneo. Più ancora che dai contemporanei, queste qualità furono apprezzate dai posteri: esse costituirono un modello per la commedia romana di Plauto e soprattutto di Terenzio e, indirettamente, per la commedia europea moderna, a partire dal Rinascimento.

Iconografia

Il dipinto della cosiddetta casa del Menandro a Pompei, che lo raffigura seduto, con un libro in mano, è forse un'eco della statua erettagli ad Atene, opera di Cefisodoto figlio di Prassitele. Altre raffigurazioni di Menandro piuttosto generiche e idealizzate si trovano in un grande mosaico pavimentale eseguito dal mosaicista romano Monnus (sec. III d. C.), ora al Museo Provinciale di Treviri, e in una quarantina di ritratti romani (Boston; Venezia, Seminario Patriarcale), repliche di un originale della fine del sec. III a. C.

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