Generalità

Regione semidesertica dell'Africa nordorientale, estesa tra l'Egitto meridionale (Bassa Nubia tra la prima e la seconda cateratta del Nilo; anticamente Uauat) e il Sudan settentrionale (Alta Nubia fino alla VI cateratta; anticamente Kūsh); incisa da numerosi uidian, comprende la media valle del Nilo e gli aridi territori adiacenti (deserti Libico e Nubiano, Steppa di Baiuda). Agricoltura (cotone, canna da zucchero, datteri) e pastorizia nomade. In arabo, Nubiya.

Storia

La storia della Nubia è sempre stata strettamente legata a quella dell'Egitto da vincoli commerciali e politici: di lì infatti venivano truppe mercenarie e prodotti pregiati, oro, pietre dure e da costruzione, avorio, penne di struzzo, pelli di leopardo. Durante l'età preistorica una stessa cultura accomuna Egitto e Nubia, ma all'inizio dell'età storica l'Egitto acquista i suoi caratteri distintivi mentre la Nubia resta in una fase culturalmente più arretrata, pronta a divenire terreno di sfruttamento e di conquista per il potente vicino. Fin dall'inizio dell'Antico Regno si hanno notizie di spedizioni alle cave e alle miniere della regione. Nel Medio Regno l'espansione egiziana acquista il carattere di conquista coloniale, con l'insediarsi di numerose e imponenti fortezze nei punti strategicamente rilevanti. Nello stesso periodo, e precisamente tra la fine dell'Antico Regno e l'inizio del Nuovo, si sviluppa nella regione settentrionale un tipo di cultura che viene chiamata del Gruppo C, mentre più a sud, nella stazione commerciale di Kerma, una cultura locale piuttosto progredita si intreccia con elementi tipicamente egiziani. Dopo un affievolirsi del potere egiziano durante il II periodo intermedio (in cui anzi un re di Kūsh appare alleato degli Hyksos), la conquista riprende all'inizio della XVIII dinastia, e a capo della regione viene installato un viceré, col titolo di “figlio regale di Kūsh”. Intorno al 750 a. C. una dinastia etiopica, forse di lontana origine egiziana, capeggiata da Piankhi e installata a Napata, passò al contrattacco conquistando l'Egitto intero e restaurandovi la tradizione egiziana dell'età dell'oro dell'Antico e del Medio Regno vista secondo un'angolazione un po' provinciale. Tuttavia l'avventura di questi sovrani ebbe breve durata, e già alla metà del secolo successivo le invasioni assire li respingevano nelle loro sedi. In età greco-romana si accentua la divisione tra Bassa Nubia, ancora legata all'Egitto (in età romana la frontiera è fissata a Maharraqa), e Alta Nubia. Nel 350 ca. d. C. Meroë viene conquistata dal cristiano Ezānā, re di Aksum, mentre la Bassa Nubia resta in mano ai Blemmi e poi ai Nobati, che nel sec. VI si convertono anch'essi al cristianesimo. L'età cristiana è per la Nubia un altro periodo fiorente, come testimoniano imponenti città con chiese ricche di belle pitture. A questa fase pose termine la conquista musulmana dei sec. XIII-XIV. Resasi indipendente nel corso della prima conquista araba, la regione fu travolta e islamizzata dai Mamelucchi, tra il sec. XIII e il XIV.

