Pòlo, Marco

viaggiatore veneziano (Venezia 1254-1324). Figlio di Niccolò, facoltoso mercante che con il fratello Matteo svolgeva frequenti traffici commerciali con l'Oriente, partì nel novembre 1271 con il padre e lo zio alla volta della Cina, allora detta Catai, dove i fratelli Polo avevano già soggiornato; ora tornavano alla corte del Gran Khān Qubilai. I tre veneziani giunsero a Cambaluc (l'attuale Pechino) dopo un lungo viaggio durato trenta mesi attraverso l'Anatolia, la Mesopotamia, l'altopiano dell'Iran, il Pamir, il Turkestan Orientale, il deserto del Gobi e infine le province cinesi di Gansu, Shensi, Shansi e Hebei . Ricevuti a corte con grandi onori, essi entrarono ben presto nelle grazie del Gran Khān, il quale permise loro di osservare la vita del suo popolo in ogni particolare ma soprattutto apprezzò le doti di intelligenza e di coraggio del giovane Marco. Nei 17 anni che seguirono, Polo, come incaricato di fiducia dell'imperatore, ebbe modo di visitare gran parte dell'Oriente e studiarne la geografia, la storia e i costumi. Imparati i principali idiomi parlati nell'immenso impero del Catai, svolse importanti missioni diplomatiche e commerciali per conto del Gran Khān, che lo portarono a viaggiare nelle province cinesi di Shensi (dove visitò la città di Singganfu, l'attuale Sian), Shansi, Hebei, Honan, Anhui, Kiangsu, Hubei e Szechwan, spingendosi fino al Tibet; e poi ancora lo Yunnan, nella Cina meridionale, la Birmania e le regioni indocinesi dell'Annam e della Cocincina. Agli inizi del 1292, il Gran Khān permise ai Polo di tornare in patria, affidando però loro l'incarico di scortare fino in Persia una principessa della sua famiglia che doveva andare in sposa al sovrano di quel Paese, Argun Khān. Con 600 uomini imbarcati su 14 navi, i Polo partirono da Zadon (l'odierna Chuanchow) alla volta della Cocincina, da dove raggiunsero la penisola di Malacca e l'isola di Sumatra. Dopo una sosta forzata di 5 mesi a causa dei venti contrari, si diressero verso le Andamane e Ceylon, costeggiarono la costa indiana del Coromandel, doppiarono l'estremità meridionale della penisola del Deccan e giunsero, infine, dopo 18 mesi di viaggio e con soli 20 superstiti, al porto persiano di Hormuz, dove terminava la loro missione e da dove proseguirono via terra il viaggio di ritorno. Tornato a Venezia nel 1295, dopo 24 anni di assenza, Marco riprese la sua attività di mercante: scarse e incerte sono le notizie relative a questo periodo della sua vita. Fatto prigioniero dai Genovesi, probabilmente durante la battaglia di Curzola (1298), nel corso della prigionia dettò a Rustichello da PisaIl Milione, l'opera cui è legata la sua fama di esploratore e di scrittore. L'opera presenta una salda unità strutturale e non si risolve in un mero resoconto mercantile. Polo sa evocare i colori stupendi di paesaggi esotici facendo circolare nell'esattezza scientifica della narrazione un'aria di attonita meraviglia; questo costituisce il fascino poetico della narrazione che si colloca nella storia letteraria come “una delle sintesi più potenti che ci abbia lasciato il Medioevo, laica e terrena, da porsi accanto alle due celebri sintesi in cui si è riassunto il Medioevo teologico e filosofico, la Summa di San Tommaso d'Aquino e la Divina Commedia ” (L. Foscolo Benedetto).

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