Miller, Arthur

drammaturgo e narratore statunitense (New York 1915-Roxbury, Connecticut, 2005). Suggestioni di varia natura (da Ibsen alla tragedia greca) sono individuabili nella sua opera, animata da una viva coscienza etica e da intenzioni polemiche nei confronti della società americana, dei suoi miti e delle sue tare. Autore anche di un romanzo (Focus, 1945) e di racconti, ha acquistato vasta notorietà con una serie di drammi rappresentati in tutto il mondo e forse sopravvalutati: All My Sons (1947; Erano tutti miei figli), Death of a Salesman (1949; Morte di un commesso viaggiatore), A View from the Bridge (1955; Uno sguardo dal ponte). In The Crucible (1953; Il crogiuolo) ha presentato una trasparente parabola delle inchieste condotte sul comunismo americano dal senatore McCarthy agli inizi degli anni Cinquanta. Miller ha cominciato a subire aspre revisioni critiche dopo aver tradotto in dramma il proprio rapporto con Marilyn Monroe. Ma, se After the Fall (1964; Dopo la caduta) può essere considerata ancora un'opera stimolante e in certa misura coraggiosa, il proseguimento dell'attività di Miller – Incident at Vichy (1964; Incidente a Vichy), The Price (1968; Il prezzo), The Creation of the World (1972; La creazione del mondo), The American Clock (1980; L'orologio americano), Playing for Time (1981; Suonando per guadagnare tempo), Ride Down Mount Morgan (1990; La discesa da Mount Morgan), The Last Yankee (1991; L'ultimo Yankee), Broken Glass (1994; Vetri rotti) – ha fatto constatare un'involuzione e ha segnato i limiti del suo realismo nutrito di elementi simbolistici e moralistici. Miller è stato inoltre autore dell'autobiografia Timebends: A Life (1987; Svolte. La mia vita) e ha recitato per A. Gitai in Eden (2001), tratto da un suo racconto.