Prus, Bolesław

pseudonimo dello scrittore polacco Aleksander Głowacki (nei pressi di Hrubieszow 1847-Varsavia 1912). Dopo aver provato vari mestieri e collaborato a riviste satiriche di Varsavia, esordì nel 1874 come autore di racconti dedicati agli umili, vittime delle ingiustizie sociali. L'acume dell'analisi sociale di Prus, arricchita da innovazioni psicologiche, apparve anche nelle sue novelle migliori tra cui spiccano L'onda che ritorna (1880); Antek (1881) e Il panciotto (1882). Passò in seguito ai romanzi in cui espresse la propria delusione di fronte alle prospettive sociali del presunto “progresso” capitalista; documenti di una palese crisi dell'ottimismo positivista nella produzione di Prus sono i romanzi Anielka (1880) e L'avamposto (1882), mentre la sua opera maggiore, Bambola (1887-89), capolavoro della prosa ottocentesca polacca paragonabile alle opere di Dickens e Čechov, è una cronaca della sua epoca, una descrizione critica della società e delle leggi che la governano. Anche Le emancipate (1893), romanzo dedicato al problema dei diritti della donna, delinea la storia della disfatta dell'idealismo di Prus, che nel Faraone (1896), l'ultimo suo grande romanzo, si rivolge al passato egizio in chiave sociologica e politica per analizzare la struttura dell'organismo sociale in generale. Prus lasciò inoltre alcuni volumi di Cronache settimanali che scrisse durante l'intero arco della sua vita, fissando in esse il multiforme quadro sociologico e di costume di Varsavia. Per la felice fusione del sottile umorismo col tono lirico nella sua prosa caratterizzata da un senso balzachiano degli ambienti sociali, Prus viene considerato, accanto a H. Sienkiewicz ed E. Orzeszkowa, uno dei maggiori esponenti della prosa realistica polacca.

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