Pellizza da Volpédo, Giusèppe

pittore italiano (Volpedo, Alessandria, 1868-1907). Di famiglia contadina iniziò gli studi artistici a Brera (1883) per poi passare alle accademie di Roma, Firenze e Bergamo. Dopo i primi lavori dipinti secondo i principi del realismo appresi a Bergamo dal Tallone, fu indotto dalla conoscenza delle opere del Nomellini, del Morbelli, del Segantini, a tentare il metodo del colore diviso, prima su un piano puramente intuitivo (Mammine, 1892), poi più scientifico, grazie al continuo rapporto epistolare con l'amico Morbelli da cui apprese una tecnica divisionistica sistematica, basata su pennellate puntiformi di colore puro, accostate secondo la legge dei complementari, ai fini di una resa più oggettiva della luce. Sensibilizzato dalle letture di Morris, Engels, Tolstoj e Labriola, Pellizza da Volpedo sentì profondamente l'esigenza di un'arte ricca di contenuti umani e approfondì il tema sociale con Il Quarto Stato (1901, Milano, Galleria d'Arte Moderna), opera di grandissimo impegno che lo tenne occupato per diversi anni con bozzetti, studi e disegni. Successivamente egli tornò al paesaggio puro, nella tradizione della Scuola di Barbizon e del Fontanesi: L'amore nella vita (Lonedo, collezione privata), Il sorgere del sole (Torino, collezione privata), Panni al sole (1905; Milano, collezione privata). Alla ricerca di un paesaggio più ampio e grandioso, nel 1906 si recò a Roma, dove lavorò a una serie di opere importantissime per la pittura prefuturista di Balla e Boccioni (Prato fiorito, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; Statua a Villa Borghese, Venezia, Galleria d'Arte Moderna).

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