Generalità

Isola dell'America Centrale, nelle Grandi Antille, bagnata dall'Oceano Atlantico a N e dal Mar delle Antille a S: a W il Mona Passage (o Canal de la Mona) la separa dall'isola di Hispaniola. Ha una superficie di 9044 km², comprendendo le isole minori (Mona, Vieques, Culebra, Desecheo, ecc.) e una popolazione di 3.195.153 (stima 2018). Lingue ufficiali sono lo spagnolo e l'inglese. Politicamente Puerto Rico è una dipendenza degli Stati Uniti (Commonwealth of Puerto Rico; Estado Libre Asociado de Puerto Rico) con capoluogo San Juan. Gli abitanti sono cittadini americani ma non godono del diritto di voto: il potere esecutivo è esercitato dal governatore, quello legislativo dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti. Unità monetaria è il dollaro degli Stati Uniti. L'isola ha forma pressoché quadrangolare, con sviluppo maggiore in direzione E-W, ed è attraversata dalla Cordillera Central, che culmina a 1338 m nel Cerro de Punta. I versanti sono piuttosto ripidi a S, mentre a N sono relativamente più dolci. Tra il rilievo e la costa si estendono delle fasce costiere in genere non molto ampie. Numerosi i corsi d'acqua, dal regime torrentizio. Il clima è di tipo tropicale, molto caldo e umido, specie nel versante settentrionale. Le aree protette costituiscono il 4,5% del territorio. La popolazione è costituita in grande maggioranza da meticci e da neri. L'elevato incremento demografico ha determinato una forte emigrazione, specie verso gli Stati Uniti. Oltre al capoluogo, altre città principali sono Bayamón, Poncee Mayagüez. I programmi varati dal governo hanno compreso una serie di incentivi fiscali per gli investimenti dall'estero, che hanno contribuito fortemente allo sviluppo delle attività manifatturiere e dei servizi e, più generalmente alla prosperità del Paese. Tuttavia, una ulteriore crescita economica è ostacolata dalla carenza e dalla inadeguatezza delle infrastrutture (PNL 68.049 milioni di dollari; PNL pro capite 19.264 dollari, stima 2018). Per quanto riguarda i diversi settori produttivi, l'agricoltura è ormai un'attività marginale, peraltro ostacolata da una grave penuria d'acqua che ha costretto il governo a imporne il razionamento. L'industria ha conosciuto un sensibile sviluppo e nel 2017 contribuiva per il 50,9% al prodotto nazionale lordo, impegnando il 17,1% della forza lavoro; comprende zuccherifici, manifatture di sigari e sigarette, impianti tessili, chimico-farmaceutici, meccanici, petrolchimici, e ancora fabbriche di cemento, carta, vetro, calzature e ceramiche. In continua espansione è il settore turistico e con esso tutto il terziario; nel 2017 hanno visitato il Paese 3.797.000 di persone, di cui circa la metà provenienti dagli Stati Uniti. Nonostante i progressi registrati nell'industria e nel turismo, il maggiore problema dell'isola, così densamente popolata, rimane la disoccupazione, che nel 2017 era stimata all’11,4%. Conservano un rilevante peso per l'economia del Paese le rimesse degli emigrati portoricani e i programmi di aiuti federali da parte degli Stati Uniti. Per quanto riguarda il commercio, il principale partner è quello statunitense. Puerto Rico è stato ripetutamente devastato da uragani con consistenti danni alle infrastrutture produttive e abitative: Hugo (1989-90), Marilyn (1995), George (1998), Omar (2008), Irene (2011), Maria (2017) e Dorian (2019). Fino al 1932 si chiamò ufficialmente Porto Rico; il nome italianizzato dell'isola è Portorico.

