Pygoscelis

Indice

Zoologia

Genere di Uccelli Sfenisciformi della famiglia degli Sfeniscidi comprendente tre specie di taglia media, diffuse lungo le coste dell'Antartide e delle isole periantartiche. Il pinguino papua (Pygoscelis papua) è lungo ca. 75 cm, di color grigio scuro superiormente, bianco inferiormente, con testa e collo brunastri e una striscia bianca che collega gli occhi; parte del becco e le zampe sono arancioni. Vive in grosse colonie nella Georgia del Sud, nelle isole Falkland e in altre isolette in prossimità del continente antartico, nidificando a notevole distanza dal mare. Il pinguino di Adelia (Pygoscelis adeliae) è di dimensioni simili al precedente, con dorso, capo e gola neri, senza macchie bianche sul capo, e le restanti parti ventrali bianche. Si riunisce in grandi colonie sulle coste rocciose dell'Antartide e delle isole antartiche, nelle cui acque si alimenta di crostacei (krill) e pesci. Depone due uova dalle quali, dopo poco più di un mese, si schiudono pulcini ricoperti di piumino grigio a riflessi argentei, più scuro sulla testa. Simile è la specie Pygoscelis antarctica.

Etologia

Il pinguino di Adelia nidifica nell'entroterra antartico, in cui numerosi individui, che nella stagione precedente hanno immagazzinato ingenti riserve di grasso, si portano verso la fine dell'inverno, spesso a parecchie decine di chilometri dalla costa. Le coppie si formano ai luoghi di nidificazione dopo un periodo di corteggiamento di 7-20 giorni. Subito dopo la deposizione delle uova, che vengono affidate ai maschi, le femmine abbandonano la colonia e si dirigono verso il mare per un nuovo periodo di nutrizione; i maschi, invece, restano ad accudire le uova, senza alimentarsi, fino al ritorno delle rispettive compagne, 15 o 20 giorni più tardi; solo allora potranno recarsi a loro volta al mare per ripristinare le riserve di grasso, ormai quasi esaurite. È questo un periodo assai critico per la sopravvivenza delle uova; queste vengono tenute dai maschi sui piedi, separate dal contatto con il terreno gelato e scaldate dal calore del ventre, ma dipende dalla resistenza dei singoli maschi al digiuno (cioè dal loro stato iniziale di nutrizione e dal clima dei singoli anni: se l'inverno si protrae e il freddo è più intenso i ghiacci costieri persistono più a lungo, allontanando l'acqua dai luoghi di nidificazione e il consumo energetico dei maschi è maggiore, e viceversa) se essi resisteranno in cova fino all'arrivo delle compagne o abbandoneranno le uova per recarsi al mare, determinando la morte prematura degli embrioni. Le femmine, d'altronde, cadono talvolta preda della foca leopardo, anche se questo è più frequente nel periodo estivo, sicché alcune possono non tornare affatto al nido. Al periodo della schiusa i ghiacci sono generalmente in ritirata e i genitori si alternano fra la guardia ai piccoli e i viaggi al mare, ora molto più brevi, dove oltre a nutrirsi immagazzinano nel gozzo grandi quantità di pesce con cui imbeccare i piccoli. Ancora in questo periodo i pulcini sono soggetti a grande mortalità; infatti i genitori, se molto dimagriti, possono recarsi al mare contemporaneamente, dove indugiano molto a lungo a ricostituire le loro riserve di grasso, incuranti dei figli privi di protezione e di alimento. D'altro canto i genitori necessitano di ingrassare notevolmente prima della muta delle penne, che segue di lì a poco; essa, infatti, viene effettuata senza nutrirsi e quindi rappresenta un periodo in cui i pinguini sono particolarmente esposti al rischio rappresentato dal freddo.

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