Rivera, José Eustasio

romanziere e poeta colombiano (Neila de Huila 1889-New York 1928). Avvocato, ebbe dal suo Paese importanti incarichi ufficiali che lo condussero a diversi viaggi anche all'estero (Cuba, Messico, USA). Come ispettore dei giacimenti petroliferi e come membro di una commissione per la delimitazione dei confini geografici con gli Stati vicini, Rivera conobbe direttamente la regione amazzonica percorrendo le terre bagnate dall'Orinoco, dal Río Negro e dal Casiquiare e vivendo tra gli Indios. Durante la convalescenza da una grave malattia contratta in quei luoghi scrisse il romanzo epico-lirico La vorágine (1924), che è tra i più affascinanti e famosi della letteratura latino-americana. La vorágine è la rappresentazione allucinata della selva amazzonica, immenso inferno verde che gronda di umori malsani e sprigiona ossessione e distruzione. La vita degli Indios e l'inumana fatica degli sfruttati caucheros (raccoglitori di caucciù) sono descritte con profonda emozione lirica, ma anche con vigoroso realismo. Su oppressi e oppressori, che ugualmente soffrono l'insostenibile angoscia della solitudine dello spirito e della degradazione, incombe lo stesso destino di terrore e di morte. Rivera cantò la natura e gli animali della sua terra, specie dei llanos, anche in una raccolta di sonetti di stile e di gusto parnassiani, Tierra de promisión (1921; Terra di promessa), con scultorea plasticità e con apparente distacco.

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