Pico della Miràndola, Giovanni

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filosofo italiano (Mirandola 1463-Firenze 1494). Con M. Ficino è il massimo esponente dell'umanesimo filosofico italiano. Studiò a Bologna, Ferrara e Padova. Nel 1484 si recò a Firenze e qui strinse rapporti con Lorenzo il Magnifico e M. Ficino entrando a far parte della loro cerchia. Uomo di prodigiosa memoria e dottrina, nel 1486 presentò a Roma 900 tesi (Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae) per una pubblica discussione su tutti i problemi di filosofia e di teologia; condannate 13 tesi da Innocenzo VIII, si rifugiò a Parigi, dove fu arrestato. Liberato per intervento di Lorenzo il Magnifico, si trasferì a Firenze. Nel suo pensiero confluiscono accanto alla tradizione neoplatonica quella della mistica e dell'esoterismo cristiano e cabalistico. Della cabala Pico della Mirandola tentò una cristianizzazione interpretandola come conferma della verità del cristianesimo (nelle Conclusiones). Nel De hominis dignitate Pico della Mirandola esaltò l'uomo e la sua capacità, grazie all'opera redentrice di Cristo, di recuperare la sua origine e natura divina. Nello Heptaplus (1490), che è un commento allegorico al testo biblico della Genesi, rivendicò la magia come unica forma corretta di rapporto con la natura: mago è colui che conosce le leggi occulte della natura e sa trarne giovamento. Infine nelle Disputationes in astrologiam rifiutò, pur non negando l'esistenza di un certo influsso astrale, ogni forma di esasperato determinismo astrologico. La sua opera esercitò un enorme influsso su tutta la cultura del Rinascimento europeo.

Bibliografia

E. Monnerjahn, Pico della Mirandola, Wiesbaden, 1960; H. de Lubac, Pic de la Mirandole, Parigi, 1974; A. Raspanti, Filosofia, teologia, religione. L'unità della visione in Giovanni Pico della Mirandola, Palermo, 1991.

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