Pastóre, Giùlio

sindacalista e uomo politico italiano (Genova 1902-Roma 1969). Nato da famiglia operaia originaria dell'alto Novarese, visse l'adolescenza in Valsesia dove entrò presto in fabbrica per aiutare la madre nel sostegno della famiglia. Coinvolto nell'attività del movimento cattolico locale, a soli diciotto anni divenne responsabile sindacale della CIL e fondatore di circoli giovanili cattolici. Autodidatta, nel 1924 fu chiamato alla guida di un giornale cattolico monzese e, accanto ad A. Grandi, combatté la battaglia per la democrazia contro il fascismo, per la quale fu costretto a dimettersi. Infaticabile organizzatore della Gioventù cattolica, a metà degli anni Trenta del Novecento fu chiamato da Gedda a Roma presso l'Azione Cattolica Nazionale. Partecipò nel 1944 alla Resistenza, alla ricostituzione del sindacato e alla nascita della Democrazia Cristiana. Dopo il Patto di Roma, con Grandi alla testa della CGIL unitaria, per la corrente sindacale cristiana, fondò le ACLI; dopo il luglio 1948, uscito dalla CGIL, fondò prima la LCGIL (Libera Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori) e poi la CISL (1950), di cui divenne primo segretario generale. Eletto per la DC come membro dell'Assemblea costituente e sempre confermato alle elezioni per il Parlamento, ricoprì importanti incarichi direttivi, come leader della Sinistra sociale democristiana. Nel 1958 si dimise dal vertice del sindacato e fu nominato ministro per l'Intervento straordinario per il Mezzogiorno e le aree depresse: Pastore tenne l'incarico fino al 1968, sottolineando i limiti dell'intervento straordinario e la necessità di favorire la promozione umana e culturale per suscitare nella società locale le forze capaci di affrontare i gravi problemi delle regioni meridionali.

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