Storia

Abitata da Indios Arauchi, scoperta da Cristoforo Colombo durante il suo secondo viaggio transatlantico (1493), l'isola di Borinquen, ribattezzata San Juan Bautista, fu conquistata nel 1508 dallo spagnolo Juan Ponce de León, che ne divenne governatore e nel 1511 vi fondò una città che si chiamò Ciudad de Puerto Rico. Puerto Rico divenne in breve anche il nome dell'isola. In un primo tempo dipese dalla Capitanía General dell'Avana, poi venne inserita nel vicereame della Nuova Spagna (Messico). La situazione coloniale si protrasse, come per Cuba, oltre la disgregazione dell'Impero spagnolo dando tuttavia origine, nel sec. XIX, a tentativi di emancipazione nazionale. “Apostolo” di tali sforzi fu Eugenio María Hostos (1839-1903), amico del cubano José Martí. Egli cercò in ogni modo, soprattutto negli Stati Uniti, di mobilitare correnti d'opinione che chiedessero a gran voce l'indipendenza di Puerto Rico; ma poté conseguire soltanto l'affiancamento della sua causa a quella di Cuba, nel corso della guerra che i Cubani combatterono contro la Spagna durante il decennio 1868-78: infatti a New York si costituì una Giunta rivoluzionaria di Cuba e Puerto Rico. D'altro canto proprio gli Stati Uniti, in espansione secondo la logica della dottrina del “destino manifesto”, guardavano a Cuba e a Puerto Rico come a due territori da sottoporre alla loro influenza. Così la vittoria sulla Spagna del 1898 permise a Washington di favorire l'indipendenza di Cuba sotto il proprio controllo e di assumere, per contro, la diretta amministrazione di Puerto Rico (Trattato di Parigi, 10 dicembre 1898). La legge Foraker del 1900 introdusse un governo civile, dopo l'iniziale occupazione militare, con il governatore nominato dalla Casa Bianca, un Consiglio esecutivo di designazione statunitense e una Camera elettiva incaricata di occuparsi esclusivamente di affari interni. Gli abitanti dell'isola non si dimostrarono soddisfatti di quella sistemazione e rivendicarono altri diritti. Il 2 marzo 1917 fu promulgata la legge organica Jones: essa conferì ai Portoricani la cittadinanza statunitense, senza però il diritto di partecipare alle elezioni nazionali degli Stati Uniti, rese elettive due Camere legislative e concesse il suffragio universale agli isolani di sesso maschile (suffragio esteso alle donne fra il 1932 e il 1936). In seguito al nuovo assetto, si differenziarono due posizioni politiche: da un lato, chi auspicava il perfezionamento dell'annessione attraverso l'ingresso del territorio, come Stato, nell'Unione nordamericana; dall'altro, chi sosteneva l'opzione dell'indipendenza. Portavoce di questa seconda rivendicazione divenne il Partito Indipendentista Portoricano (PIP) guidato da Albizu Campos. Il 5 maggio 1947 la legge Jones venne emendata: Puerto Rico fu autorizzata a eleggere il proprio governatore a partire dal 1948. La riforma più incisiva fu introdotta il 25 luglio 1952 dal presidente Harry Truman (che nel novembre 1950 era stato fatto segno di un attentato da parte di Portoricani): l'isola divenne il Commonwealth, o Stato libero associato, di Puerto Rico, con governatore elettivo, il potere legislativo spettante a