PET (medicina)

sigla dell'inglese Positron Emission Tomography (tomografia a emissione di positroni), usata per indicare una metodica diagnostica che consente di mettere in evidenza eventuali alterazioni del metabolismo di una sostanza. Tale metodica si fonda sulla visualizzazione della distribuzione e del comportamento di diverse molecole, introdotte nell'organismo dopo aver sostituito uno dei componenti con un isotopo radioattivo capace di emettere particelle (i positroni), che possono rivelare un'alterazione patologica di un tessuto in una fase in cui ancora non si sono determinate modificazioni organiche o anatomiche. L'apparecchiatura impiegata a tale scopo è costituita da un sistema di rilevazione di radioattività, capace di captare le particelle emesse da queste molecole marcate (una sorta di “tracciante”) e di seguirne il destino e il comportamento in diversi tessuti, nonché da un sistema di trasformazione delle informazioni ricevute in immagini, in grado di riscostruire delle vere e proprie “mappe” di distribuzione nell'organismo della molecola in esame. Tale sistema di indagine risulta particolarmente utile nello studio delle patologie cerebrali, in quanto molte malattie che colpiscono il cervello si determinano per difetti circolatori o metabolici, e quindi la possibilità di valutare i processi fisiologici di utilizzazione di certe sostanze (per esempio del glucosio o dell'ossigeno) nonché di misurare l'entità e le variazioni del flusso sanguigno, permette un inquadramento diagnostico molto precoce. In campo cardiologico la PET può fornire informazioni relative all'irrorazione del tessuto miocardico anche prima che un difetto del flusso coronarico abbia causato sintomi clinici evidenti, come l'angina. Inoltre, in soggetti che abbiano già avuto un infarto, permette di quantificare con precisione il danno subito e di esprimere quindi con maggiore esattezza un parere prognostico e un'indicazione terapeutica.

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