Pirro II (re d'Epiro)

(latino Pyrrhus). Re d'Epiro (? 319 a. C.-Argo 273 o 272 a. C.). Succeduto al padre Eacide in minore età, poté regnare solo dal 307 al 303. Ritornò sul trono nel 298, insieme a Neottolemo; ben presto però tolse di mezzo il collega e tentò di istituire nell'Epiro una monarchia di tipo ellenistico. Nella lotta contro la Macedonia per ottenere l'indipendenza del suo regno conseguì notevoli successi e annessioni territoriali. Perse comunque ben presto ogni speranza di un'occupazione stabile della Macedonia, dal momento che se ne impadronì saldamente il rivale Tolomeo Cerauno. Nel 282 ricevette una richiesta d'aiuto da parte di Taranto, dove i più accesi rappresentanti del partito popolare erano fautori di una continuazione della guerra contro Roma e cercavano l'aiuto di un sovrano straniero. Pirro II, abile condottiero esperto di cose militari, che vedeva in questa occasione la possibilità di successi per una sua futura affermazione nel mondo greco, accettò. Il primo scontro tra Romani e alleati avvenne a Eraclea (280). Pirro II, con il ricorso alla cavalleria tessalica e agli elefanti, ne uscì vincitore, ma subì gravi perdite, donde divenne proverbiale il detto “vittorie di Pirro II” per indicare vittorie pagate a durissimo prezzo e quindi inutili. Dopo di ciò avanzò in Campania, ma non vide verificarsi quella insurrezione che aveva sperato dei popoli soggetti a Roma. Continuò la sua marcia giungendo a pochi chilometri da Roma stessa, ma, per l'ostinata fedeltà delle popolazioni, ritornò sui suoi passi a Taranto. Le forze contrapposte si scontrarono nell'attuale Ascoli Satriano (279) in Puglia, con gravi perdite nell'una e nell'altra parte, senza risultati decisivi. Fallite le trattative di accordo con i Romani, che intanto avevano rinnovato antichi patti con Cartagine, nel 278 Pirro II, cedendo a inviti e richieste di aiuto da parte di città siciliane minacciate dai Cartaginesi, che ora egli sperava di colpire nel vivo, sbarcò in Sicilia nel 277, ma, dopo iniziali successi, giudicò fallita la sua impresa e rientrò in Italia. Il nuovo scontro coi Romani avvenne a Benevento (275) e fu disastroso per il re. Cadevano tutte le speranze di vincere Roma, dopo che si erano rivelate indubbie la costanza degli alleati romani e la saldezza della confederazione italica. Realisticamente Pirro II abbandonò l'impresa e rientrò in Epiro (275). In un successivo tentativo di conquista della Macedonia, quando sembrava ormai vicina la realizzazione del suo sogno, la costituzione cioè di un potente Stato, fu ucciso mentre combatteva nelle vie di Argo.

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