Arte

Lo studio dell'arte in Nubia è stato particolarmente ricco e fruttuoso durante il periodo in cui la costruzione della diga di Assuan (1960-71) e l'imminenza della sommersione di una regione ricchissima di testimonianze archeologiche fecero affluire sul posto numerose missioni provenienti da tutte le nazioni. La parte settentrionale (Uauat) di questa regione, sempre tradizionalmente divisa in due parti dalla II cateratta, risentì fin dall'età più antica dell'influsso egiziano, mentre quella meridionale (Kūsh) godendo di una relativa indipendenza, sviluppò una propria cultura (anche se non mancarono reciproci influssi). Le più antiche manifestazioni artistiche sono le incisioni rupestri frequenti lungo le sponde rocciose del Nilo e raffiguranti soprattutto elefanti e giraffe. In un'epoca corrispondente alla fine dell'età preistorica e alle tre prime dinastie egiziane, si sviluppò nella Nubia settentrionale una cultura cui viene dato il nome di Gruppo A, analoga alla cultura di Naqâda II. Si tratta quindi di un attardamento rispetto al contemporaneo fiorire della cultura faraonica. Ad un'epoca corrispondente alle dinastie IV-VI appartiene invece il cosiddetto Gruppo B che taluni espungono dal contesto delle culture nubiane come uno sviluppo, o meglio un impoverimento, del Gruppo A. Con la fine dell'Antico Regno e con una fase quindi di maggiore indipendenza delle popolazioni nubiane, si sviluppò la cultura che viene chiamata Gruppo C (si tratta sempre di culture cui è ignota la scrittura), forse apportata da nomadi del deserto occidentale, caratterizzata da sepolture in fosse ricoperte da tumuli circolari e da ceramiche con decorazione incisa a motivi geometrici, riempiti di bianco o a vivaci colori su fondo nero. Con tale gruppo sono connesse genti appartenenti alle popolazioni note anche in Egitto col nome di “Pangraves” (dalla caratteristica sepoltura in fosse circolari) e identificabili forse coi Mediau cioè con nomadi del deserto orientale penetrati in Egitto come mercenari. Tale cultura ha come elementi caratteristici, oltre alla forma delle sepolture, spesso ornate da bucrani o da corna di capridi o bovidi, una ceramica con bande decorate e braccialetti formate da sottili strisce di conchiglia legate insieme. Durante il Medio Regno l'espansione coloniale egiziana determinò la costruzione di fortezze situate nei punti di confine e agli sbocchi degli uidian principali: Semna, Qumma, Buhen, Aniba, Iqqur, Quban. Notevolissimi esempi di architettura militare, erano costituite da una massiccia cinta di mattoni crudi, rinforzata da torri circolari e bastioni e circondate da un ampio fossato. All'interno si trovavano le abitazioni dei difensori e uno o più templi. Intanto nella parte più meridionale si sviluppò un'altra cultura con caratteri di grande originalità, la cosiddetta cultura di Kerma. I tipi di sepoltura sono tipicamente non egiziani, con grandi tombe a tumulo, deposizioni su letti invece che in sarcofagi e presenza di numerosi sacrifici umani. Le opere di artigianato (ceramica finissima a bocca nera, intarsi di avorio e di mica per ornare mobili e indumenti) mostrano una commistione di elementi indigeni ed egiziani. Durante il Nuovo Regno la Bassa Nubia, completamente egittizzata, vide un fiorire di costruzioni specialmente di tipo templare. Le particolari condizioni geografiche imposero tuttavia ai faraoni un adattamento dei tipi architettonici classici, per cui si sviluppò soprattutto il tempio rupestre, il cui esempio più antico, lo speos di Ellesija scavato da Thutmose III, si trova ora al Museo di Torino. Particolarmente ricchi e importanti i templi di Ramesse II, tra cui principalmente, procedendo da nord a sud: Beit el-Wali, Ǧerf Ḥuseyn, Wādī es-Sebua, Derr e soprattutto i due di Abu Simbel. Durante il periodo delle dinastie etiopiche riprese l'attività costruttiva incentrata soprattutto nella zona del Gebel Barkal in cui sorgeva la capitale Napata. A partire dal sec. IV a.C., mentre la Bassa Nubia continuò a muoversi nell'ambito dell'Egitto, e ne sono testimonianza importanti costruzioni di età tolemaica e romana, l'Alta Nubia, ora con capitale Meroë, si racchiuse in se stessa accentuando i caratteri africani di una cultura che ha come punto di partenza la tradizione faraonica dei sovrani di Napata. Tale linguaggio figurativo si esplicò soprattutto nella decorazione sovrabbondante e nei rilievi sovraccarichi di particolari con un gusto tipicamente barbarico. Dopo la caduta di Meroë un'eco di quest'arte si ritrova nei prodotti artistici di una popolazione che viene convenzionalmente chiamata Gruppo X, sia essa da identificare con i Blemmi o piuttosto con i Nobati, ben noti alle fonti classiche. Ricche tombe a tumulo di alcuni sovrani, con oggetti barbaricamente fastosi cui si mescolano opere di importazione dell'Egitto bizantino, sono state rinvenute a Ballāna e Qusṭul e, più recentemente, a Qaṣr Ibrim. Con la cristianizzazione della Nubia, avvenuta a partire dal sec. VI, una nuova fiorente civiltà percorse la regione. Questo nuovo sviluppo culturale è testimoniato dai villaggi e dalle numerose chiese che costellano la Nubia ornate di iscrizioni e di pitture di stile bizantino, spesso di notevolissimo interesse artistico, come soprattutto quelle di Faras nella Nubia sudanese.

Bibliografia

A. J. Arkell, A History of the Sudan from the Earliest Times to 1821, Londra, 1961; G. Gerster, Nubien, Goldland am Neil, Zurigo-Stoccarda, 1964; S. Curto, Nubia. Storia di una civiltà favolosa, Novara, 1965; W. B. Emery, Egypt in Nubia, Londra, 1965; Ch. Desroches Noblecourt, G. Gerster, Il mondo salva Abu Simbel, Vienna-Berlino, 1968; P. Cervicek, Rock Pictures of Upper Egypt and Nubia, Napoli, 1986.

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