Romana, Repùbblica- (1849)

governo temporale proclamato a Roma il 9 febbraio 1849 dall'Assemblea Costituente convocata su pressione degli elementi più radicali della Commissione provvisoria di governo. Subito dopo l'uccisione di Pellegrino Rossi (15 novembre 1848), quest'ultima, presieduta da monsignor Carlo Emanuele Muzzarelli, aveva inizialmente tenuto una condotta esitante, sotto l'influenza di Gioberti che voleva salvare il potere temporale del papa e convincere lo stesso Pio IX (fuggito a Gaeta la notte del 24 novembre) a tornare a Roma e a tenere una politica più liberale. All'intransigenza del papa, che il 1º gennaio lanciò la scomunica contro tutti i patrioti e i loro sostenitori, la Commissione provvisoria di governo rispose indicendo per il 21 gennaio le elezioni per l'Assemblea Costituente: vi parteciparono 250.000 elettori e vi riportarono un notevole successo, anche se non la maggioranza, i democratici. L'8 febbraio l'Assemblea così eletta approvò il progetto di riforma dello Stato proposto da Q. Filopanti che dichiarava decaduto il potere temporale del papa e proponeva la costituzione della Repubblica Romana: questa fu solennemente proclamata in Campidoglio il 9 febbraio. L'Assemblea elesse anche un Comitato esecutivo (composto da C. Armellini, M. Montecchi e A. Saliceti) che a sua volta nominò sette ministri. Dopo che Pio IX ebbe invocato il 18 febbraio l'intervento in sua difesa di Austria, Francia, Spagna e Regno delle Due Sicilie, il Comitato cercò vanamente di stabilire alleanze operative con gli altri Stati italiani; maggior decisione mostrò nell'opera di riforma dello Stato proclamando la nazionalizzazione dei beni ecclesiastici, l'abolizione dei tribunali eccezionali e della censura, la moralizzazione amministrativa e un abbozzo di riforma agraria. Il 29 marzo giunse a Roma la notizia della sconfitta di Novara: l'Assemblea decise allora l'elezione di un triumvirato con poteri illimitati (Mazzini, Armellini e Saffi) che raccogliesse tutte le forze superstiti della guerra d'indipendenza. Intanto in Francia era stato eletto presidente Luigi Bonaparte, il quale, per garantirsi l'appoggio del clero e quindi dei contadini e per contrastare l'influenza austriaca in Italia, aveva deciso di presentarsi quale artefice della restaurazione dello Stato pontificio. Il 24 aprile i Francesi occuparono Civitavecchia senza incontrare resistenza. L'Assemblea della Repubblica Romana decise allora di “respingere la forza con la forza”. Il 30 aprile una parte (ca. 6000 uomini) del corpo di spedizione francese sbarcato a Civitavecchia (24 aprile 1849) al comando del generale Oudinot investì la città tra porta Cavalleggeri e porta S. Pancrazio (30 aprile) dove incontrò una forte e inaspettata resistenza da parte dei 10.000 uomini che ne formavano la guarnigione. Dopo sei ore di combattimenti con i difensori delle mura comandati da L. Masi e con le colonne di Garibaldi e di Galletti che li attaccavano sui fianchi, gli assalitori furono costretti a ritirarsi in modo disordinato verso Civitavecchia. Il generale Oudinot chiese allora, e ottenne, una tregua di cui approfittò per approntare nuove forze mentre si allacciavano trattative tra il governo francese e quello romano attraverso F. de Lesseps e Mazzini. Sconfessata però da Parigi la convenzione sottoscritta da Lesseps, Oudinot riprese improvvisamente le operazioni con ca. 35.000 uomini e 75 cannoni, mentre l'esercito della Repubblica, al comando di Roselli e rafforzato dalle forze confluite dalle province ammontava ora a ca. 19.000 uomini con 100 vecchi cannoni quasi tutti di piccolo calibro e con scarse munizioni. L'attacco, iniziato alle tre di mattina del 3 giugno, si diresse essenzialmente nel settore del Gianicolo che era affidato a Garibaldi. Cadute subito Villa Pamphili e Villa Corsini (in questo primo combattimento morì E. Dandolo e fu gravemente ferito G. Mameli), nonostante la disperata resistenza dei Romani, i Francesi riuscirono a penetrare oltre la cinta di Urbano VIII nella notte tra il 21 e il 22. I difensori si ritirarono perciò su di una seconda linea formata dalle mura aureliane mentre reggeva ancora la posizione avanzata del Vascello presidiata dalla divisione Medici. Dopo l'attacco generale francese del 30 giugno, che travolse anche questa seconda linea (nella difesa di Villa Spada morì L. Manara), la situazione si fece insostenibile. L'Assemblea della Repubblica giudicò impossibile continuare la difesa; gli uomini del triumvirato si dimisero e furono sostituiti da A. Calandrelli, L. Mariani e A. Saliceti. Il 2 luglio Garibaldi invitò quanti volessero continuare la lotta a seguirlo e uscì da Roma con circa quattromila uomini e ottocento cavalli. Il 3 luglio a mezzogiorno in Campidoglio fu solennemente proclamata la Costituzione della Repubblica Romana quale ultimo atto di quella che fu la più avanzata in senso democratico delle esperienze italiane del 1848. Poche ore dopo i Francesi occuparono la città.

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