Mitre, Bartolomé

uomo politico, storico e letterato argentino (Buenos Aires 1821-1906). È considerato uno dei fondatori della nazione argentina. Membro del Partito unitario, visse in esilio in Uruguay, Bolivia, Cile, Perú finché nel 1852 tornò in Argentina e, unitosi al movimento di opposizione a Juan Manuel de Rosas, partecipò contro questo alla battaglia di Caseros (1852). Legato da quel momento agli interessi di Buenos Aires, divenne uno dei capi del movimento secessionista della città durante la guerra tra la provincia e la Confederazione. Sconfitto da Justo José Urquiza a Cepeda (23 ottobre 1859), dovette accettare l'entrata di Buenos Aires nella Confederazione (11 novembre). Riprese le ostilità, Mitre sconfisse le forze confederate nella battaglia del Pavon (17 settembre 1861): ciò ebbe come conseguenza il consolidamento dell'unità dell'Argentina sotto l'egemonia di Buenos Aires. Nel 1862 Mitre fu nominato presidente della Repubblica dal Congresso; durante il suo mandato (fino al 1868), riuscì a riportare l'ordine, a creare un'amministrazione pubblica, a incrementare istruzione e immigrazione. Sul piano internazionale inserì il Paese nella guerra (1865-70) della Triplice Alleanza (Argentina, Brasile, Uruguay) contro il Paraguay di Francisco Solano López. Candidato alla presidenza nel 1874, fu sconfitto da Nicolás Avellaneda in elezioni irregolari; capeggiò perciò un'insurrezione contro di lui ma fu rapidamente sconfitto. Si schierò poi con l'opposizione finché nel 1890 si unì al movimento che fece cadere Juárez Celman. Nel 1870 aveva fondato il quotidiano La Nación; scrisse alcune opere storiche tra cui si ricordano: Historia de Belgrano y de la indipendencia argentina (1876-77, 3 vol.), Historia de San Martín y de la emancipación sudamericana (1887-88, 3 vol.).

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