un Senato e a una Camera dei rappresentanti (entrambi eletti a suffragio universale), nonché con il diritto di inviare un rappresentante al Congresso di Washington. Questo tipo di vincolo con gli Stati Uniti fu appoggiato in particolare dal Partito Democratico Popolare (PDP), guidato da Luis Muñoz Marín che fu il primo governatore elettivo. Nel 1954 i Portoricani respinsero con referendum una proposta di indipendenza. Gli indipendentisti, però, continuarono la loro lotta. Il 22 novembre 1959 nacque il Movimento per l'Indipendenza di Puerto Rico, di tendenza socialista, che nel proprio programma proclamò di collocarsi ideologicamente “fra i movimenti di liberazione nazionale del mondo proletario”. Poco dopo, con il sostegno del castrismo cubano, sorsero i “commandos armati di liberazione” (CAL), che tentarono, ma senza successo, la via dell'insurrezione. Nel referendum del 1967 l'elettorato, respingendo sia l'ingresso nella Repubblica federale degli Stati Uniti sia l'ipotesi indipendentistica, si espresse per il mantenimento dello status quo. Alle elezioni del 1976 e poi a quelle del 1980 fu eletto governatore Romero Barceló, esponente del Nuovo Partito Progressista (NPP), favorevole all'ingresso di Puerto Rico negli USA quale 51º Stato dell'Unione. La linea politica di Romero Barceló provocò la reazione violenta della fazione indipendentista, che fu accusata di fomentare disordini e attentati. Nel contrasto è emersa ancora una volta la contraddizione di fondo del Paese che per la sua appartenenza di fatto agli Stati Uniti, pur con il livello di vita più alto dell'America Latina, soffre in realtà di un complesso di estraneità che mina la sua società. Negli anni Settanta-Ottanta infatti sono sorte numerose associazioni culturali per la salvaguardia della cultura e delle tradizioni iberiche. Tutto questo è però in contrasto con gli esiti elettorali nei quali gli indipendentisti raccolgono sempre una percentuale minima di voti. Ciò è da attribuirsi al timore della popolazione di veder crollare il proprio tenore di vita, se separata dagli USA. Tali considerazioni, alla base delle grandi vittorie alle elezioni del 1984 e del 1988 di R. Hernández Colón, candidato del PDP, spiegano le risposte negative dell'elettorato ai due referendum promossi (1993, 1998) dal governatore Pedro Rossello, fautore dell'ingresso dell'isola nella Repubblica federale degli Stati Uniti. Nel 2012 si sono svolti due referendum: il primo chiedeva ai cittadini se fossero favorevoli al cambiamento di status dell’isola, e vedeva la vittoria dei Sì con il 54% dei voti; il secondo chiedeva invece ai portoricani se avessero voluto aderire agli Stati Uniti come 51° Stato federale, se avessero voluto rendersi indipendenti oppure se avessero voluto mantenere inalterato lo status, e vedeva la vittoria di coloro che erano favorevoli all’adesione agli Stati Uniti con il 61,1% dei voti. La volontà di aderire agli Stati Uniti è stata confermata da un nuovo referendum che si è svolto nel 2017, in seguito alla quale il governo portoricano nel 2018 ha presentato al Congresso statunitense una richiesta formale di adesione, tutt’ora in attesa di ratifica.

