Perugino, Piètro Vannucci, detto il-

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pittore italiano (Città della Pieve 1445/50-Fontignano 1523). Formatosi a due grandi scuole, quella, indiretta, di Piero della Francesca – che aveva improntato di sé l'ambiente umbro-marchigiano – e quella fiorentina del Verrocchio, di cui il Perugino fu allievo (1470-72), la sua opera rappresenta uno dei punti più alti di quel tentativo di sintesi dei maggiori risultati raggiunti dai maestri della prima generazione rinascimentale, che caratterizza la cultura pittorica dello scorcio del secolo. I dipinti giovanili (le Madonne dei musei di Parigi, Londra, Berlino; alcuni dei pannelli con Storie di S. Bernardino, Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria, ecc.) rivelano l'assimilazione delle luminose, nitide atmosfere di Piero in un gusto più descrittivo e ornato, sul quale agiscono anche le ricerche verrocchiesche di linea e di movimento (ma su questo gruppo di dipinti molto discusso, c'è chi nega il suo intervento). La fama del Perugino si accrebbe notevolmente dopo gli importanti incarichi ricevuti alla corte papale a Roma, dove fu presente dal 1478: nel 1481-82 lo si trova attivo alla decorazione ad affresco della Cappella Sistina, accanto al Botticelli, al Ghirlandaio, al Rosselli (Storie di Mosè, Storie di Cristo, tra cui la celebre Consegna delle chiavi a Pietro (tutta di sua mano), che ebbe valore propositivo non solo per il giovane Raffaello, ma per una parte notevole della cultura contemporanea). La vasta attività dell'artista nel periodo a cavallo del secolo presenta i massimi risultati della sua poetica (Apollo e Marsia, Parigi, Louvre; Visione di S. Bernardo, Monaco, Alte Pinakothek; affreschi del Collegio del Cambio a Perugia, 1498-1500, ecc.): nella perfetta inquadratura prospettica e nell'evocazione dolcissima del tenero paesaggio umbro, si collocano con calibrata armonia i gruppi di figure assorte e contemplative, atteggiate secondo ritmi di grazia ed eleganza. La grande fortuna di questa sigla di “grazia” e di “dolcezza”, particolarmente evidente nelle composizioni sacre ripetute all'infinito, isterilì l'attività successiva del Perugino in una ripetizione monocorde, da cui si stacca solo qualche raro esempio, come il raffinatissimo pannello con la Lotta tra Amore e Castità (1505), eseguito per lo studiolo di Isabella d'Este e ora al Louvre.

Bibliografia

U. Gnoli, Pietro Perugino, Spoleto, 1923; F. Canuti, Il Perugino, Siena, 1931; E. Camesasca, L'opera completa del Perugino, Milano, 1969; P. Scarpellini, Perugino, Milano, 1991.

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