Mencken, Henry Louis

giornalista e critico statunitense (Baltimora 1880-1956). Esercitò per tutta la vita la professione di giornalista, legando il suo nome a numerosi e importanti periodici, dallo Smart Set (Il Bel Mondo) all'American Mercury. Nei suoi articoli, più tardi raccolti in sei volumi intitolati Préjudices (1919-26), egli attacca una serie di miti, clichés e luoghi comuni, che considera tipici della tradizione puritana ereditata dalla borghesia della Nuova Inghilterra. I miti dominanti della fiducia nel progresso e nel benessere, così come il perbenismo e la pruderie, diventano spunti per la sua satira mordente ed epigrammatica. Il suo anticonformismo però si rivela decisamente aristocratico e individualista e il suo anarchismo, venato di influenze nietzschiane, piuttosto ambiguo. Con questi limiti, svolse, negli anni Venti, una funzione positiva contro il perdurare di un atteggiamento accademico e chiuso della cultura ufficiale, incoraggiando filoni culturali dissidenti e minoritari. Fece conoscere tra l'altro T. Dreiser, S. Lewis, E. O'Neill, S. Anderson, ecc. Il suo nome è soprattutto legato a The American Language (1919; supplementi 1945 e 1948), opera monumentale sull'inglese d'America.

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