Piermarini, Giusèppe

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architetto italiano (Foligno 1734-1808). Dopo una prima formazione tecnico-scientifica a Foligno, e poi ancora a Roma nella sfera del matematico e astronomo R. Boscovich (dal 1756), passò a interessarsi di architettura divenendo allievo di G. Murena, di P. Posi e infine collaboratore di L. Vanvitelli a Roma e Napoli, durante la costruzione della Reggia di Caserta. Nel 1769, recatosi col Vanvitelli a Milano, ricoprì la carica di imperial regio architetto per tutta la Lombardia. Ciò gli permise di affermarsi come l'esponente più autorevole dell'architettura milanese nel clima di transizione dell'ultimo Settecento, e di contribuire a creare quella Milano neoclassica cui diede una personale impronta. Piermarini fu inoltre membro e docente nella locale Accademia di Brera. Le maggiori opere milanesi dell'architetto sono il Palazzo Reale, ristrutturato e ampliato fra il 1770 e il 1778, il Teatro alla Scala (1776-78), suo celeberrimo capolavoro, nella cui sala Piermarini mostrò insuperata padronanza delle tecniche acustiche e ottiche, e quello della Cannobbiana (1776-79), radicalmente trasformato nell'odierno Lirico; i palazzi Belgioioso (1773-75) nell'omonima piazza (1777), Casnedi, Morigia, Cusani, del Monte di Pietà (1783). Piermarini collaborò anche al rinnovamento urbanistico di Milano, con la sistemazione della piazza davanti all'Arcivescovado (di cui progettò la facciata, 1780); la zona di via S. Radegonda e quella di via della Marina (1781-87) col primo nucleo dei giardini pubblici. A Monza Piermarini costruì la Villa Reale (1777-80) e a Cassano d'Adda quella Borromeo (1781). Lavorò inoltre a Pavia, riformandone l'Università (1772-83), a Mantova (Accademia Virgiliana, 1773) e poi a Novara, Crema e Matelica (teatro, progettato nel 1803 e costruito nel 1805-12).

G. De Angelis d'Ossat, Disegni del Piermarini per i teatri alla Scala e alla Canobbiana, in “Palladio”, 1951; L. Grassi, Disposizione, misura, euritmia nell'opera del Piermarini e la villa di Cassano d'Adda, in “Arte Lombarda”, VI, 1961; G. Mezzanotte, Architettura della Scala nell'età neoclassica, Milano, 1982.

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