Letteratura

Povera, poco abitata (per la progressiva scomparsa della popolazione indigena), spesso devastata da uragani e pirati, Puerto Rico non ebbe, si può dire, vita culturale fino al sec. XIX. Qualche progresso vi portò il riformismo illuminista nella seconda metà del Settecento (è di quest'epoca la Historia geográfica, civil y natural de Puerto Rico, del domenicano Iñigo Abbad). Nell'Ottocento apparvero la prima tipografia, il primo giornale (Diario económico, 1814), e il primo teatro (1832) e prese avvio il fervore letterario, documentato tra l'altro da due edizioni dell'Aguinaldo puertorriqueño (1843 e 1858; La strenna di Puerto Rico), almanacco di poesie e di prose romantiche. Nel 1849 Manuel Alonso (1823-1890) iniziò il costumbrismo ritraendo in versi e prosa El Jíbaro (Il contadino) col suo linguaggio vernacolare, ripreso poi molte volte nella narrativa e nel teatro realistici. Diversi altri scrittori fiorirono nell'Ottocento. Fra essi, Alejandro Tapia y Rivera (1827-1882), pubblicista, insegnante, autore del poema pseudofilosofico La Sataniada (1878), narratore e drammaturgo romantico (Roberto de Evreux, 1848; La cuarterona, 1867, sui conflitti razziali); i poeti José G. Padilla (1829-1896), Manuel M. Corchado (1840-1884) e José Gautier Benítez (1876-1880), delicato lirico becqueriano; le poetesse Alejandrina Benítez (1810-1879) e Lola Rodríguez de Tió (1843-1924), e, soprattutto, il pensatore, sociologo, pedagogista e saggista Eugenio María Hostos (1839-1903), insigne patriota e promotore di cultura, autore fra l'altro di Moral social (1888), La peregrinación de Bayoán (1863), romanzo allegorico-politico, e Cuentos a mi hijo. L'annessione dell'isola agli Stati Uniti (1898) portò seco, oltre a un innegabile progresso economico, la creazione dell'Università di San Juan (1903), subito divenuta centro culturale di prim'ordine e vivaio di scrittori, pubblicisti, teatranti, ecc., intensi rapporti culturali con gli Stati Uniti e libertà di espressione e di stampa. Si moltiplicarono quindi gli scrittori, i movimenti letterari e le riviste (Revista de las Antillas, 1913; La Torre, dell'Università, 1943; Asomante, 1945; ecc., tutte notevoli). La poesia ha rispecchiato le tendenze latino-americane, dal modernismo alle avanguardie, e ha espresso lirici di rilievo, quali José de Diego (1866-1918), Luis Lloréns Torres (1878-1944), noto anche come saggista e drammaturgo, i fratelli Evaristo (1896-1976) e José Ribera Chevremont (1897), José I. de Diego Padró (1899) e specialmente Luis Palés Matos (1899-1959), autore di Tuntún de pasa y grifería (1937), senza dubbio uno dei più alti esponenti della cosiddetta poesia afro-cubana e uno dei poeti più originali dell'America Latina. La produzione lirica fiorita tra le due guerre si sviluppa in varie direzioni, dall'“integralismo” – sorta di regionalismo (jibarismo) esaltante il valore e la peculiarità della cultura autoctona – di Luis Hernández Aquino (1907-1988), Juan Antonio Corretjer (1908-1985), Francisco Manrique Cabrera (1908-1978); al “trascendentalismo” di Félix Franco Oppenheimer (n. 1912), la cui poesia muove da preoccupazioni d'ordine esistenziale e da stati melanconici e angustiati, peraltro condivisi con il movimento “atalayista” fondato da Graciany Miranda Archilla (1911-1991). Tra i poeti – molti dei quali formavano parte del gruppo che orbitava negli anni Settanta intorno alla rivista Zona de carga y descarga diretta da Olga Nolla (n. 1938) – si segnalano Andrés Castro Ríos (n. 1942), Ivan Silén (n. 1944), Jorge María Ruscalleda Bercedóniz (n. 1944). La narrativa, dopo aver avuto un vigoroso naturalista in Manuel Zeno Gandía (1855-1930), autore di La charca (1894; Lo stagno), El negocio (1922), Redentores (1925) e altri romanzi, ha via via accentuato la tonalità polemica, di denuncia politica e sociale. Importante il contributo offerto da Enrique A. Laguerre (1906-1989), René Marqués (1919-1979), romanziere e drammaturgo di rilievo, César Andreu Iglesias (1915-1976) e Ricardo Cordero (n. 1915). Tra le generazioni successive, particolarmente ricettive nei confronti delle novità strutturali ed espressive sperimentate dal romanzo ispano-americano durante la felice stagione del boom, si distinguono José Luis Gónzales (n. 1926), Luis Rafael Sánchez (n. 1936), Emilio Diaz Valcárcel (n. 1929), e poi ancora Rodrigo Torres (n. 1941), Magalí García Ramis (n. 1946) e altri. Molto coltivato anche il saggio (da Antonio S. Pedreira, 1899-1939, alle più giovani e affermate Iris M. Zavala e Luce López Baralt). Si ricordano inoltre lo scrittore, attore e regista Jacobo Morales (1934-), la saggista e poetessa Giannina Braschi (1954-), lo scrittore e attore Lowrence La Fountain Stokes (1968-) noto per le sue posizioni vicine alla comunità LGBT.

