Palmira (Siria)

Indice

Generalità

Oasi (18.122 ab. nel 1981) della Siria, nel distretto di Homs, 140 km a ESE del capoluogo, sulle rovine dell'antica città omonima .Agricoltura. In greco, Palmýra; in aramaico, Tadmor; in arabo, Tadmur.

Storia

La prima menzione della città risale all'inizio del II millennio. Notizie storiche ci sono tuttavia pervenute solo a partire dal sec. I a. C. Palmira si trovava sul confine che delimitava l'Impero romano da quello partico. Sembra certo che Palmira perse la sua indipendenza agli inizi dell'età imperiale (a opera forse di Germanico nel 17 d. C.) e fu città tributaria di Roma. Gli alterni rapporti nell'età dell'alto Impero tra la Partia e Roma permisero a Palmira di divenire praticamente una città neutrale in cui si potevano scambiare le mercanzie delle due potenze ufficialmente ostili. Questa circostanza consentì a Palmira di divenire opulenta e la sua prosperità raggiunse il culmine con Adriano (117-138 d. C.). Nella metà del sec. III il principe arabo di Palmira Odenato sconfisse il re persiano Shāpūr I che era penetrato in territorio romano e aveva conquistato Antiochia. Così egli assunse il titolo di Re dei Re e poi quello di restitutor totius Orientis o corrector totius Orientis. Ora Odenato pensò di costituire Palmira come centro di uno Stato indipendente tra l'Impero romano e quello persiano; il disegno fu tentato dalla moglie Zenobia (Bath-zabbay), poiché Odenato fu ucciso nel 267 d. C.: di fatto tutte le province asiatiche, che non volevano portare il giogo del dominio persiano o romano, gravitavano intorno a Palmira la quale sotto il regno di Claudio II (268-270) aveva aggiunto l'Egitto alla sua sfera d'influenza. Ma in seguito all'aperta ribellione di Zenobia, l'imperatore Aureliano nel 272 pose fine all'indipendenza di Palmira e l'anno successivo la città fu saccheggiata e la sua potenza distrutta. Con Diocleziano divenne sede di una legione; nel 634 cadde in mano agli Arabi.

Archeologia

Gli scavi archeologici (tedeschi, francesi, polacchi, svizzeri, siriani) hanno riportato alla luce gran parte della città, evidenziandone il carattere misto, da un lato ellenistico-romano, dall'altro partico. Numerosi e imponenti sono i monumenti architettonici (parzialmente ricostruiti) che in complesso ricalcano i moduli comuni all'arte orientale dell'Impero romano; gli elementi orientali sono più evidenti negli edifici di culto, nelle case (spesso con iwān), nelle tombe . Di particolare suggestione e interesse sono la grande via colonnata, il santuario di Bel con il tempio su alto podio racchiuso da un grandioso peribolo a colonne, il teatro, il santuario di Ba'alshamīn, l'agorà, il serraglio, nonché le terme di Diocleziano, il santuario di Nebo, il cosiddetto Campo di Diocleziano. Le necropoli hanno sepolcri a torre e ipogei scavati nella roccia con loculi sovrapposti, di tipo rispettivamente iranico e semitico. Riccamente documentata è la scultura, che presenta una singolare commistione di elementi ellenistico-romani e orientali, sia nelle tipologie sia nelle soluzioni stilistiche; grande valore ha la linea che movimenta volumi massicci. La pittura , come del resto la scultura, preferisce la veduta frontale e denuncia il suo carattere orientale nello spiccato senso decorativo. Degne di nota sono pure le arti minori (gioielli, stoffe).

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