Paràbita

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comune in provincia di Lecce (38 km), 80 m s.m., 20,84 km², 8984 ab. (parabitani), patrono: Madonna della Coltura (ultima domenica di maggio).

Centro del Salentomeridionale, ai piedi della Serra di Sant'Eleuterio. La presenza dell'uomo nel territorio risale al Paleolitico, mentre l'origine del paese pare si ricolleghi a un centro messapico (Baurota o Bivota), di cui restano tracce a SW dell'abitato. Nel sec. XV fu feudo dei Sanseverino, poi appartenne ai De Caro, ai Del Balzo, ai Castriota e ai Ferrari. § Il vecchio nucleo dell'abitato conserva case e palazzetti del Cinquecento, il restaurato castello cinquecentesco e il convento degli alcantarini. Il moderno santuario della Madonna della Coltura, di stile romanico-gotico, custodisce il monolito della Panagia, con un affresco bizantineggiante del sec. XII (Madonna col Bambino), ma ridipinto in seguito. § L'agricoltura produce uva, olive, ortaggi e frutta. L'industria è attiva nei settori tessile (confezioni, calze), enologico (matino DOC), oleario, dei materiali per l'edilizia e della lavorazione del legno. È praticato l'artigianato del ferro, della pietra leccese e degli smalti. § Nei dintorni sono alcune chiese-grotte e la cappella rupestre di Santa Marina. Eccezionale è il patrimonio preistorico rinvenuto tra il 1966 e il 1970 nella grotta delle Veneri: tra l'altro due statuine femminili in osso (le Veneri appunto) , che costituiscono una preziosissima documentazione della scultura del Paleolitico.

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