Teatro

Molto attivo a livello popolare sotto forma di danze, musiche e feste folcloristiche e rurali, per cui Puerto Rico andò famosa fin dai tempi coloniali, ha avuto tardi e lenti inizi a livello di teatro “artistico”. Nel sec. XIX si registrarono tentativi di scrittori isolati, dai romantici ai modernisti; e qualche successo ottennero Salvador Brau (1842-1912) e R. Méndez Quiñones, che dal 1878 portò sulle scene, in chiave comica, il jíbaro. Fu merito soprattutto dell'università e di iniziative come quelle del Teatro Rodante e della Farándula universitaria – alle quali si aggiunsero altre come il Club dramático del Casino e il Teatro Popular Areyto (dal nome di una famosa danza popolare) creato e diretto dall'attore-autore-regista Emilio S. Belaval (1905-1972) – se il teatro è entrato, a cominciare dagli anni Quaranta, nella vita culturale di Puerto Rico. Nel teatro contemporaneo si distinguono due autori di notevole rilievo: Francisco Arriví (n. 1915) e René Marqués (1919-1979), ambedue formatisi negli Stati Uniti. Arriví, oltre a una feconda attività di traduttore e regista, ha dato varie farse e commedie (da Club de solteros, 1947, Club di celibi; a Una sombra menos, 1947, Un'ombra in meno; Medusas en la bahía, 1956, ecc.) che, in forma spesso paradossale e “fantoccesca”, pongono inquietanti problemi morali. Marqués, promotore del Teatro Experimental del Ateneo, è autore di El sol y los MacDonald (1950), La carreta (1952), La casa sin reloj (La casa senza orologio), ecc., che mettono a fuoco, con abile efficacia, vari aspetti della peculiare situazione di Puerto Rico.

Folclore

Usi e costumi riflettono l'influenza spagnola che per tre secoli ha pesato sull'isola tenuta come una semplice piazzaforte. Diffuso, specie nell'alta borghesia, il culto della dignidad. Alto nel popolo, a qualsiasi razza appartenente, il senso della virilità, tanto che la nascita di un maschio è motivo di grande fierezza per la famiglia e di grandi feste. Il maschio viene educato presto in esercizi violenti e, purtroppo, anche all'alcol. La ragazza deve conservarsi casta fino alle nozze, che spesso si celebrano senza il consenso dei genitori, i quali si rappacificheranno immancabilmente con la coppia alla nascita del primogenito. Le feste più sentite e più vive sono legate alle ricorrenze religiose. Tra tutte dominano quelle della Settimana Santa. Tra il popolo la superstizione è ancora diffusa. Balsami, amuleti e filtri hanno grande fortuna, sia per malattie sia per mali d'amore. Tra i passatempi preferiti: in città, il paseo, retaggio spagnolo; ovunque, i combattimenti dei galli, i dadi, le lotterie. La fiesta celebra ogni ricorrenza felice: nascita, battesimo, nozze; danze, canti e libagioni abbondanti con cui gli ospiti vogliono far rifulgere il loro prestigio, maggiormente impegnato qui che non nella povertà delle case, spesso di legno, con suppellettili modestissime. La cucina portoricana è frugale, a base di patate dolci, riso, grano, banane, merluzzo secco, fagioli.

Bibliografia

Per la geografia

H. Blume, Die Westindischen Inseln, Braunschweig, 1968; R. A. Crampsey, Puerto Rico, Newton Abbot, 1973; J. L. Dietz, Economic History of Puerto Rico: Institutional Change and Capital Development, Princeton, 1987.

Per la storia

E. F. Méndez, Puerto Rico: La identidad y la cultura, San Juan, 1970; J. A. Silen, La Significación histórica de Lares, in “Claridad”, 20 settembre 1970; A. López, The Puerto Ricans Papers. Notes on the Re-Emergence of a Nation, New York, 1973; R. Carr, Puerto Rico: a Colonial Experiment, New York, 1984; R. J. Bloomfield, Puerto Rico: the Search for a National Policy, Boulder, 1985; P. S. Falk, The Political Status of Puerto Rico, Lexington, 1986.

Per letteratura e teatro

F. Manrique Cabrera, Historia de la literatura puertorriquena, New York, 1956; M. T. Babín, Panorama de la cultura puertorriquena, San Juan, 1958; C. Rosa-Nieves, Historia panorámica de la literatura puertorriquena, San Juan, 1963.

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