Rèpaci, Leònida

scrittore e giornalista italiano (Palmi, Reggio di Calabria, 1898-Roma 1985). Si formò all'Ordine nuovo e collaborò successivamente all'Unità. Fu messo in carcere per attività antifascista; prosciolto, fondò (1929) il premio Viareggio, di cui rimase poi sempre presidente. Nella sua vasta produzione si nota un dualismo di fondo tra una sensualità esasperata (L'ultimo cireneo, 1923; La carne inquieta, 1930; Un riccone torna alla terra, 1954; Il deserto del sesso, 1957; Il pazzo del casamento, 1959; Amore senza paura, 1963) e un populismo prorompente e sanguigno, che si manifesta con ampiezza di respiro nella Storia dei fratelli Rupe, un vasto ciclo di romanzi (ordinati in quattro omnibus, ciascuno di tre libri: Principio di secolo, 1900-14; Tra guerra e rivoluzione, 1915-18; Sotto la dittatura, 1919-38; La terra può finire, 1938-68), dove è narrata la storia di una famiglia calabrese sullo sfondo della storia nazionale ed europea del Novecento. Con Il caso Amari (1967) Repaci scrisse il suo testamento di intellettuale e, nel volume La parola attiva (1975), raccolse tutte le poesie, a partire dal 1917.

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